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Renzi alla conta finale

Tutto e, quasi, il contrario di tutto. Come, pure, era prevedibile. Solo che a far di conto, non c’è partita. E non perché la mozione approvata, a favore di Renzi, abbia battuto e non di poco, l’or…

Pubblicato il: 15/02/2017 – 12:22

Tutto e, quasi, il contrario di tutto. Come, pure, era prevedibile. Solo che a far di conto, non c’è partita. E non perché la mozione approvata, a favore di Renzi, abbia battuto e non di poco, l’ordine del giorno della minoranza. Era ed è così.
Il segretario ancora in carica per qualche giorno – a meno ché non lo costringano a rimanere a gestire la fase precongressuale – ha vinto una battaglia, la prima, senza bisogno di fare la conta.
I contrari sono stati dodici, anche se hanno fatto rumore come le “canne al vento” di Grazia Deledda, non durante la riunione della direzione, bensì, subito dopo, dalle dieci di sera alle dodici del giorno dopo, e forse, pure oltre. Oggi fino a domenica, almeno! Eppure, rispetto al passato, Renzi era stato più accondiscendente, meno spavaldo, più disponibile alle apertura richieste, sussurrate, mandate a dire. Nulla, però è valso a convincere la c.d. minoranza a trovare una soluzione unitaria. Già, perché quando ci si mette in testa una cosa, quella deve essere. Prendere o lasciare. Ed ecco perché il risultato se lo sono cercato. Speravano in qualche voto in più? Forse. Per esempio quello del ministro Orlando, che non ha votato a favore, come aveva sempre fatto, ma ha preferito sgattaiolare e non votare. Ha segnato una firma, una presenza. Guardate che con Emiliano, Speranza, Rossi, forse ci sono pure io, come candidato di superamento. Abbandonando il gruppo dei giovani turchi – e a chi glielo lo racconta? – si è messo in un angolo in attesa che qualcun lo chiami! Forse da Napoli, dove da commissario ha risolto tutti problemi del Pd campano. Ma quando mai? Basta leggere il Corriere del Mezzogiorno, che tutto è tranne che questo (bisognerebbe chiamarlo il Corriere di Napoli, perché un rigo su quel che accade al Sud non c’è quasi mai) per vedere le lotte intestine che ci sono in Campania! Quelle romane sembrano essere rose e fiori! Eppure Orlando avrebbe voluto la conferenza programmatica per prendere tempo, evidentemente! Voleva fare “notizia”! Ma se ne è andato dalla direzione, insalutato ospite.
Adesso si andrà al congresso! Bene, non era quello che a giorni alterni, voleva la minoranza? Ottenuta la data di convocazione, sono spuntati i mal di pancia. Si, no, ni, forse è meglio rinviare, riflettiamoci. Troppo tempo, è trascorso sotto i ponti. «Quando l’ombra dei nani si allunga, amici, è giunta l’ora del tramonto», diceva il poeta.
Ed allora? Renzi, pur mantenendo le regole della volta scorsa, si è pronunciato per il congresso. E non da solo, evidentemente visti i risultati. E la scissione? Sempre possibile, non è mica esclusa Le posizioni variano a giorni alterni. Resta da capire perché si intende farla. Anche se in molti, compreso l’odiato Renzi, si è detto contrario. Cuperlo e Bersani sono stati dubbiosi. Di Bersani si sapeva, di Cuperlo un po’ meno, visti i suoi giravolta che sembrano suscitare non molte simpatie, tra i dem, che contano e, soprattutto nelle periferie non organizzate. Il leader maximo di un tempo, pur predente, non ha parlato. Lo farà sicuramente per ribadire quella che lui considera l’inadeguatezza di Renzi, con il parere contrario di Rondolino e Minniti e gli altri lothar di Palazzo Chigi, che conoscono bene i contorsionismi di d’Alema. Assieme alle responsabilità interne ed esterne al partito, pur con doti di politico di livello, ma con tornaconto! E nonostante, come ha scritto l’editorialista Stefano Folli, ci sia stato un Renzi prudente, circospetto e realista, non è riuscito a convincere i suoi avversari, tipo Gotor, che come d’Attorre un tempo, è contrario a Renzi, per partito preso e per legami con Bersani intoccabili. Il cittadino elettore è contento? Non mi pare. Chi è rimasto- e Renzi e non solo- è convinto che ritorneranno in molti visto il ramoscello d’ulivo teso, spera non solo che non ci sia la scissione, ma che un partito di centrosinistra serva al Paese. Claudio Tito ha riconosciuto che i toni sono stati più pacati. «C’è stata – ha scritto su Repubblica- solo un po’ di tattica e zero strategia». In attesa di tempi migliori che dovranno venire molto presto. «Sgomberato il tavolo dalla questione del voto – ha evidenziato Maria Teresa Meli sul Corriere della Sera – Renzi potrà dedicarsi a riprendersi il partito». La maggior parte degli azionisti son con lui, anche dalla Calabria, sommessamente. Tutti sono in attesa dell’assemblea prima e del congresso dopo! E poi? Non saranno le stelle a guardare, ma Salvini, Grillo e Berlusconi. E se ci dovesse essere la scissione? Qualcuno se ne farà una ragione!

*giornalista

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