RiEvoluzione Calabria: «Oliverio chiarisca la vicenda dei vitalizi»

CATANZARO «In ordine alla vicenda relativa alla presentazione e all’immediato ritiro della Proposta di legge regionale n. 206, sottoscritta da ben 20 consiglieri regionali, sentiamo la necessità di fare alcuni chiarimenti perché non amiamo per nulla essere presi in giro». È quanto affermano, in una nota, gli esponenti dell’associazione “RiEvoluzione Calabria” che fa riferimento ad esponenti del centrodestra.
«La Proposta di legge presentata il 9 febbraio – sottolineano – avrebbe reintrodotto un vero e proprio vitalizio, a dispetto di quanto vuol far credere qualche firmatario, e un assegno di fine mandato. Infatti, presidente e consiglieri sarebbero potuti andare in pensione a 60 anni (la legge Fornero impone 67 anni per i comuni mortali), percepire la pensione con soli 5 anni di contribuzione e ricevere una lauta “liquidazione” di fine mandato (all’incirca 55.000,00 per una consiliatura). Orbene, la proposta, presentata pochi giorni fa, ha fatto subito scalpore, soprattutto per la denuncia di corrieredellacalabria.it, che ne ha sviscerato il contenuto e le intenzioni rendendola fruibile anche a chi non è un tecnico della materia».
Secondo gli esponenti del sodalizio, «attesa la evidente mala fede della proposta, abbiamo voluto approfondirla e l’esito dell’indagine è sorprendente: ai sensi dell’art. 1 della proposta di legge n. 206, si sarebbe voluto istituire un sistema previdenziale per i consiglieri regionali ai sensi dell’art. 2, comma 1, lett. m) del D.L. 174/2012; peccato, però, che questa norma non si applichi alle regioni che abbiano abolito i vitalizi, come la Regione Calabria, che li ha aboliti con Legge Regionale 7 ottobre 2011, n. 38 (Governo Scopelliti)». «Ma v’è di più: la proposta “dei 20” – aggiungono – avrebbe reintrodotto ai sensi dell’art. 2, comma 1, lett. c) del D.L. 174/2012 anche l’indennità di fine mandato, che era stata abolita dalla Legge regionale n. 56/2012 (sempre Governo Scopelliti), per cui neanche la lett. c) trova applicazione. Pertanto, atteso che “in claris non fit interpretatio”, è evidente che la proposta è stata ritirata perché è proprio sbagliata nel merito e giammai avrebbe potuto trovare applicazione in quanto in evidente contrasto con una norma nazionale. In tutta onestà, vogliamo anche dire che – si legge ancora nella nota – se si fosse tentata una forzatura legislativa per fare qualcosa di buono per i calabresi, lo avremmo anche apprezzato, ma in questo caso siamo davvero sgomenti, non foss’altro che in un momento di forte crisi della politica e della propria credibilità si pensi alle proprie tasche, già lautamente ricompensate per l’attività politica espletata, anziché alle priorità dei calabresi. Speriamo vivamente che il presidente Oliverio – concludono – , oltre alla farsa di chiedere un ritiro di una proposta di legge che ben conosceva (perché presentata dalla sua maggioranza e dal suo partito, con qualche altro imboscato) fornirà opportune spiegazioni in merito a tutti i cittadini, già esausti per l’inerzia totale di questo governo».