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'Ndrine e massoneria, Caridi e Sarra davanti al gup

REGGIO CALABRIA È fissata per l’1 marzo di fronte al gup Olga Tarzia l’udienza preliminare del procedimento Gotha, scaturito dalla riunificazione delle inchieste Sistema Reggio, Reghion, Fata Morga…

Pubblicato il: 11/02/2017 – 13:01
'Ndrine e massoneria, Caridi e Sarra davanti al gup

REGGIO CALABRIA È fissata per l’1 marzo di fronte al gup Olga Tarzia l’udienza preliminare del procedimento Gotha, scaturito dalla riunificazione delle inchieste Sistema Reggio, Reghion, Fata Morgana, Mammasantissima e Alchemia, che nei mesi scorsi hanno iniziato a svelare il volto della cupola segreta della ‘ndrangheta reggina. Un livello della ‘ndrangheta fino a qualche tempo fa sconosciuto, invisibile anche per gli affiliati dell’ala militare e visibile dei clan, ma estremamente efficace nell’infettare la vita politica, economica e sociale grazie agli uomini “riservati” che è in grado di forgiare e usare per realizzare il suo programma eversivo. Un livello che – per adesso – ha il volto degli avvocati Giorgio De Stefano e Paolo Romeo, che grazie a scudieri come l’avvocato Antonio Marra e Franco Chirico sono stati in grado di seguire passo passo la realizzazione della propria strategia criminale.
È la “mammasantissima” o “santa” ed è il luogo in cui la ‘ndrangheta si mostra nella sua essenza più pura, il potere. Una cupola – così la definiscono il procuratore aggiunto Gaetano Paci e i pm Giuseppe Lombardo, Stefano Musolino, Walter Ignazitto, Roberto Di Palma e Giulia Pantano, che hanno coordinato i vari tronconi del procedimento – che non agisce mai in via diretta, ma solo tramite i suoi insospettabili uomini, come l’ex sottosegretario regionale Alberto Sarra, il senatore Antonio Caridi, il consigliere provinciale Demetrio Cara, le cui carriere sono state costruite scientificamente dalla cupola.Una vera e propria direzione strategica che nel tempo ha saputo legare a sé come gli uomini di potere che nel tempo hanno saputo legare a sé come l’ex controverso canonico di Polsi, Don Pino Strangio, il giudice Giuseppe Tuccio, l’ex vicepresidente di Fincalabra, Nuccio Idone, il dirigente comunale Marcello Cammera, il marchese Saverio Genoese Zerbi, il presidente di Cittadinanza Attiva, Domenico Pietropaolo, per il quale è stato chiesto il rinvio a giudizio, come al cancelliere della Corte d’appello, Aldo Inuso, accusato anche di turbata libertà degli incanti, intestazione fittizia e riciclaggio, l’ex assessore comunale Amedeo Canale, il professore Giovanni Pontari, il professore Antonio Rocco Zoccoli, Andrea Scordo, la giornalista Teresa Munari, l’avvocato Paola Colombini, tutti quanti a vario titolo in rapporti con Paolo Romeo e utili alla realizzazione del programma criminale dell’èlite della ‘ndrangheta. In tutto sono 70 gli indagati che il primo marzo dovranno presentarsi di fronte al gup e tutti – dicono i magistrati – hanno fatto parte del mosaico costruito dalla cupola delle ‘ndrine per governare la Calabria. E non solo.Una strategia passata attraverso il condizionamento di tutte le elezioni, dal 2001 al 2010, dal governo dei grandi affari societari e immobiliari realizzati a Reggio Calabria, dal condizionamento di appalti e lavori pubblici, e che negli ultimi anni puntava a mettere le mani sulla città metropolitana. Una città Stato nei progetti di Paolo Romeo, che trova eco nella strategia secessionista o indipendentista che – quanto meno dalla metà degli anni Ottanta –  adottata con impegno variabile dalla cupola delle mafie. Tutte le mafie.
Per gli inquirenti infatti  la cupola riservata della ‘ndrangheta è solo parte di un organismo più grande – e ancora sconosciuto – che rappresenta tutte le mafie. I pentiti la chiamano “commissione nazionale”, “Cosa unita” o “Cosa nuova”. E secondo quanto messo a verbale nell’ultimo anno da diversi collaboratori di giustizia calabresi, siciliani, pugliesi e milanesi da decenni coordina le strategie criminali delle mafie in tutta Italia e non solo, grazie a “riservati” come il senatore Antonio Caridi.
Per i magistrati, con diversi ruoli e compiti sono tutti uomini di cui questa nuova struttura della ‘ndrangheta si è servita per governare la Calabria e in parte anche il Paese, anche grazie alla progressiva contaminazione della massoneria. Un processo – hanno svelato l’ex Gran maestro Antonio Di Bernardo e pentiti come Cosimo Virgiglio – iniziato quanto meno quarant’anni fa e servito per creare una camera di intermediazione e incontro fra il potere mafioso e chi gestisce le leve istitituzionali, economiche, politiche e finanziarie dell’Italia. .

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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