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MATTARELLA ALL'UNICAL | Il presidente ricorda Andreatta – FOTO

RENDE L’omaggio a Beniamino Andreatta, il fondatore dell’ateneo di Arcavacata, e un’esortazione a investire nella cultura, prendendo spunto dalla lectio magistralis del professore Nicola Leone…

Pubblicato il: 06/02/2017 – 11:39
MATTARELLA ALL'UNICAL | Il presidente ricorda Andreatta – FOTO

RENDE L’omaggio a Beniamino Andreatta, il fondatore dell’ateneo di Arcavacata, e un’esortazione a investire nella cultura, prendendo spunto dalla lectio magistralis del professore Nicola Leone sull’intelligenza artificiale. Negli otto minuti che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella dedica all’intervento di chiusura della cerimonia dell’anno accademico dell’Università della Calabria, è racchiuso un duplice messaggio. E imperativo: investire nel sapere e nella legalità per provare a uscire dalle secche di una crisi economica che nel Mezzogiorno, forse più di altri luoghi, ha lasciato ferite ancora aperte. Il capo dello Stato non fa fatica a riconoscere che «qui non tutto funziona alla perfezione», ma invita il rettore e tutta la comunità accademica a uno sforzo ulteriore, «mantenendo sempre alta l’attenzione sul fronte dei risultati conseguiti». E qui il pensiero ritorna ancora ad Andreatta, come Mattarella esponente di quella sinistra Dc cresciuta all’ombra di Aldo Moro, ma soprattutto figura «con una propensione eclettica, complessiva, di approccio nei confronti della cultura. La sua intuizione e il suo impegno per questa università sono rappresentativi di questa apertura mentale di cui vi è bisogno: un uomo del Nord, che ha svolto la sua attività accademica prevalentemente a Bologna, ma si è impegnato attivamente e in concreto per far sorgere questo ateneo».

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(La platea per l’inaugurazione dell’anno accademico all’Unical – foto di Alessandro Tarantino)

C’è spazio per poco altro nella visita lampo – la seconda in Calabria dalla sua elezione al Quirinale – del presidente della Repubblica. Fuori dall’aula magna, tenuti a debita distanza da un imponente cordone di sicurezza, uno sparuto gruppo di contestatori prova a farsi sentire. Uno di loro, in boxer, sfidando vento e pioggia, si è presentato con una scritta tatuata sul torace: «Io non pago il pizzo allo Stato». Altri studenti, del collettivo “Azadi”, marcano la loro presenza con uno striscione emblematico: «Non c’è nulla inaugurare».
Il malcontento serpeggia, insomma. E prende corpo nell’intervento (uno dei più apprezzati dalla platea) di Domenico Tulino, presidente del Consiglio degli studenti Unical: «È doveroso denunciare per l’ennesima volta l’incapacità e l’inadeguatezza della governance di questo ateneo nel gestire il diritto allo studio». Il rettore Gino Crisci ascolta e incassa. Tocca al Magnifico ribaltare la prospettiva: «Molto si è investito nella internazionalizzazione del nostro ateneo e abbiamo assistito a un aumento del numero di iscritti stranieri che conferma il trend costantemente positivo degli ultimi anni». Snocciola dati e cifre, Crisci, confortato dal ranking La Repubblica-Censis che colloca il campus al terzo posto fra le grandi università. Poi l’affondo nei confronti della classe politica, qui rappresentata dai ministri Fedeli e Minniti: «Le politiche di indirizzo hanno incanalato l’Italia verso un disinvestimento nell’alta formazione e la ricerca, i cui effetti più macroscopici sono evidenziati dalla drastica riduzione del numero di professori e dal taglio del fondo di finanziamento ordinario». Nel lungo rosario delle rivendicazioni ci sono ci sono anche quelle avanzate da Paola Dodaro, rappresentante in Senato accademico del personale tecnico-amministrativo. «Mettete mano al rinnovo dei contratti», è l’appello accorato alla ministra dell’Istruzione.
Non ci sono solo nubi, però, nonostante la giornata invernale, nel cielo sopra Arcavacata. Il raggio della speranza è rappresentato da Bashar Swaid, siriano di Aleppo e dottorando in Ingegneria ambientale qui all’Unical. Tra i cubi di Arcavacata lavora da oltre tre anni, qui hanno trovato ospitalità sua moglie e i suoi bambini: «Ora io guardo alla possibilità di tornare in Siria, per contribuire alla ricostruzione di ciò che è stato distrutto dalla guerra». Mattarella gli rende omaggio: «Aleppo rappresenta uno dei luoghi più alti della storia della civiltà umana». È a lui che il capo dello Stato riserva la stretta di mano più vigorosa di questa giornata. 

Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it