Avrà il suo daffare, il portavoce regionale di Fratelli d’Italia – An, Ernesto Rapani, nell’organizzare la toccata e fuga di Giorgia Meloni, prevista per lunedì 13. In poco meno di tre ore, la Giorgia nazionale dovrà sbarcare dall’aereo; raggiungere la sala scelta per la manifestazione; (magari, fare una sacrosanta pipì e darsi ‘na rinfrescata); benedire e battezzare Orsomarso, Dima e reggimento annesso; salutare i neoiscritti al partito; seminare per raccolti futuri; abbracciare vecchi amici e tenere a bada gli immancabili cerchiobottisti; stringere mille mani anonime di passaggio o in cerca di visibilità mediatica; sorridere a molti, se non a tutti; subire i selfie dei malati di social; rispondere ai giornalisti; sperare che tutto vada bene e che Fratelli d’Italia si aggiudichi una bella fetta di quella Destra calabrese ancora inebetita dagli schiaffi elettorali degli ultimi anni.
Rapani, architetto nella vita e abile “sarto” nel partito, in verità, dopo poco più di sei mesi può dirsi abbastanza soddisfatto dei primi risultati della sua personale politica del fare e del coinvolgimento di preparati professionisti a cui affidare la guida dei vari Dipartimenti regionali.
Anche se non mancano le fughe in avanti, qui e lì per le contrade, di qualche battitore libero; o le intemperanze di nostalgici di antichi calendari, ancora convinti che il tempo non fugga così inesorabilmente come, invece, già i Padri latini insegnavano; o, peggio, le tignose pretese di chi, più che fare, disfa, secondo il demoNcristiano adagio del “divide et impera”, già adottato, con risultati catastrofici, da altra personaggia del presunto centrodestra bruzio.
Insomma, il Partito, Rapani, ce l’ha. Ma, alla fine del rodaggio, dovrà avere il coraggio di sottoporlo ad un duro, auspicabile e spietato tagliando. Chissà che non debba cambiare qualche pezzo…
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