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Stop a Scura sulla riorganizzazione dei laboratori d'analisi

CATANZARO Un nuovo stop del Tar per il provvedimento sulle reti di laboratori d’analisi pensata dalla struttura commissariale che governa sulla sanità calabrese. La decisione dei giudici amministra…

Pubblicato il: 13/02/2017 – 20:59
Stop a Scura sulla riorganizzazione dei laboratori d'analisi

CATANZARO Un nuovo stop del Tar per il provvedimento sulle reti di laboratori d’analisi pensata dalla struttura commissariale che governa sulla sanità calabrese. La decisione dei giudici amministrativi, arrivata lunedì, stoppa le «modifiche e integrazioni» contenute nel decreto numero 112 del 2016, un atto approvato dai commissari Massimo Scura e Andrea Urbani dopo il pollice verso del Tribunale amministrativo di Catanzaro per il decreto numero 84 del 2015 (“Reti di laboratori d’analisi”). Sospeso, dunque, anche il documento pensato per superare lo stallo amministrativo. A impugnarlo è stato un gruppo di laboratori (laboratorio d’analisi Borzì Domenico; laboratorio d’analisi Caliò sas; Polispecialistica Bios srl; Centro diagnostico S. Antonio srl) che, oltre a censurare nel merito il provvedimento, chiedeva, in via cautelare, la sospensione del dca impugnato in ordine «alla tempistica stabilita per l’accorpamento» dei laboratori. L’udienza in Camera di consiglio risale al 26 gennaio 2017; la decisione è arrivata lunedì, con la pubblicazione di un’ordinanza di sospensione e il rinvio al 21 giugno prossimo per la discussione nel merito. Gli avvocati Valeriano Greco e Marcello G. Feola, che difendevano i laboratori di analisi, esprimono soddisfazione per la decisione del Tar e restano in attesa del merito.

UNA LUNGA BATTAGLIA Quella tra i commissari e i proprietari dei laboratori d’analisi è una battaglia che va avanti dal 2015, da quando cioè la struttura commissariale ha approvato il provvedimento che ridefinisce la distribuzione dei laboratori. Quell’atto è stato impugnato. E in quella circostanza, il Tar ha emanato una sentenza parziale, che accoglieva solo alcune censure mosse. «Tra i vari profili accolti – spiegano gli avvocati – veniva recepito in sentenza un principio importantissimo: con la l’impostazione delle reti secondo il Dca 84/2015 e, con la previsione di soglie minime quantitative di produzione analitica, con la consequenziale obbligatorietà per le strutture, che non raggiungono tali soglie, di aggregarsi, pena la decadenza dall’accreditamento e l’impossibilità di sottoscrivere contratti per le l’erogazione di prestazioni a carico del servizio sanitario regionale, risultava “introdotto” un ulteriore requisito all’accreditamento, in assenza di adeguato coordinamento con la normativa in merito, sia regionale che nazionale e, in assenza di apposita e puntuale conferenza Stato-Regioni».

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