REGGIO CALABRIA Il dado è tratto. A circa un mese dalla chiusura indagini dell’inchiesta Gotha, il maxiprocedimento che riunisce le inchieste che nella scorsa estate hanno annodato i fili della ragnatela che il vertice della ‘ndrangheta ha tessuto in città, la Dda è pronta per chiedere il rinvio a giudizio.
In ordine sparso, alcuni degli indagati hanno chiesto di essere nuovamente sentiti dai magistrati per fornire – o quanto meno tentare di farlo – chiarimenti e delucidazioni. Di fronte ai magistrati, si sono presentati e hanno parlato per ore alcuni dei principali indagati nel maxi procedimento come l’ex sottosegretario regionale Alberto Sarra, che già nell’agosto scorso aveva più volte chiesto di essere sentito, l’avvocato Antonio Marra, considerato braccio destro di Paolo Romeo, Dimitri De Stefano, figlio più giovane di Don Paolino, considerato dai magistrati del tutto intraneo al clan, sebbene con diverso ruolo rispetto ai fratelli, il capocrimine Giuseppe e Carmine.
Insieme a loro hanno chiesto di essere sentiti anche l’ex consigliere provinciale Demetrio Cara e Domenico Pietropaolo, presidente di “Cittadinanza Attiva”, enorme contenitore di numerosissime associazioni dedite alle attività più disparate. Entrambi, ma con peso e ruolo diverso, sono stati strumento utilizzato da Paolo Romeo per imporre il suo modello di città metropolitana. Accusato di violazione della Legge Anselmi aggravata dalle modalità mafiose, l’ex finanziere convertitosi in amministratore provinciale di centrodestra, Cara è accusato non solo di essere stato gli occhi e le orecchie di Romeo in Provincia, ma anche di essersi reso disponibile a presentare come proprio missive ed atti ufficiali predisposti dal Romeo.
Per gli inquirenti, Cittadinanza Attiva sarebbe stata invece la faccia pubblica «di un vero e proprio sistema di potere solidamente organizzato che, occultato dalle attività ricreative, culturali e sportive di tali associazioni, sotto la guida dell’avvocato Romeo, è perfettamente in grado di esercitare la propria influenza decisoria sulle determinazioni delle pubbliche amministrazioni e sulle locali dinamiche economico-imprenditoriali». Per questo il presidente Pietropaolo è stato iscritto sul registro degli indagati per violazione della legge Anselmi aggravata dalle modalità mafiose, sebbene secondo alcune fonti avrebbe sostenuto di essere totalmente all’oscuro dei reali progetti criminali di Romeo.
Infine, si sono presentati di fronte ai magistrati per tentare di chiarire la propria posizione anche gli imprenditori Miceli e Giuseppe Benedetto, che alla Dda – rivelano fonti vicine alle indagini – hanno fornito elementi importanti per chiarire non solo il quadro accusatorio, ma anche il modus operandi di Romeo. Per i magistrati della Dda, l’ex deputato del Psdi insieme a Giorgio De Stefano, è stato per decenni la vera eminenza grigia della politica, dell’economia e della società reggina. Anche grazie alla consolidata abitudine di individuare la persona giusta – da costruire, manovrare o utilizzare – al momento giusto. Un metodo che gli ha permesso di governare per decenni la città di Reggio Calabria. E non solo.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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