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Claudio La Camera alla sbarra per truffa aggravata

REGGIO CALABRIA Si dovrà presentare il prossimo 20 aprile di fronte al Tribunale di Reggio Calabria per rispondere di truffa aggravata, falso e malversazione a danno dello Stato, Claudio La Camera,…

Pubblicato il: 08/02/2017 – 13:29
Claudio La Camera alla sbarra per truffa aggravata

REGGIO CALABRIA Si dovrà presentare il prossimo 20 aprile di fronte al Tribunale di Reggio Calabria per rispondere di truffa aggravata, falso e malversazione a danno dello Stato, Claudio La Camera, l’ex “reuccio” dell’antimafia calabrese, fondatore e per lungo tempo presidente dell’associazione Antigone-Museo della ‘ndrangheta e in tale veste per anni destinatario di quasi un milione di euro di finanziamenti pubblici.

IL BOTTINO Quasi la metà – circa 434mila euro, secondo le indagini approfondite della Guardia di finanza – non sono finiti in programmi e progetti destinati a costruire una cultura antimafia, ma sarebbero stati destinati a ben più prosaici fini personali dell’allora presidente Claudio La Camera. Una truffa – ipotizzano il procuratore aggiunto Gaetano Paci e il pm Giuseppe Lombardo – «in concorso con ulteriori soggetti a cui carico si procede separatamente».

STRALCIO Si tratta – è emerso in passato da una dettagliata informativa della Guardia di finanza – di funzionari e dirigenti di Provincia e Regione, come di diversi esponenti politici, che nel tempo hanno lautamente sovvenzionato La Camera. Per loro, le indagini proseguono, mentre per l’ex presidente di Antigone il quadro sembra ormai chiaro.

CONTABILITÀ CREATIVA Per gli inquirenti, nel corso degli anni, La Camera avrebbe ritoccato documenti e rendiconti per giustificare l’impiego delle somme ricevute, e in tal modo «procurava a sé ed altri soggetti, in corso di compiuta identificazione, un ingiusto profitto a cui corrispondeva un danno di rilevante gravità per i predetti enti pubblici locali quantificabile in una somma di denaro complessiva pari ad almeno € 434.214,27».

SPIEGAZIONI INSUFFICIENTI Una somma inferiore a quegli ottocentomila euro che inizialmente gli contestavano i magistrati e che in parte La Camera è riuscito a giustificare in una serie di interrogatori sostenuti con la Dda. Il resto, non si sa dove sia andato a finire. Si tratta di fondi erogati da Provincia, Regione e persino ministeri, cui spesso – hanno svelato le indagini – venivano poi presentati conti gonfiati, fatture artefatte o semplicemente duplicate, perché già presentate presso un altro ente.

L’INDAGINE A La Camera, inquirenti e investigatori hanno iniziato a interessarsi da quando lo hanno sorpreso a contrattare un affitto di favore con Natale Assumma, cognato dell’imprenditore boss Giuseppe Stefano Liuzzo, che dell’appartamento in questione era per gli inquirenti il reale proprietario. Un rapporto su cui la Procura ha deciso di vederci chiaro, ordinando agli investigatori di scandagliare carte e attività dell’associazione presieduta da La Camera. E proprio esaminando documenti e bilanci sono venute fuori presunte stranezze e anomalie. Nei rendiconti finivano, spese mai sostenute, pranzi, cene, taxi, auto noleggiate che nulla avevano a che fare con l’attività dell’associazione, ma anche viaggi del presidente a Berlino, in Messico, in Perù, a Panama, a Parigi, a Vienna, a Venezia e a Roma, spesso rimborsati o sovvenzionati due volte da enti diversi.

L’AFFARE CONFERENZA Fra le attività finite sotto la lente della Dda, c’è anche la “Conferenza internazionale sulla confisca dei beni sequestrati alla criminalità organizzata trasnazionale”, sulla carta un’occasione per rilanciare l’immagine della Calabria come avamposto di contrasto alla criminalità organizzata, in realtà – emerge da alcune informative – occasione di «ingiusto vantaggio patrimoniale (per “Antigone”) di 100mila euro». Ottenuto anche «in violazione delle procedure di evidenza pubblica».

CREDITI E ACCREDITI A parlare in dettaglio di quel convegno con gli investigatori, sono state due funzionarie della Regione che ai militari hanno evidenziato una serie di stranezze, a partire dall’ostinazione con cui Scopelliti ha voluto a tutti i costi la collaborazione con il Museo e il suo presidente. Claudio La Camera era «una persona che lui conosceva bene e da lui accreditata» – mette a verbale la funzionaria – ma decisamente indecisa se è vero che costringerà gli addetti della Regione all’organizzazione del convegno a continui cambi di programma e modifiche dei lavori previsti, che lasceranno sostanzialmente indifferente il governatore dell’epoca. «Il presidente – afferma la funzionaria – mi rappresentava la difficoltà a contattarmi da parte di La Camera e, manifestando l’interesse per la buona riuscita della conferenza, mi sollecitava a continuare a mantenere i rapporti con La Camera».

«CHE FAI? INDAGHI?» Non maggiore fortuna avrà un’altra collega che tenterà di avere dall’ex presidente di Antigone documentazione specifica. «La Camera – racconta la dirigente agli investigatori mi ha contattato telefonicamente per discutere (…) dicendomi, con tono ostile, che si sarebbe rivolto direttamente al presidente della Regione Calabria e chiudendo la conversazione affermava che mi ero messa a fare le indagini». Lo scambio non è proprio amichevole e pare avere un seguito: «Qualche giorno dopo, incontrando il presidente Scopelliti, lo stesso mi chiese se vi erano problematiche in ordine al Museo della ‘ndrangheta e io risposi che stavo agendo nell’interesse dell’amministrazione. Ciò mi fece intuire che vi erano stati contatti tra il presidente e La Camera».

SVILUPPI Tutte testimonianze raccolte durante mesi di indagini da cui è emerso anche che molti dei compensi per relatori e ospiti che La Camera avrebbe messo a bilancio, non sarebbero mai stati realmente erogati. Allo stesso modo, è saltato fuori che molte delle opere e dei progetti realizzati con contributi pubblici sarebbero costati molto meno di quanto dichiarato. Una domanda però è rimasta in parte ancora inevasa. È quella che riguarda tempi, modi e ragioni dei rapporti privilegiati fra La Camera e la politica. Ma su questo sarà un’altra inchiesta a far luce.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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