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Precari Asp, ecco perché è stato scarcerato il sindacalista Mazza

COSENZA Non c’era il pericolo di reiterazione del reato per Francesco Mazza, il sindacalista finito nell’inchiesta della Procura di Cosenza sul presunto scandalo dei precari Asp. Così il Tribunale …

Pubblicato il: 07/02/2017 – 20:31
Precari Asp, ecco perché è stato scarcerato il sindacalista Mazza

COSENZA Non c’era il pericolo di reiterazione del reato per Francesco Mazza, il sindacalista finito nell’inchiesta della Procura di Cosenza sul presunto scandalo dei precari Asp. Così il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha spiegato la revoca degli arresti domiciliari per Mazza. Le motivazioni sono state depositate nella tarda serata di lunedì dal Tdl che aveva rimesso in libertà il sindacalista lo scorso 5 gennaio. Lo scorso mese di dicembre la Procura, coordinata dal procuratore capo Mario Spagnuolo e dall’aggiunto Marisa Manzini, ha iscritto sul registro degli indagati 142 persone e per alcune aveva chiesto misure interdittive.
Tra gli indagati ci sono quasi tutti i precari assunti, quelli dell’elenco trasmesso dall’Asp al dipartimento Lavoro a ridosso delle Regionali del 2014. Nell’inchiesta sono coinvolti anche funzionari di Azienda sanitaria e Regione Calabria, alcuni dei quali ancora in servizio (l’ex dg del dipartimento Politiche sociali Vincenzo Caserta e il suo collega Pasquale Capicotto, responsabile dei lavoratori lus-lpu) e dell’Azienda sanitaria, l’ex dg Gianfranco Scarpelli, l’ex direttore amministrativo Luigi Palumbo e il direttore del distretto di Rogliano Antonio Perri, responsabile del procedimento che ha portato alle chiamate dei lavoratori). Ma il gip aveva però disposto gli arresti domiciliari solo per il sindacalista Mazza. Che però il Riesame ha scarcerato e ha precisato il ruolo di Mazza – difeso dagli avvocati Riccardo Rosa e Vincenzo Belvedere – e che non ci sarebbe il pericolo di reiterazione del reato.
In particolare, il Riesame ha scritto che «in punto di esigenze cautelari, non ritiene il Collegio esistente quella, individuata dal gip precedente, del pericolo di reiterazione, in quanto, nel caso di specie, la presentazione di istanze non assistite dai presupposti di legge, e la conseguente loro valorizzazione attraverso l’elenco dei dipendenti ed il protocollo falso, ha potuto ottenere il trattamento di sostegno al reddito solo in base ad una serie di circostanze esterne ed estranee all’indagato, in quanto dipendenti da scelte politiche ed atti di alta amministrazione sui quali egli, esterno com’è all’amministrazione regionale, non può certo incidere, nonché difficilmente ripetibili, quali tre leggi regionali, e cioè quella dispositiva, quella attuativa e quella di interpretazione autentica, ed una convenzione tra Regione Calabria ed Asl di Cosenza». Ma insiste: «Difetta, in particolare, il requisito della concretezza del pericolo di reiterazione, richiesto invece dall’art. 274 lett. c.) c. p. p., proprio perché il ripetersi delle condotte dell’extraneus sopra esaminate è reso poco probabile dal difficile riproporsi delle circostanze sopra citate, a causa del pluralismo degli interessi via via rappresentati dalle maggioranze che si susseguono alla guida di enti a direzione politica quali la Regione, ovvero di entità caratterizzate da forte autonomia di gestione quali l’Asl».

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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