CATANZARO L’ora è insolita, anche se l’incontro è tra due illustri esponenti politici e non certo tra due pericolosi cospiratori, tuttavia la visita che il consigliere regionale Enzo Ciconte (Pd) fa al senatore Piero Aiello (Ncd) voleva restare riservata e quindi anche le modalità dell’incontro lo dovevano essere. Anche la scelta di vedersi, in giornata festiva, nell’abitazione del senatore, appare in linea con tale esigenza.
Tuttavia Giulio Andreotti, che di tessiture politiche ne sapeva molto, ammoniva: in politica l’unico sistema sicuro per mantenere un segreto è non averlo. Così, a meno di ventiquattr’ore dall’ incontro “segreto”, a Catanzaro, e fuori Catanzaro, non si parla d’altro che della chiacchierata tra Aiello e Ciconte. Si esclude che abbiano parlato di calcio e, parimenti, non si ritiene abbiano trattato comuni orientamenti filosofici, ergo si è discusso di elezioni comunali e della necessità di tentare una convergenza al centro sul candidato da contrapporre all’uscente Sergio Abramo.
Sul punto Ciconte è impegnato a tempo pieno. Le sue consultazioni non conoscono tregua ed anche le sue indeterminazioni: un giorno benedice l’esordio in politica di Maurizio Mottola D’Amato. Il giorno dopo lo ripudia e fa sapere che tutto sommato Nicola Fiorita è un buon candidato. Il giorno dopo, però informa, che quella di Fiorita è una candidatura debole e, nel frattempo, esplora la possibilità di avere candidato Rocco Guglielmo, che di sintonia con la sinistra in verità ne ha sempre dimostrato poca.
Adesso riprova con il progetto di uno “sfondamento al centro”, vale a dire tenere insieme Ncd e Udc per varare una candidatura moderata di antico profumo democristiano. Cosa ne pensa il “suo” partito, vale a dire il Pd, non sembra essere in cima alle considerazioni di Ciconte. In effetti Ciconte e il Pd mai come in questi giorni sembrano impegnati a percorrere strade diverse. Ernesto Magorno ha sospeso ogni iniziativa in attesa di vedere che succede a livello nazionale, nel frattempo ai suoi detta le “norme transitorie” e per la prima volta appare addirittura decisionista: «Niente incontri fuori dall’ufficialità e basta contatti su base personale. C’è una nostra autorevole dirigente delegata alle trattative, non riconosco fughe in avanti».
E si prepara a incontrare Nicola Fiorita, che alla fine è l’unica candidatura che allo stato appare coerente con una coalizione di centrosinistra. Tra i due ci sarebbe stata, sabato, una lunga telefonata. A Fiorita è servita per ribadire che ha deciso di tagliarsi i ponti alle spalle: sarà candidato a sindaco e questo a prescindere dalle decisioni che andrà ad assumere il Partito democratico. A Magorno è servita per ripetere che servono scelte trasparenti e percorsi ufficiali, così come serve che si accetti l’idea di un possibile ricorso alle primarie per superare eventuali situazioni di stallo. Per la prima volta, però, il segretario regionale del Pd avanza anche una riflessione diversa: al Pd non interessa vincere ad ogni costo. Tradotto significa che nessuno pensi di far ingoiare candidature o impegni indigeribili pur di avere la sicurezza di vincere le elezioni.
Non è molto ma, nello scenario politico calabrese attuale, non è neanche poco.
Paolo Pollichieni
direttore@corrierecal.it
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