COSENZA «Il Centro trasfusionale dell’Azienda ospedaliera di Cosenza nel 2013 presentava circa sessanta criticità». Lo hanno ribadito ai giudici di Cosenza alcuni ispettori ministeriali sentiti come testimoni nel processo sul sangue infetto scaturito da Cesare Ruffolo, un pensionato di Rende, deceduto a seguito di una trasfusione effettuata nell’ospedale “Annunziata”. Secondo l’accusa, Ruffolo aveva effettuato una trasfusione con una sacca che poi si è scoperto essere contaminata dal batterio letale serratia marcescens. Sul banco degli imputati che hanno scelto il rito ordinario – già giudicati, invece, quelli che avevano optato per l’abbreviato – ci sono l’ex direttore dell’Unità di immunoematologia dell’Annunziata, Marcello Bossio; il dirigente medico in servizio all’ospedale di San Giovanni in Fiore, Luigi Rizzuto, e Osvaldo Perfetti direttore medico del presidio unico dell'”Annunziata”. Questi ultimi devono rispondere anche delle lesioni causate a Francesco Salvo. Il 37enne, nel giugno del 2013, subì uno shock settico a seguito di una trasfusione di sangue contaminato. Martedì mattina sono stati ascoltati tre ispettori inviati dall’allora ministro Lorenzin. Si tratta delle dottoresse Simonetta Pupella, Liliana Rizzo e Adalgisa Brescia che vennero a Cosenza in un pool guidato dal direttore del Centro nazionale sangue Grazzini. Gli ispettori all’epoca fecero delle relazioni di servizio a seguito delle loro visite ispettive che si verificarono prima, durante e dopo i due episodi “incriminati” di sangue infetto. Nel corso delle ispezioni, nel 2013, gli ispettori hanno rivelato oltre sessanta criticità nel Centro trasfusionale cosentino. Quando tornarono dopo quella prima ispezione hanno evidenziato otto criticità risolte, 27 in corso di risoluzione e 30 ancora da risolvere. Poi vennero altre volte nel 2015-2016 – quindi dopo il decesso Ruffolo – e constatarono che era tutto rientrato nella normalità. Gli ispettori ministeriali compirono quelle ispezioni in sede di Audit regionale e hanno sempre fatto presente la situazione. In particolare – hanno ribadito ai difensori Nicola Carratelli, Franz Caruso ed Emilio Perfetti – era evidente la problematica gestione informatica dell’arrivo del sangue.
Nel collegio difensivo ci sono, tra gli altri, gli avvocati Massimiliano Coppa, Paolo Coppa, Luigi Forciniti, Marianna De Lia, Chiara Penna, Francesco Chiaia, Nicola Carratelli, Franz Caruso, Emilio Perfetti e Gianluca Bilotta. Il processo è stato aggiornato al prossimo 7 marzo quando sarà ascoltato il personale del Nas.
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it
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