RENDE Nuove speranze per combattere il tumore al pancreas, uno dei più aggressivi con minime possibilità di guarigione, vengono da un farmaco usato in psichiatria. Uno studio pubblicato su Scientific Reports dall’Istituto di nanotecnologia del Cnr, sede di Rende, in collaborazione con l’Università della Calabria e con un team di ricercatori francesi e spagnoli ha individuato «una molecola utilizzata da tempo per curare gli stati d’ansia» (la trifluoperazina, finora utilizzata solo per la sua azione antipsicotica) che «si è rivelata utile ad interferire nell’attività di una proteina a struttura disordinata, coinvolta nei processi di sviluppo del tumore al pancreas». Lo rende noto il Cnr in un comunicato. «La ricerca – afferma Bruno Rizzuti del Cnr-Nanotec di Rende – è cominciata con lo screening di oltre mille farmaci già approvati per varie indicazioni terapeutiche. L’uso combinato di tecniche sperimentali e di simulazioni al calcolatore ha permesso di identificare alcuni di questi farmaci in grado di interagire con la proteina Nupr1». Il carcinoma del dotto pancreatico è il più comune tumore che colpisce questa ghiandola. Le sue percentuali di guarigione sono minime, non solo a causa delle difficoltà di una diagnosi precoce, ma anche per l’assenza di un trattamento farmacologico specifico.
(Il professore Bruno Rizzuti)
LA SODDISFAZIONE DEL RETTORE CRISCI Il rettore dell’Unical, Gino M. Crisci, esprime grande soddisfazione per i risultati ottenuti dagli studi contro il tumore al pancreas, condotti dall’Istituto di nanotecnologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Nanotec) di Rende, in collaborazione con l’Università della Calabria e varie unità di ricerca spagnole, tra cui le università di Elche e di Saragozza, il Centro di malattie epatodigestive di Madrid e il Cancer Center di Marsiglia. «Siamo particolarmente fieri che la sinergia tra il nostro ateneo e i centri di ricerca del Cnr che ospitiamo – ha detto Crisci – portino a risultati così brillanti, che offrono speranza per la cura di malattie ancora molto difficili da combattere. Ringrazio il professor Bruno Rizzuti e i suoi collaboratori per l’impegno che ha portato a tale brillante risultato. Il professor Rizzuti si è formato ed ha sempre lavorato all’interno del dipartimento di fisica dell’Unical, nel laboratorio di Biofisica Molecolare, diretto dal professor Luigi Sportelli, che si occupa di studi su proteine e su membrane cellulari con applicazioni anche in campo medico e nanotecnologico, insieme alle professoresse Rita Guzzi e Rosa Bartucci. Il prof. Rizzuti è anche professore aggregato presso lo stesso dipartimento di Fisica, dove è titolare del corso di Biofisica Computazionale». «L’intera ricerca per lo studio in questione, pubblicato su Scientific Reports – sottolinea il rettore – si è svolta proprio qui, all’Unical, presso il laboratorio Licryl del Cnr-Nanotec, dove da tempo si studia l’interazione tra proteine e farmaci o altre molecole di interesse per la salute. Al momento anche altre tre tesiste si stanno occupando di studi in tale direzione. Concetta Cozza sta esaminando un’altra proteina disordinata chiamata IF7, Alexa Guglielmelli sta approfondendo nuovi aspetti della stabilizzazione dell’albumina ad opera dell’ibuprofene, ed Erika Aloi lavora su membrane e su energia di legame di piccole molecole». «Tra le collaborazioni tra Unical e Cnr – prosegue il Rettore – vanno citate anche quelle con le dottoresse Pina Ioele e Fedora Grande, del dipartimento di Farmacia, diretto dal professor Sebastiano Andò. Altre collaborazioni sono attive a livello internazionale (soprattutto con Spagna, Francia e Stati Uniti) per studiare proteine coinvolte in malattie metaboliche. Dopo questo primo successo, il professore Bruni sarà per tre mesi ospite presso il Cerm (Centro Europeo di Risonanze Magnetiche) di Firenze per studiare altri sistemi proteina-farmaco». «Questi sono segnali incoraggianti – conclude Crisci – di come il lavoro e l’approfondimento scientifico svolto in stretta collaborazione tra l’Unical e le sedi del Cnr che l’Ateneo ospita da anni, portino a grandi risultati e servano a favorire la cooperazione e la crescita, non solo all’interno dell’Ateneo, ma dell’intero settore della ricerca a livello nazionale ed internazionale».
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