CATANZARO La strana koalition civica Ncd-Pd (la successione delle sigle non è casuale) ha un candidato a sindaco. Ma è top secret. Il suo nome al momento lo conoscono solo due persone: Piero Aiello e Baldo Esposito. Senatore e consigliere regionale, però, non hanno nessuna intenzione di rivelarlo. Non ancora. «Non l’ho detto nemmeno a mia moglie», confessa ironico Esposito, uno dei grandi artefici della strategia che, nei fatti, sta spaccando il Pd dei tre colli. Perché se da una parte l’accordo con i vertici del partito (il segretario regionale Magorno e la “tutor” elettorale Cardamone) pare cosa fatta, dall’altra c’è tutta la base dem in fibrillazione. I motivi di dissenso sono principalmente due.
Eccoli, non in ordine d’importanza: il patto con l’Ncd di Tonino Gentile non convince i puristi, che vorrebbero una buona volta divincolarsi dagli alfaniani di Aiello, che è pur sempre un ex assessore regionale della giunta Scopelliti. In secondo luogo, non appare assolutamente digeribile la conditio sine qua non posta dagli animatori della lista “Catanzaro da vivere”: nessun simbolo di partito.
Il Pd dovrebbe insomma rinunciare al suo logo e limitarsi esclusivamente ad allestire un paio di formazioni civiche per ingrossare quel polo moderato che, nelle intenzioni, dovrebbe rappresentare il principale competitor della coalizione di centrodestra del sindaco Sergio Abramo. La base, insomma, appare molto distante dal partito, che avrebbe accolto, non troppo di buon grado, anche l’ultima prescrizione di Aiello-Esposito: il candidato a sindaco lo scegliamo noi. E infatti il nome, misterioso, è già pronto.
PERCHÉ NO Quello di Aiello ed Esposito è tutto fuorché un capriccio. Soprattutto per quel che riguarda il carattere smaccatamente civico imposto alla coalizione. Il ragionamento fila liscio: «Se il Pd usa il suo simbolo e noi vinciamo le elezioni, il governatore Oliverio potrà dire di essere riuscito, dopo le debacle di Cosenza, Vibo e Lamezia, a invertire la tendenza che vedeva il suo partito sempre più in difficoltà. E questo potrà portare acqua pure al mulino della sua amministrazione regionale. Non possiamo certo permettercelo».
No, sul civismo non si torna indietro. E il “patto del caciocavallo” (Tallini dixit) siglato da Magorno e Gentile non pare mettere in discussione questo principio, appunto mal digerito da quella base progressista che inizia a guardare con sempre maggiore interesse alle mosse del “controventista” Nicola Fiorita, la cui discesa in campo potrebbe perfino realizzare in Calabria quella scissione finora solo minacciata a livello nazionale da Bersani e D’Alema.
GLI INCONTRI Mentre in casa Abramo tutto sembra tranquillo – nonostante le perplessità avanzate dal vicepresidente di Confindustria Daniele Rossi, che non vede di buon occhio la ricandidatura di un sindaco che ha governato per 15 degli ultimi venti anni – nei salotti dei centristi (i «cattolici, democratici e moderati», come li definisce Esposito), continuano gli incontri per arrivare al più presto a una sintesi che permetta anche di ufficializzare il nome del candidato a sindaco.
Tra gli ospiti ci sono stati anche Enzo e Flora Sculco. Padre e figlia, ex e attuale consiglieri regionali, hanno tentato un accordo e provato a proporre Maurizio Mottola D’Amato come candidato condiviso del polo civico. La risposta è stata un secco niet: «La scelta tocca a noi. E poi Mottola D’Amato è stato per un periodo il candidato di un certo Pd, impossibile che possa riciclarsi con questa coalizione».
I PROBABILI SCHIERAMENTI Il quadro, seppur lentamente, pare dunque sul punto di delinearsi. Abramo sostenuto da Forza Italia e civiche, polo Ncd-Pd, Mottola D’Amato-Sculco e progressisti-Fiorita. Restano da capire le scelte del Psi (pronto anche a correre in solitaria al primo turno) e degli altri big del Pd che non hanno ancora ufficializzato alcuna posizione, tra cui l’ex vicepresidente della giunta Enzo Ciconte, il consigliere comunale Sergio Costanzo e i fratelli Guerriero di S&D. L’incognita più grande, però, è Fiorita, vera mina vagante di questa competizione elettorale. Dove c’è solo un candidato a sindaco certo. Il resto è ancora (per poco) mistero.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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