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Pd, Magorno: «La scissione è da irresponsabili»

ROMA Questa mattina, sulle pagine dell’Unità, il segretario regionale del Pd Ernesto Magorno parla del futuro del partito (anche) alla luce degli scossoni degli ultimi giorni e della minaccia di sc…

Pubblicato il: 01/02/2017 – 9:59
Pd, Magorno: «La scissione è da irresponsabili»

ROMA Questa mattina, sulle pagine dell’Unità, il segretario regionale del Pd Ernesto Magorno parla del futuro del partito (anche) alla luce degli scossoni degli ultimi giorni e della minaccia di scissione. L’intervista nasce da una lettera firmata da 19 segretari regionali. Lettera che invita tutti, specialmente la minoranza dem, a fermarsi un attimo prima che partano le carte bollate, la scissione, l’implosione del Pd. Magorno avverte: «La storia della sinistra italiana è costellata di divisioni e scissioni. Mentre noi ci dividevamo altri arrivavano al potere e spesso hanno scritto pagine brutte». Per il parlamentare (uno dei più renziani tra i renziani) «è irresponsabile chiunque invochi la scissione. Credo che in questo momento, difficile per il Paese, il Pd dovrebbe discutere dei progetti da mettere in campo per dare respiro all’Italia e soprattutto al Mezzogiorno». La minoranza chiede un congresso prima delle urne dicendo che proprio di programmi e leadership bisogna parlare prima del voto. «La minoranza – spiega Magorno all’Unità – chiedeva esattamente il contrario il giorno dopo il risultato del referendum. Matteo Renzi, facendo un gesto che non ha precedenti nella storia di questo Paese, si è dimesso assumendosi le responsabilità del risultato che certamente non erano tutte sue. Che erano in parte anche di chi ha brindato per la vittoria del No. Il segretario ha convocato un’assemblea e l’assemblea ha votato la linea indicata da Renzi: andare al voto e effettuare il congresso a scadenza naturale. Non si capisce qual è la democrazia invocata dalla minoranza. La democrazia ci insegna che bisogna rispettare le regole che una comunità si è data e le decisioni prese dagli organismi del partito. In questo caso l’Assemblea è la massima espressione degli organismi del Pd».
Una stoccata anche per D’Alema, che ha evocato il fantasma della scissione: «Se le scissioni si celebrano sulle aspettative mancate non credo che il popolo democratico le seguirà. Sarà una scissione di vertici ma non di popolo. Nei territori si chiede al Pd unità. E i vari dirigenti dovrebbero tenere bene a mente chi sono i nostri avversari: non vanno cercati in casa nostra. Stanno fuori, a cominciare dal M5s. Sono i movimenti che stanno crescendo in Europa, gli stessi che soffiano sui populismi, la paura, l’intolleranza, l’antieuropeismo. Dobbiamo essere noi, il più grande partito del Pse a combattere una cultura che sta prendendo piede in Europa e in America, che non è la nostra, non ci appartiene».
Magorno è convinto che si debba ripartire dal 40% del referendum e spiega perché ha partecipato all’iniziativa assieme agli altri segretari regionali: «Per quanto mi riguarda è l’ulteriore conferma della fiducia nel segretario del Pd. Ritengo che Renzi sia l’unica guida possibile per un governo di centrosinistra. Rappresenta l’unica possibilità reale che ha non solo il partito ma il Paese».
Altro tema caldo: la data delle elezioni. Si deve andare al voto a giugno? «Assolutamente Sì». Di più: «Sono assolutamente certo che è possibile raggiungere il traguardo del 40%. Se all’interno del Pd ognuno di noi pensa al futuro del Paese piuttosto che al proprio futuro possiamo farcela. Spetta a noi costruire un pezzo di nuova storia in grado di segnare il cambio di passo necessario per far ripartire l’Italia. Se vogliamo vincere dobbiamo smetterla di litigare al nostro interno e iniziare a discutere dei temi che sono all’ordine del giorno delle persone: lavoro, welfare, sviluppo. Dico questo pensando soprattutto al Mezzogiorno». Ma proprio dal Mezzogiorno parte l’attacco più duro. Emiliano è pronto a raccogliere le firme per anticipare il congresso, mentre D’Alema lancia cannonate e dice che con Renzi si perde. «Il Mezzogiorno d’Italia – dice ancora il segretario regionale – ha bisogno di buon governo, non di una nuova Lega del Sud. Chi oggi urla è responsabile delle condizioni del Mezzogiorno, dimentica di avere avuto incarichi importanti, anche di governo e forse ha dimenticato, quando avrebbe potuto agire, proprio i problemi più gravi di questa parte di territorio. Il Mezzogiorno non è un problema per il Paese, è il pezzo più debole del Paese e non è consentito a nessuno di usarlo per aspirazioni personali che poco hanno a che fare con l’interesse delle persone che qui vivono e devono affrontare la quotidianità».

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