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I boss scrivono al giudice: «Toglici i nostri figli»

REGGIO CALABRIA «Toglici i nostri figli così saranno salvi». È la singolare richiesta che alcuni presunti esponenti della ‘ndrangheta hanno rivolto al giudice Di Bella. Infatti, qualche settim…

Pubblicato il: 12/02/2017 – 10:17
I boss scrivono al giudice: «Toglici i nostri figli»

REGGIO CALABRIA «Toglici i nostri figli così saranno salvi». È la singolare richiesta che alcuni presunti esponenti della ‘ndrangheta hanno rivolto al giudice Di Bella. Infatti, qualche settimana fa alcuni di loro hanno scritto al presidente del Tribunale dei minori di Reggio Calabria, Roberto Di Bella, il giudice che, come prevede la legge, ha deciso di togliere loro i figli per sottrarli al contesto mafioso in cui sono destinati a crescere. Lo racconta su Repubblica Francesco Viviano. 
Ed ecco che cosa scrive Giuseppe: ha 42 anni, è un boss della ‘ndrangheta, da oltre 10 anni è in carcere sottoposto al regime del 41 bis: sta scontando una pena a 18 anni per associazione mafiosa ed è anche condannato in primo grado all’ergastolo, per omicidio. Forse non uscirà mai più di galera e non potrà mai più riabbracciare suo figlio che adesso ha 12 anni. «Scrivo da padre, un padre che soffre per il proprio figlio, per tutta la situazione familiare. Sono d’accordo con Lei, solo allontanandolo da questo ambiente il mio bambino avrà un futuro migliore. Se avessi avuto io le stesse possibilità forse non sarei dove sono ora. Decida Lei e stia tranquillo che, visto il mio passato e presente, non farei mai qualcosa che possa influire o danneggiare la vita di mio figlio. Io voglio soltanto il suo bene e mi impegnerò con tutte le mie forze a rispettare le prescrizioni che mi impartirà per il futuro».
Ma non è soltanto Giuseppe a rivolgersi al Tribunale dei minori perché salvi i figli di ‘ndranghetisti, destinati a diventare anche loro mafiosi e killer. Sulla scrivania del giudice Di Bella ci sono altre lettere. Quella, per esempio, di una madre che da quattro anni vive assieme al figlio di 11 anni fuori dalla Calabria, allontanata proprio da quel Tribunale, e quella di una ragazza di 14 anni, con padre e madre in galera per ‘ndrangheta, che dopo essersi rifiutata di essere allontanata dal suo paese della Locride adesso ringrazia e scrive: «Non ritornerò mai più in Calabria». È anche uno dei ragazzini “salvato” dal giudice a scrivergli: «Gentilissimo presidente, io e mio figlio auguriamo a lei ed alla sua famiglia un Santo Natale di pace e serenità e un nuovo anno ricco di soddisfazioni. Ogni volta che guardo negli occhi il mio bambino, e leggo la sua gioia nel trovarsi in questa città dove tutto lo rende felice, il mio pensiero corre da lei. Per questo non finirò mai di ringraziarvi. Il bambino è sereno, si fa apprezzare dalle maestre e i suoi voti sono alti, si impegna molto nello studio e spero che un domani anche Lei possa essere orgoglioso di lui. Sono contenta della scelta che ho fatto anche se i sacrifici non mancano. Io e mio figlio siamo in compagnia di persone affettuose, lontane da quel mondo di prima e abbiamo incontrato una famiglia speciale che ci aiuta e con cui passeremo il Natale. Presidente, grazie di tutto. Ringrazio Dio per averla messa sulla nostra strada».

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