LAMEZIA TERME «Forza Italia non esiste, il partito in questo momento è uno sfacelo». Giuseppe Mangialavori non siede più in consiglio regionale. Il passaggio che si è consumato davanti al Tar – che ha fatto spazio a Wanda Ferro su indicazione della Corte costituzionale – ha riaperto vecchie ferite e riportato alla memoria comportamenti per lo meno paradossali da parte dei berlusconiani calabresi. Mangialavori, che di Fi è il coordinatore provinciale a Vibo Valentia, non ha parole tenere né per i vertici del partito né per alcuni ex colleghi di Palazzo Campanella. L’intervista integrale andrà in onda questa sera alle 21 ad “Hashtag”, su Rtc (canale 17 del digitale terrestre). Ne anticipiamo qualche passaggio significativo.
Il primo è riservato a Ennio Morrone: perso il “ballottaggio” davanti alla giustizia amministrativa, Mangialavori non risparmia qualche stoccata al politico cosentino. Uno che, secondo lui, avrebbe deciso di lasciare il centrodestra addirittura prima del primo consiglio regionale. «Mi riferisco – spiega al direttore del Corriere della Calabria Paolo Pollichieni – a quel famoso certificato medico con il quale Morrone chiedeva un rinvio della prima seduta. Era un rinvio finalizzato a un favore da fare a Oliverio, visto che il centrosinistra non aveva ancora raggiunto un accordo sulla presidenza del Consiglio. Da quel momento in poi, il partito ha dimostrato la propria debolezza: andavano presi dei provvedimenti; il non farlo ha generato in ogni consigliere regionale l’idea di poter fare quello che voleva senza subire sanzioni».
Il “paradosso Morrone” non finisce qui: «Ricordiamoci – dice Mangialavori nel programma a cura dei colleghi di “Newsandcom” – che il consigliere Morrone siede ancora nei banchi di Forza Italia. Per quanto mi riguarda è un obbrobrio politico. Il partito glielo sta permettendo, probabilmente doveva essere più duro». La situazione di Fi in consiglio regionale è anomala: «Ricordiamoci che Tallini e Orsomarso, primi eletti tra i forzisti nel 2014, sono stati costretti a stare nel gruppo misto perché tre consiglieri non ne hanno permesso l’iscrizione nel “loro” gruppo».
Insomma, un disastro. Condito da un’altra scomoda sensazione: «Le battaglie che si fanno restano isolate, spesso non hanno avuto l’appoggio che il partito doveva dare. Mi sento a volte di essere stato lasciato solo».
All’interno di Forza Italia, dice ancora Mangialavori, «è necessario un momento di chiarezza, purtroppo la crisi che vivono i partiti è sotto gli occhi di tutti e questo genera un’inesistenza del partito». Lo dimostra anche la mancata presentazione di lista e candidato alle provinciali di Cosenza: «È stata una doppia sconfitta: non siamo riusciti a formare una semplicissima lista, e si è data la possibilità a un altro consigliere regionale, nonché coordinatore provinciale di Forza Italia (parla di Giuseppe Graziano, ndr), di presentare una lista in appoggio a Iacucci, candidato del Pd. Sono cose che non penso si siano mai viste da nessun’altra parte».
È un problema di identità, e Forza Italia deve ritrovare la propria, «che si è smarrita sia a livello nazionale che a livello regionale. C’è bisogno di un sussulto, altrimenti il partito è condannato all’inesistenza». Sul piano calabrese, si ripartirà dall’ingresso di Wanda Ferro – alla quale Mangialavori augura buon lavoro – in Consiglio. E, forse, anche da una commissione d’inchiesta che chiarisca come e perché sia nata, nella scorsa legislatura, una legge elettore pensata per escludere il leader dell’opposizione. Sempre Mangialavori: «Spero che si chiariscano le responsabilità politiche e non politiche». Il caso Ferro – quello di una norma modificata da una “manina” dopo l’approvazione in Aulta – potrebbe non essere isolato: «C’è un’espressione significativa dopo l’ok dei consiglieri. È quella che aggiunge le parole “si rimanda al coordinamento formale”. Dopo quel passaggio noi non sappiamo più niente. Anch’io penso di aver approvato leggi che poi, molto probabilmente, sono state modificate». (ppp)
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