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Renzi, la Calabria e il futuro del Pd

Può esser davvero ricominciata la battaglia di Renzi e del Pd? Ci sono le condizioni? Se uno dovesse tener conto di quanto accade in Calabria la risposta è no. Sono mesi e mesi che, per un motivo o…

Pubblicato il: 11/02/2017 – 17:17

Può esser davvero ricominciata la battaglia di Renzi e del Pd? Ci sono le condizioni? Se uno dovesse tener conto di quanto accade in Calabria la risposta è no. Sono mesi e mesi che, per un motivo o per l’altro, gli organismi non si riuniscono: sconfitta, con batosta, alla battaglia referendaria, assemblea o direzione, convocate, sono state puntualmente rinviate. Oppure, se qualche riunione, si è fatta si è rivelata un flop, a giudicare dai commenti giornalistici. La scusa si trova sempre! La verità, probabilmente, è che all’interno degli organi non c’è una posizione univoca, quindi, per non ufficializzare le divaricazioni, si preferisce il silenzio. Eppure ci sono da prendere decisioni importanti e di rilievo, come quelle di alcune candidature, a partire dal Comune di Catanzaro. Si lascia tutto al caso, o all’ultimo momento. Tanto poi, se la sconfitta deve arrivare, arriva lo stesso, con o senza la riunione dei dirigenti piddini. Si muove di più Renzi che, dopo la sconfitta elettorale, voluta in buona parte all’interno del Pd, dopo qualche settimana di penitenza, ha ripreso a farsi sentire con sms o col blog. E questo dopo l’illuminante intervista a Ezio Mauro! Ha detto che anziché la bocca, usa orecchie e occhi. Forse dovrebbe andare dall’oculista o dall’otorino, però. Almeno per quanto riguarda la Calabria. Dal primo specialista perché non dà dimostrazione concreta di vedere quel che (non) accade. Dal secondo, perché in molti lo chiamano, ma lui non sente. Aveva promesso tuoni, fulmini e saette. La furia degli elementi si è scatenata, ma non era quella renziana. Pur attesa. Il cambio della dirigenza nazionale è la dimostrazione che sono indispensabili facce nuove. In Italia, come altrove. “Il futuro, prima o poi, torna”. E’ il nuovo motto dalle gens renziana. Ed ora, come ha promesso, che girerà per l’Italia ci saranno le folle del passato? Lui è convinto di sì, perché riceve centinaia di lettere al giorno e migliaia di “like” su Facebook. C’è l’onere della prova. E se Renzi vuole cimentarsi alla “veneranda” età di 42 anni vuol dire che ha fatto tesoro degli errori commessi e che intende provare a far meglio. Ci riuscirà? Guardandoci intorno tra Speranza ed Emiliano, il paragone non si pone affatto. Dopo la sentenza della Consulta resta da capire se il rilancio del partito, promesso dal leader Pd, viene prima delle elezioni o dopo. In questo caso, c’è da lavorare di gomito per convincere gli elettori ed iscritti e simpatizzanti del Pd, tra i quali si annidano possibili voltagabbana, a sostenere Renzi. Altrimenti transeat. “Abbiamo servito il Paese più bello del mondo per 1000 giorni: cosa posso volere di più?”, ha concluso la lunga intervista a Ezio Mauro. Non recrimina, anche se vuole provare, e non solo per non darla vinta a D’Alema and company che, non si rassegna a vedere leader del partito proprio Renzi che,assieme ad altri, per rinnovare, lo ha fatto fuori. Ed è riuscito a conquistare partito e governo. Da qui l’inammissibile, coalizione che sapeva e sa di tutto, da d’Alema a Berlusconi, a Salvini, Grillo e compagnia cantando che non solo ha dato dimostrazione di non esistere, proprio perché era una “accozzaglia”(chiedo scusa), ma è implosa al primo stormir di fronda. Ed i dibattiti televisivi in assenza di Renzi? Onestamente inguardabili, anche senza la presenza dell’ex premier in studio, ma perché non suscitano interesse. Tutto il resto è noia, avrebbe detto Califano. Per il bene del Paese, ha sostenuto Michele Salvati,la sconfitta di una strategia politica, troppo ambiziosa,non deve trasformarsi in una sconfitta del disegno riformista. Un disegno che era e rimane, con le opportune integrazioni, quello del precedente governo e, dunque, dello stesso Renzi. Lo dimostra l’allarme di 18 segretari regionali per i quali”evocare la scissione è da irresponsabili” Tutti con Renzi, ad eccezione dell’Emiliano delle “cozze pelose”, dalla Puglia e del segretario basilisco, voluto dal simpatico (!) Speranza. Il leader toscano, ha scritto Bruno Manfellotto, sull’Espresso, è convinto che il segretario del Pd, voglia prendersi la sua rivincita, a tutti costi! La dimostrazione è venuta da Rimini, dove all’incontro con gli amministratori regionali del suo partito, il leader democrat, dopo 70 secondi di standing ovation e trentotto applausi in 56 minuti di discorso, ha riconosciuto i propri errori, ma si è impegnato a ripartire dagli amministratori, dalle città e dalle buone pratiche. Ha parlato di Grillo e di Renzi, ma non ha mai nominato l’avversario principale, Massimo d’Alema che, contemporaneamente, era impegnato a costruire il “Consenso” a Roma. La sfida con d’Alema,nonostante emissari di livello, come Speranza e Stumpo, è aperta. Se si dovesse parlare di elezioni anticipate, il leader maximo è stato tranchant: vuole costruire un altro partito! “Ognuno si dovrà rendere libero” sono state le parole di D’Alema. Mah. Solo per non far vincere, mica per altro. E’ corretto tutto questo? Non mi pare, ma pur di uccidere politicamente l’avversario, tutto diventa lecito. Anche a costo di far morire il partito per il quale si è combattuto tutta la vita. E che sarà mai la scissione annunciata, ha da poco sottolineato Michele Salvati. “Il leader è sempre Renzi!”. Posto che dalla convention della minoranza è venuto l’appello a “cambiare politiche e a mutare leadership”, Renzi non ha inteso replicare, preferendo galvanizzare i suoi sul rilancio, per lui possibile, del Pd. Claudio Cerasa è stato tranchant: dopo aver distrutto Prodi, abbattuto Veltroni, sabotato Bersani, D’Alema ancora parla di unire la sinistra… Basterà il mondo renziano? Difficile, secondo Ernesto Galli della Loggia: il Pd, da solo non basta. E forse neanche con il redivivo Pisapia! Le alleanze sono contestate a destra o a sinistra a seconda dei casi, Alfano o Vendola. Difficile raggiungere il 40 %. Ecco perché la prospettiva di vincere è problematica. Che dire? Della Loggia, si è detto del parere che Renzi non se la è sentita di essere il Cincinnato della Repubblica: ora o mai più, si sarà detto. Certo che a parte il “Ciao Matteo e ciao Roby”, le distanze permangono tutte, fomentate dai duri e puri e da quanti pensano al cadreghino, in caso di elezioni anticipate. La guerra è pace? Si è chiesto George Orwell, parafrasando Lev Tolstoi. Ed in Calabria, prendendo a prestito Cronin, le stelle (?) stanno a guardare… E noi pure! Lunedì sarà il giorno della nobilitade? Potrebbe!

*Giornalista

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