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Il nuovo corso di laurea e gli errori di Crisci

Questa nota è apparsa su Radio Arca, un collettivo di riflessione e scrittura su temi prevalentemente (dunque non solo) legati all’Università della Calabria di cui fanno parte professori, ricercato…

Pubblicato il: 02/02/2017 – 18:20
Il nuovo corso di laurea e gli errori di Crisci

Questa nota è apparsa su Radio Arca, un collettivo di riflessione e scrittura su temi prevalentemente (dunque non solo) legati all’Università della Calabria di cui fanno parte professori, ricercatori, studenti e membri del PTA dell’Università della Calabria.

Al Rettore Magnifico dell’Università della Calabria

Non trova il rettore medesimo, che del senato presiede le adunanze, corretto rendere note ai membri del senato medesimo le determinazioni del Coruc in merito alle attivazioni/istituzioni di nuovi corsi di studio nel sistema universitario calabrese (considerato che il senato ha istruito e approvato l’istituzione di 4 nuovi corsi per l’anno accademico prossimo venturo)? Non trova corretto informare la comunità universitaria attraverso l’organo che la rappresenta, o direttamente, della configurazione dell’offerta formativa del sistema universitario calabrese per il prossimo anno accademico?
Risulta noto che nella seduta di ieri il Coruc ha richiesto di attivare un nuovo corso di laurea magistrale a ciclo unico in Scienze della formazione primaria (corso già presente nel nostro ateneo) con il voto favorevole del rettore Crisci, che mai si è consultato con il senato o altri organismi su una scelta del genere.
Aggiungo che il suddetto corso di laurea magistrale risulta proposto da una delibera del consiglio del dipartimento di Giurisprudenza ed Economia dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria: nulla ha avuto il nostro rettore da ridire sul fatto che nessun docente/ricercatore dell’area 10 e un solo docente dell’area 11 risultano incardinati in quell’ateneo? Chi sosterrà gli insegnamenti fondamentali di quel corso di studio, in stragrande maggioranza provenienti da quelle aree completamente assenti? Come si può pensare di attivare un corso di studio in un ateneo che risulta privo di quasi tutti gli insegnamenti di base e caratterizzanti (in quell’ateneo mancano storici, pedagogisti, letterati, linguisti)? Come si può votare a favore di una proposta del genere – anche prescindendo dall’obbligo morale a salvaguardare l’interesse del proprio ateneo – senza curarsi in alcun modo della qualità e della serietà dell’offerta formativa? Come si può predicare il miglioramento della didattica del proprio ateneo lasciando che la Regione Calabria offra a degli studenti un corso di studi allocato in una università priva dei settori scientifico-disciplinari che dovrebbero governarlo?
È consapevole il rettore che il mantenimento di equilibri politici non può fare premio sulla tutela del patrimonio culturale e formativo dell’ateneo?
È consapevole il rettore del rischio di duplicazione di tutti i corsi di studio che questo precedente determina? È consapevole il rettore della progressiva perdita di centralità e autorevolezza del nostro ateneo nel panorama della politica regionale dell’alta formazione che questa decisione testimonia?
Riservandomi di tornare in seguito sulla questione, lascio a ciascuno di noi la valutazione dei gravi rischi che corre l’integrità stessa del nostro ateneo, integrità che coloro che ne sono alla guida non sono evidentemente in grado di tutelare.

*Docente Unical

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