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Condannato a 30 anni per mafia, "star" sui social

LAMEZIA TERME L’immagine di un uomo seduto su un letto con una pistola in mano, un’altra arma è posata accanto a lui. «E se mi si inceppa lei che non mi ha mai tradito… state senza pensieri ch…

Pubblicato il: 15/02/2017 – 18:01
Condannato a 30 anni per mafia, "star" sui social

LAMEZIA TERME L’immagine di un uomo seduto su un letto con una pistola in mano, un’altra arma è posata accanto a lui. «E se mi si inceppa lei che non mi ha mai tradito… state senza pensieri che c’è pure la sorella…», dice il testo firmato alias “Giappone”.  Il post, che fino a ieri campeggiava sulla pagina facebook “ONORE E’ Dignità”, aveva collezionato 41 like e cinque condivisioni. La foto del profilo è quella di Vincenzo Torcasio, 39 anni, alias, appunto, “Giappone”, condannato a 30 anni nel processo con rito abbreviato “Andromeda” per associazione a delinquere e omicidio. È la stessa foto del profilo che si trova sulla pagina personale di Torcasio il quale non lesina di autocitare la propria pagina e i suoi contenuti e non si cruccia per la dura condanna che lo ha colpito ma ricorda a tutti che «le Guerre si vincono non le battaglie». Anzi, poche ore dopo la condanna con un selfie in un ristorante rassicura che «noi non ci disperiamo festeggiamo lo stesso San Valentino a base di pesce». I sostenitori premiano questa “star” del web con 334 like e oltre 20 commenti di incoraggiamento. Mentre la pagina “ONORE E’ Dignità” conta 18.781 mi piace e 18.682 seguaci (ossia persone che saranno avvisate con una notifica ogni volta che Torcasio posterà qualcosa).
E Torcasio posta. Frasi quasi romantiche che parlano delle rose e del loro profumo, sostegno ai detenuti e ai loro diritti e foto di bocche sigillate accompagnate dalla didascalia «la migliore tecnica per vivere sereni e tranquilli per sempre».
Ma qualcuno, nel day after della sentenza “Andromeda” si chiede se non sia il caso di oscurare la pagina di Torcasio. È il testimone di giustizia Rocco Magiardi, commerciante, il primo a testimoniare a Lamezia Terme nel maxi processo “Medusa” contro le vessazioni della cosca Giampà. «La sentenza di primo grado del processo Andromeda – scrive Mangiardi – segna uno spartiacque e conferma, ancora una volta, l’incisività dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata». «Alla luce di questa sentenza, però – prosegue – mi chiedo: che fine farà la pagina “Onore è Dignita”, con i suoi oltre diciottomila “mi piace”, gestita da Vincenzo Torcasio alias ‘u Giappone? Si procederà a oscurarla considerati anche i contenuti della stessa? Torcasio è stato condannato a 30 anni di carcere che, eccezion fatta per i tre ergastoli, è la condanna più pesante inflitta a tutti gli imputati coinvolti in un’operazione che ha inferto un duro colpo alla cosca Iannazzo-Cannizzaro-Daponte».
Secondo l’accusa Vincenzo Torcasio, detto “u russu” o “u Giappone” è partecipe dell’associazione Iannazzo-CannizaroDaponte e avrebbe anche avuto il ruolo di specchietto nell’omicidio di Antonio Torcasio, ucciso il 23 maggio 2005 davanti al commissariato di polizia di Lamezia. “u Giappone” avrebbe segnalato ai killer Gennaro Pulice e Angelo Anzalone la partenza della vittima dalla propria abitazione.
In una città con quasi di 80 mila abitanti, avere un seguito di 18 mila persone è un dato notevole. Poche ore prima della sentenza un post sulla detenzione: «Prima di essere rinchiuso in quattro mura tutti ti sono amici… ora che lo sei… molti spariranno… ti servirà di lezione per quando uscirai di trattare bene solo chi ti ha stimato e aiutato…». 

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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