CATANZARO Un’altra settimana si avvia alla conclusione e nonostante le elezioni si avvicinino a grandi passi, a Catanzaro la confusione aumenta anziché diminuire. Nelle ultime 48 ore una di quelle notizie che finora era considerata praticamente una certezza, inizia a vacillare. E lo fa per diretta ammissione di protagonisti di primo piano: Sergio Abramo non può essere così certo di essere il candidato di Forza Italia e del centrodestra, parola di Mimmo Tallini.
Un masso enorme lanciato in uno stagno che, in effetti, era calmo solamente in superficie perché finora Abramo ha rappresentato – e tutt’ora rappresenta – l’unica carta che il centrodestra ha voglia e intenzione di giocare. Già mesi fa, il consigliere regionale, dopo la fuga in avanti dello stesso Abramo che annunciava senza averla concordata prima la sua ricandidatura, aveva messo le mani avanti. Salvo poi accettare di sostenere il sindaco uscente dopo che l’ipotesi di portare a Palazzo de Nobili Wanda Ferro era tramontata per l’ingresso della vicecoordinatrice regionale di Forza Italia in consiglio regionale.
Lo scacchiere si era quindi liberato di un altro pezzo ingombrante dopo che anche Ncd-Catanzaro da Vivere, a metà consiliatura, aveva deciso di mollare Abramo e la sua maggioranza per approdare nell’alveo dei “responsabili”.
La rottura del patto che aveva portato Piero Aiello in Senato e Sergio Abramo in Comune, era il segnale del “liberi tutti”, tanto che da mesi si discute delle prove tecniche di accordo tra Ncd e Pd sulla base di una candidatura condivisa e della sintonia tra i due partiti.
Ma le difficoltà a trovare la quadra e il contesto nazionale in cui, a causa della legge elettorale partorita dalla Consulta, Ncd rischia di trovarsi a ricoprire un ruolo più che marginale nell’intero panorama politico, pare stiano spingendo Aiello a riconsiderare la propria posizione e Tallini a riabbracciare i tanti voti di Ncd a Catanzaro. Con un solo ostacolo da superare: Sergio Abramo. Così l’apertura di Tallini al confronto con «chiunque voglia discutere del bene della città», mette in discussione proprio il sindaco uscente. E questo potrebbe portare il centrodestra a non avere un candidato. Già, perché nonostante il nome di Wanda Ferro sia tornato a circolare in quest’ottica, la diretta interessata non hai mai neanche preso in considerazione l’ipotesi perché ha intenzione di andare fino in fondo all’impegno in Consiglio regionale, che inizierà ufficialmente lunedì prossimo.
In tutto questo, il Pd ancora nicchia e tentenna, senza prendere posizioni ufficiali. Non per arroganza, ma proprio perché di posizioni ufficiali non ce ne sono: tra chi vuole l’accordo con Ncd (all’inizio della prossima settimana dovrebbe esserci un vertice decisivo in tal senso), chi vorrebbe decidere per tutti e scegliere il candidato in autonomia, chi non vuol sentire parlare dell’accordo con gli alfaniani e chi guarda con speranza alla possibilità di puntare tutto su Nicola Fiorita, i democratici dimostrano di avere poche idee ma confuse, tanto da indurre il consigliere comunale Vincenzo Capellupo a chiedersi pubblicamente: «Il Partito democratico le vuole realmente vincere queste elezioni? Già perché tutto quello che vedo porta a non riuscire a rispondere a questo dubbio tra indecisioni, rinvii, inopportune dichiarazioni in libertà, scarsa attenzione alle reali esigenze della città, sabotaggi di candidature valide. incontri inopportuni per dirla con un eufemismo».
Tutto mentre Maurizio Mottola d’Amato continua ad essere in campo pur avendo ridotto al minimo la propria esposizione pubblica al contrario dell’altro candidato, Nicola Fiorita, che con il suo movimento “Cambiavento” ha iniziato a farsi conoscere dai cittadini.
Alessandro Tarantino
a.tarantino@corrierecal.it
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