COSENZA Gli arbitrati sono una vecchia passione amministrativa dell’Asp di Cosenza. In un’altra epoca politico-burocratica erano finiti al centro di un’interrogazione parlamentare di Angela Napoli. Un atto che risale al 2012, nel quale l’ex parlamentare rileva che «l’Asp di Cosenza è risultata soccombente in molti giudizi arbitrali e, a seguito di ciò, ha proceduto a transazioni milionarie con le case di cura, nonostante i numerosi pronunciamenti della magistratura ordinaria in ordine alla non pagabilità delle somme». Quelle domande sono rimaste senza risposta: l’iter della sua interrogazione è segnalato ufficialmente ancora «in corso» nonostante siano trascorsi quasi cinque anni.
Gli arbitrati e le transazioni, però, vanno avanti. Alla casa di cura San Luca, per esempio, sono stati liquidati, nel gennaio 2017, 860mila euro. L’iter, piuttosto lungo, inizia nel 2014. La struttura sanitaria chiede di essere pagata per somme che appartengono al cosiddetto extrabudget del 2007: sono le prestazioni rese in più in quell’anno rispetto al contratto stipulato con l’Azienda sanitaria.
Ne nasce un lodo arbitrale (il collegio è formato dagli avvocati Anna Filice, Enzo Paolini e Anna Rita De Franco) che diventa esecutivo il 29 ottobre 2014: l’Asp viene condannata a pagare 485mila euro, gli interessi e 10mila euro di spese legali.
È l’avvio di un procedimento che porterà la sanità cosentina a impugnare il lodo davanti alla Corte d’Appello di Catanzaro: l’Asp perde la causa. D’altra parte, con il lodo già acquisito sarebbe stato difficile registrare un iter differente. E qui sta il nodo. Perché nel mare burocratico dell’Azienda cosentina c’è un parere negativo firmato dalla dirigente responsabile delle case di cura dell’ex As di Paola nel periodo a cui si riferisce la richiesta della “San Luca”. Quella manager dell’Asp aveva detto “no” ai denari richiesti per le prestazioni extrabudget. Eppure, all’epoca, l’Azienda sanitaria ha deciso di andare avanti con il lodo, accogliendo di fatto le richieste che la casa di cura ha sintetizzato in un atto dello studio legale Paolini. In sintesi: «L’istante (la “San Luca”) ha diritto al pagamento della somma di 531mila euro, pari al valore delle prestazioni extrabudget ovvero, quantomeno, dell’importo di 485mila euro, pari al valore delle prestazioni rese in favore dei non residenti».
Con il tempo, e con i passaggi nei tribunali, la cifra è lievitata. Asp e struttura privata si sono accordate nonostante la decisione dell’Azienda di ricorrere in Cassazione. La sanità bruzia pagherà quanto dovuto, «con riserva di richiedere la restituzione nel caso di un eventuale giudizio favorevole». Insomma, un’esecuzione provvisoria della sentenza. Alla “San Luca” vanno 485mila euro come «capitale di condanna» (per l’extrabudget) e 320mila euro come interessi di mora calcolati dal 1° gennaio 2008 al 31 dicembre 2015. Il resto sono spese legali. Una batosta, in ogni caso. Partita dal solito extrabudget. E dal “no” di una dirigente forse non tenuto nel giusto conto.
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it
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