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Bevacqua: «L'assemblea ci dice di fermarci»

REGGIO CALABRIA «Non vi chiedo “Fermatevi”, vi dico “Fermiamoci”. Le parole pronunciate da Franceschini sono, ancora una volta, quelle che meglio colgono razionalmente il momento e i rischi evident…

Pubblicato il: 19/02/2017 – 19:44
Bevacqua: «L'assemblea ci dice di fermarci»

REGGIO CALABRIA «Non vi chiedo “Fermatevi”, vi dico “Fermiamoci”. Le parole pronunciate da Franceschini sono, ancora una volta, quelle che meglio colgono razionalmente il momento e i rischi evidenti di una folle corsa verso il precipizio. L’odierna assemblea nazionale del Pd, ha visto gli interventi di tanti autorevoli esponenti del partito, caratterizzati da un forte e reiterato appello all’unità: ebbene, io credo meritino una riflessione ben ponderata e più approfondita da parte di chi pensa di mandare tutto a carte quarantotto».  Lo sostiene, in una nota, il consigliere regionale del Pd Domenico Bevacqua. «Il Pd è nato da un progetto alto e innovativo – continua il consigliere –  capace di cogliere e rielaborare le sfide della modernità, capace di coniugare le istanze delle diverse anime del riformismo italiano. La scissione non è un gioco a somma zero: la perdita si riverserà su tutto il campo progressista, davanti all’allegro gongolare dei peggiori e aggiornati rigurgiti degli incubi novecenteschi. Ricatti e minacce sono frutto di una miopia che non riesce a guardare oltre il ristretto orizzonte del proprio naso. Il Pd c’è, non si torna indietro. Tantomeno si può accettare lo sconcertante spettacolo quotidiano di una litigiosità che, sovente, appare pretestuosa e centrata sui personalismi più che sulle idee. C’è da discutere? Si discuta: approfonditamente, liberamente, com’è nel nostro dna. Ma, a un certo punto, si decida, senza continuare ad accampare scuse e pretesti. Non ci sono motivi di merito per decidere di andare via: nulla, in Italia, somiglia, anche lontanamente, alla democrazia interna garantita e perseguita da questo partito. Fermiamoci, dunque, senza se e senza ma. Non chiedo la rinuncia a portare avanti ognuno le proprie ragioni, tutt’altro: mi appello al rispetto verso il nostro popolo, che ci considererà tutti colpevoli e nessuno innocente. Ma la responsabilità, quella vera, quella storica – conclude Bevacqua –  sarà di coloro che avranno voluto continuare a urlare, restando sordi al richiamo all’unità e a quelle profonde ragioni dello stare insieme che sono la linfa vitale di cui si nutre e da cui prende forma e corpo un partito come quello di cui facciamo parte».  

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