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Avvocato aggredì un collega, assolto per «vizio totale di mente»

COSENZA «Un vizio totale di mente». Per questo motivo la Corte d’appello di Catanzaro ha assolto Guerino Nigro, l’avvocato cosentino che l’1 aprile di un anno fa aggredì un collega fino a…

Pubblicato il: 18/02/2017 – 15:13
Avvocato aggredì un collega, assolto per «vizio totale di mente»

COSENZA «Un vizio totale di mente». Per questo motivo la Corte d’appello di Catanzaro ha assolto Guerino Nigro, l’avvocato cosentino che l’1 aprile di un anno fa aggredì un collega fino a mandarlo in ospedale. Il Tribunale di Cosenza aveva condannato Nigro per il tentato omicidio escludendo però le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi e lo aveva assolto dal reato di violazione di domicilio. In primo grado era stato riconosciuto a Nigro la seminfermità disponendo il trasferimento nella clinica “Villa Verde” di Cosenza. Ma lo scorso 16 novembre la Corte di Appello di Catanzaro ha invece emesso una sentenza di assoluzione piena per Nigro riconoscendo un vizio totale di mente (ovvero una totale incapacità di intendere e di volere), revocando la misura cautelare. Nei giorni scorsi la Corte, presieduta dal giudice Fabrizio Cosentino, ha depositato le motivazioni dell’assoluzione. 

PERCHE’ È STATO ASSOLTO «In realtà – scrivono i giudici di secondo grado – gli elementi per confermare il delitto di omicidio, nella forma tentata, ricorrono tutti: l’essersi avventato contro la vittima in maniera irruenta, brandendo un vetro rotto quale arma in grado di produrre lesioni mortali, puntando ai vasi del collo, colpendo più volte e con estrema violenza e decisione la vittima, già non in grado di difendersi perché impedita al braccio per una precedente sofferta lesione. Ciononostante, non è ascrivibile a Nigro la responsabilità penale per il tentato omicidio contestato». E la Corte spiega perché: «Nel caso di specie, infatti, si è in presenza di un vizio di mente che, stante alle risultanze peritali, è da definirsi totale, in quanto l’infermità di cui ha sofferto Nigro al momento del fatto, consistente in un disturbo delirante, è tale da escludere totalmente la capacità d’intendere e di volere. Proprio il susseguirsi di un comportamento apparentemente lucido – ma in realtà, palesemente fuori le righe – che ha indotto il primo giudice a discostarsi dalla consulenza tecnica d’ufficio (ctu), avvalora la tesi della presenza di un disturbo delirante di una tale gravità da connaturare un vizio totale di mente: ed è proprio il perito (il professor Antonello Crisci dell’Università di Salerno, ndr) che sottolinea questo passaggio, probabilmente non compreso appieno, o comunque non accettato dal collegio cosentino, nonostante i chiarimenti offerti dal consulente, a riguardo».
Secondo i giudici d’appello «si tratta di una condizione patologica in cui la mente è imprigionata e ogni comportamento, sebbene possa apparire lucido, calcolato e autodeterminato, è dettato da un’idea centrale, dominante, che di per sé non corrisponde alla realtà materiale, poiché falsa, costruita, dunque inesistente». La difesa, rappresentata dall’avvocato Vincenzo Tiano, si è avvalsa della consulenza del criminologo Francesco Bruno. 

L’AGGRESSIONE Il primo aprile del 2015 i poliziotti erano intervenuti nello studio legale della vittima, l’avvocato Vincenzo Valentini (difeso dagli avvocati Nicola Rendace), in pieno centro a Cosenza, dopo la segnalazione del portiere dello stabile. Lo studio era completamente a soqquadro con l’arredamento distrutto e numerose macchie di sangue.
Dopo l’aggressione la vittima era stata soccorsa da un medico residente nello stesso stabile. Gli agenti hanno ricostruito l’accaduto e hanno subito identificato l’autore dell’aggressione. Poche ore dopo Guerino Nigro infatti si presentò con il suo legale negli uffici della Questura dove venne arrestato. Posto ai domiciliari, tornò in carcere per aver violato la misura cautelare. Dopo la sentenza di primo grado, il suo legale l’avvocato Vincenzo Tiano ha fatto ricorso in appello e i giudici di secondo grado  hanno pronunciato una sentenza di assoluzione, motivandola ampiamente. 

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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