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CALABRIA CORROTTA | I comportamenti dei manager (e le pressioni della politica)

Un grazie alla «nuova» Magistratura che contribuisce a far nascere fiducia nei cittadini nei confronti dello Stato e speranze nei giovani, che stanno cominciando (finalmente) a supporre di poter tr…

Pubblicato il: 02/02/2017 – 13:53
CALABRIA CORROTTA | I comportamenti dei manager (e le pressioni della politica)

Un grazie alla «nuova» Magistratura che contribuisce a far nascere fiducia nei cittadini nei confronti dello Stato e speranze nei giovani, che stanno cominciando (finalmente) a supporre di poter trovare qui ciò che sono costretti a trovare altrove. Ovunque, purché si lavori.
È un fatto quantomeno curioso che invece di essere la politica a esercitare questo ruolo sia la Magistratura, che assume al riguardo questo ruolo surrogatorio.
La convinzione è che la sua efficienza perdurerà sino a ripulire definitivamente il giardino (rectius, la Calabria) lasciato in pasto alle ortiche.
A fronte di tutto questo, è doveroso tuttavia sottolineare che sarà l’altra Magistratura, quella giudicante, a decidere le sorti di quanto compiuto da quella inquirente. Stando bene attenti a non reiterare quei casi ove, a mio modo di vedere, si è dato «credito» accusatorio a qualche «protestato» di troppo. Il riferimento va al mio amico Sandro Principe, mio avversario politico di una volta, che sarà però in grado di dimostrare, ne sono certo, la sua estraneità ai fatti contestatigli.
Su tutto, grazie alla Dda di Catanzaro che, rinnovata nei suoi ranghi, ha aperto un pagina, una delle più brutte, del dramma che riassume e traduce la Calabria nel resto del Paese. L’indagine ha fatto emergere, pare, un reato altamente infamante. Ha scoperto, tra l’altro, una nefandezza: l’utilizzazione privata da parte di taluni del cosiddetto «credito sociale». Quel danaro destinato a risollevare i calabresi, quelli che sono stati messi nell’impossibilità, dalle politiche infelici, statali e regionali, di potere sbarcare il lunario. Di morire di fame. Insomma, qualcuno ha fatto di peggio che sparare sulla Croce Rossa!
Dopo il grazie, che credo sia la sintesi interpretativa di ciò che i calabresi pensano in questo momento, qualche considerazione.
Leggendo la notizia, mi corre nelle vene una qualche preoccupazione. È da un po’ di tempo che si rinvengono nelle indagini colpevoli fino a ieri inimmaginabili, a tal punto da rileggere tre volte i nomi per essere sicuri di aver ben capito di chi si trattasse. Spesso a cadere nella «rete» ci sono persone perbene. Onorate nei loro storici comportamenti, divenute vittime di quel sistema che induce ad accondiscendere ai desiderata della peggiore politica pur di sopravvivere nel loro status. Un costo alto da pagare per sé e le proprie famiglie.
Una disgrazia che, per mera coincidenza, capita però sempre ai più deboli, ai più usati. Più raramente, ai «cecchini» funzionali a colpire «il bersaglio» per conto dei loro mentori. Nei loro confronti la «nuova» Magistratura accenderà presto i suoi riflettori!
Una siffatta sottolineatura dovrebbe sollecitare una attenta riflessione sul modo di essere soprattutto pubblica amministrazione in Calabria e sul modo di farne parte, sia nella qualità di dirigente pubblico che di decisore politico.
Dirigenti pubblici. La pretesa deve essere la loro carta di identità. Avranno pertanto il dovere di pretendere di esercitare autonomamente il loro ufficio. Di adottare gli atti, senza intercessioni di sorta, ivi compresi quelli che impegnano l’amministrazione verso l’esterno. Di esercitare, senza condizionamenti, la «gestione finanziaria, tecnica e amministrativa mediante autonomi poteri di spesa» e di organizzazione delle risorse umane, strumentali e di controllo. Il tutto, ricorrendo a chi di dovere nel caso di lesione dei loro diritti, eventualmente compromessi da ogni genere di vessata riorganizzazione. Guai a permettere agli altri di manipolare le loro anime lato sensu. Fosse anche il diavolo travestito da fatina.
Decisore politico. L’interesse pubblico deve rappresentare il suo passaporto. Egli deve vivere lontano dal sopruso, limitandosi a svolgere funzioni di indirizzo politico-amministrativo e, se regionale, legislativo. Non solo. Definendo gli obiettivi/programmi e verificando, obiettivamente, la rispondenza dei risultati conseguiti. Tutto il resto, sarebbe una illecita ammuina, della quali sono stati in pochi a rispondere sino ad oggi.
Un suggerimento finale. Entrambi devono stare attenti a non divenire vittima dei tentativi di corruzione, sempre latenti e spesso camuffati da «piaceri», semplici ma di ogni sorta.

*docente Unical

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