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Il commissario Scura è astigmatico

Quando si dice che l’appetito (di potere) viene mangiando è cosa vera! È quanto sta accadendo in Calabria con il Commissario ad acta per il piano di rientro. Dispone tutto senza confrontarsi, …

Pubblicato il: 20/02/2017 – 7:05
Il commissario Scura è astigmatico

Quando si dice che l’appetito (di potere) viene mangiando è cosa vera! È quanto sta accadendo in Calabria con il Commissario ad acta per il piano di rientro. 
Dispone tutto senza confrontarsi, preventivamente, con alcuno. Neppure con i sindaci. Se ne frega della rilevazione del fabbisogno epidemiologico, che neppure pretende di conoscere, adottando atti che altrove sono (naturalmente) la sua diretta conseguenza. Apre e chiude strutture a suo esclusivo compiacimento. Transige pretese dei creditori, spesso indebite, però a quasi totale carico delle Asp. Espropria persino le competenze legislative assegnate dalla Costituzione al Consiglio regionale. 
In questi giorni la chicca, suppone di esercitare nei confronti delle aziende sanitarie e ospedaliere il potere che una volta esercitava sugli atti della giunta il «Commissariato regionale di controllo». Quel commissariato che non c’è più con l’abrogazione, avvenuta nel 2001 con la legge costituzionale n. 3, dell’articolo 130 della Carta. 
Nonostante ciò il Commissario ad acta interviene simulandone l’esistenza e riassumendone i poteri.  Sta, infatti, adottando atti di revoca e annullamento, presumendo esplicitamente di agire in autotutela, di atti approvati dai direttori generali delle aziende sanitarie che, giova ripetere, sono munite di «autonomia imprenditoriale». Checché ne dica la assurda lettera dell’art. 7, comma 1, della legge regionale 11/2004, scritto da chi ignorava assurdamente l’esistenza dal 1999 di un ulteriore decreto delegato (n. 229), modificativo della regola del 1992. Con questo, veniva paradossalmente riattribuita alle allora Asl (oggi Asp) e Ao la «autonomia gestionale» non più esistente all’epoca da oltre cinque anni. Una vergognosa gaffe legislativa che il legislatore regionale dovrebbe provvedere a correggere!
Ritornando al Commissario ad acta, si ha il dovere di ricordargli che l’autotutela si esercita attraverso gli atti di ritiro che consistono in «quei provvedimenti a contenuto negativo, emanati in base ad un riesame effettuato nell’esplicazione dello stesso potere amministrativo già esercitato, al fine di eliminare un provvedimento precedentemente adottato e conseguentemente far venire meno anche i rapporti giuridici instaurati in forza di quest’ultimo» (Virga docet). 
Da qui emerge che è esclusivamente lo stesso organo che ha emesso il provvedimento, che si ritiene dal medesimo viziato e/o inopportuno, a decidere rispettivamente di annullarlo ovvero revocarlo, esercitando un tale potere autonomamente ovvero perché all’uopo intimato. Tra questi neppure il Commissario ad acta. Lo stesso, infatti, a mente della Costituzione (art. 120, c. 2) e legislazione attuativa nonché della giurisprudenza costituzionale unanimemente intervenuta, può solo sostituire la giunta e il suo presidente nella assunzione di provvedimenti amministrativi e regolamentari che riguardano la sanità commissariata. 
Al riguardo, un comportamento ondivago del commissario ad acta. Male ha fatto a non pretendere, così come, di contro, avrebbe potuto e dovuto, la nomina dei manager delle Asp e delle Ao. Ha fatto di peggio nel modificare quanto contenuto nelle leggi regionali e riprogrammando la sanità «a mano libera». Stupisce, negativamente, imponendo alle Asp transazioni con i privati con al seguito accolli alle medesime di milioni di euro, mettendo così in crisi i loro bilanci e soprattutto  decurtando, per uguale importo, l’erogazione di Lea, che il Commissario dovrebbe invece tutelare per ineludibili obblighi di ufficio. Continua a fare malissimo ad intervenire in autotutela nei confronti di atti emessi – per esempio – dall’Asp di Cosenza nell’esercizio della sua autonomia imprenditoriale. Supponendo in ciò la presenza di atti contrari alla legge, inopportuni ovvero incidenti negativamente sul piano di rientro, tale da renderlo impossibile. Suo compito, ricorrendo gli anzidetti presupposti, ove mai sarebbe quello di revocare i direttori generali agenti, previa apertura dell’apposito procedimento. 
A guardare bene la posizione del commissario ad acta è quantomeno astigmatica, nel senso di vedere «sfocate» le competenze legislative riservate al Consiglio regionale e quelle amministrative di esclusiva peculiarità delle aziende sanitarie. Due prerogative delle quali il Commissario non può assolutamente appropriarsi, salvo la titolarità di quei «super poteri» di cui c’è traccia grafica nella scaffalatura delle più accorsate fumetterie, neutralizzabili unicamente con larghe dosi di kryptonite, della quale la Regione Calabria è ampiamente sfornita.

*Docente Unical

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