CATANZARO «Ho sperato fino all’ultimo momento che Mario Oliverio dimostrasse davvero un cambiamento di rotta, premiando la meritocrazia rispetto al rapporto personale. Invece la scelta, del tutto discrezionale, di sciogliere il Consiglio della Camera di Commercio di Catanzaro nominando un commissario di sua fiducia, il dottor Giorgio Sganga di Paola, anziché confermare il presidente uscente Paolo Abramo, conferma la volontà di Oliverio di occupare manu militari tutte le possibili caselle istituzionali, privilegiando le ragioni politiche a quelle di buona amministrazione». Lo dice la consigliera regionale di Forza Italia Wanda Ferro. «Senza voler mettere in dubbio le capacità professionali del dottor Sganga, che certamente sarà all’altezza del ruolo affidato, suscita amarezza e perplessità – prosegue Ferro – la decisione di non riconfermare Paolo Abramo alla guida dell’ente camerale, e che certo non difendo per ragioni di appartenenza politiche, essendo stato per ben due volte candidato con il Pd, alle elezioni politiche e alle elezioni regionali per la precedente legislatura. Mi sarei aspettata, rispetto a questa nomina, un segnale di discontinuità da parte di Oliverio, mentre alle enunciazioni di principio continuamente sbandierate nelle iniziative pubbliche seguono atti e provvedimenti perfettamente in linea con i metodi consolidati in decenni di regionalismo».
«La statura istituzionale di Paolo Abramo – continua la consigliera – è nota a tutti così come sono noti il suo senso del dovere, compiuto sempre con particolare rigore etico e morale ed il suo senso della moderatezza istituzionale, che gli ha permesso di guadagnare stima ed apprezzamento unanimi. Chiunque abbia letto anche semplicemente i giornali in questi anni ha potuto avere contezza di operazioni di massimo rilievo condotte da Paolo Abramo, nell’interesse del mondo economico-produttivo e, credo sinceramente, non soltanto di questo».
«La Città di Catanzaro – spiega Ferro – può ammirare ogni giorno la Sede storica dell’Ente camerale, acquisita totalmente liquidando le due consorelle di Crotone e di Vibo, immediatamente dopo aver rimesso in sesto i conto deficitari dell’Ente ereditato. Una sede che tutti conosciamo quella che ospita gli uffici camerali, e che spicca oltre che per valore estetico, anche e soprattutto per solidità economica. Stessa impronta di trasparenza e solidità ha dato sotto la sua presidenza al sistema camerale regionale, con la creazione della prestigiosa sede di Unioncamere a Lamezia Terme, e la conduzione di una esemplare operazione di immagine e di costruzione di autorevolezza prima sconosciute».
«Come dimenticare, soprattutto, il risanamento del debito di molte decine di miliardi di vecchie lire a carico di una delle partecipate di valore maggiormente strategico della regione, ovvero il Comalca: un debito elefantiaco, che nessuno pensava potesse rimarginarsi, appianato grazie a capacità e meriti indubbiamente riconducibili alla sua straordinaria abilità istituzionale e tecnica. Una struttura che vanta oggi conti in attivo e produzione di utili aziendali, unica superstite fra le altre sorte con la stessa mission e che hanno dichiarato fallimento nelle altre province della regione. Per non parlare dei titoli dei giornali negli anni più duri della crisi economica, che titolavano: “Un milione di euro alle imprese dalla Camera di Commercio di Catanzaro”. Operazioni, quelle condotte a favore del sistema delle garanzie per le imprese, di straordinario impatto sul territorio».
«A fronte di tanti risultati e di tale portata – è la considerazione conclusiva di Wanda Ferro –, non trova alcuna ragionevole motivazione la scelta di Oliverio di rinunciare alle capacità indiscutibili di Paolo Abramo e del suo patrimonio di conoscenza e competenza, in un momento di delicata transizione per l’ente camerale, per metterci sopra le proprie mani attraverso un professionista certamente valido, ma che proviene da un’altra realtà territoriale e che certo non può essere altrettanto addentrato nella realtà economica ed istituzionale della provincia di Catanzaro rispetto a chi, come Paolo Abramo, la vive quotidianamente e la conosce in maniera approfondita: fattore essenziale per dare reali ed efficaci risposte ad un territorio che vive una situazione difficile, e che non può permettersi periodi di praticantato».
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