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L'armatore Ranieri sarà processato per estorsione

CATANZARO Avrà inizio il prossimo 21 aprile il processo a carico dell’imprenditore navale Antonio Ranieri, accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Secondo l’accusa, rappresentata dal …

Pubblicato il: 20/02/2017 – 17:07
L'armatore Ranieri sarà processato per estorsione

CATANZARO Avrà inizio il prossimo 21 aprile il processo a carico dell’imprenditore navale Antonio Ranieri, accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Secondo l’accusa, rappresentata dal sostituto procuratore della Dda Vincenzo Capomolla, Ranieri (in concorso con Gianfranco Gregorace, Beniamino Ammiragli, Antonio Saraco, per i quali si procede separatamente), avrebbe costretto, con minacce implicite ed esplicite, derivanti dalla forza intimidatrice del vincolo associativo mafioso, Mario Grossi – e, attraverso mediatori, anche Carlo Stabellini, soci della Salteg srl, società titolare del porto di Badolato – ad affidare la gestione del porto alla Ranieri Boat Service. Un affare lesivo nei confronti dello stesso fratello di Antonio Ranieri, Pietro, anch’egli armatore, che insieme ai suoi figli, aveva già pattuito e concordato modalità economiche e contrattuali più favorevoli rispetto a quelle applicate dalla Ranieri Boat. I fatti rilevati dagli investigatori, e oggetto del capo d’imputazione, risalgono al periodo marzo-maggio 2009.
Le strade tra i due fratelli armatori d’altronde si erano divise già dal 2005 quando l’azienda di famiglia è stata scissa tra Pietro e Antonio.
Il procedimento a carico di Antonio Ranieri è uno stralcio del processo “Free boat – Itaca” le cui indagini si sono concentrate sugli illeciti commessi nella costruzione e gestione del porto di Badolato.

SCOPPIA UNA GUERRA DI MAFIA In particolare Gregorace, direttore dei lavori e socio Salteg, avrebbe minacciato «implicitamente Mario Grossi adducendo che qualora la gestione del porto fosse stata affidata a Pietro Ranieri sarebbe scoppiata un guerra di mafia in Badolato» anche con l’attuazione di azioni di danneggiamento. Secondo quanto affermato, Pietro Ranieri era inviso «alle persone di rispetto» di Badolato. 



LA CENA Qualche giorno prima della firma del contratto, Gregorace avrebbe fatto partecipare a una cena, all’insaputa di Grossi, sia Antonio Ranieri che Alfredo Ammiragli che viene presentato come un “uomo di rispetto” in grado di “guardargli le spalle” e vicino alla storica famiglia di ‘ndrangheta dei Libri. Le pressioni proseguono, secondo l’accusa, nel momento in cui Ammiragli presenta a Grossi, in un’area di servizio del nord Italia, tale Ugo Libri.

IL RUOLO DI ANTONIO RANIERI L’imprenditore modenese Grossi, stando alle ricostruzioni degli inquirenti, fece, suo malgrado, la conoscenza di diversi esponenti della criminalità organizzata. Lo stesso Antonio Ranieri, al fine di costringerlo ad affidargli la gestione del porto, si sarebbe presentato a Mario Grossi quale imprenditore sostenuto dalla famiglia Ruga di Monasterace. Inoltre, nel corso della cena organizzata da Gregorace, Antonio Ranieri avrebbe presentato a Grossi Antonio Saraco introducendolo come «colui che avrebbe ereditato “la dote di ‘ndrangheta” posseduta da Vincenzo Gallelli», come «”emergente e nuovo referente” criminale per il territorio di Badolato», vista la riferita perdita di potere di Vincenzo Gallelli. Le cene e gli incontri si susseguono e a Roccella Ionica, l’imprenditore modenese si trova stretto tra Antonio Ranieri e Antonio Saraco il quale, secondo l’accusa, afferma che «la ndrangheta aveva necessità di riciclare il denaro con la realizzazione e gestione di strutture portuali, facendo, altresì, intendere al Grossi che Antonio Saraco era socio occulto di Antonio Ranieri», il tutto con l’intento di condizionare la libertà di scelta di Grossi. 
Inoltre il 24 aprile 2008 gli inquirenti registrano un incontro nel villaggio turistico “Aquilia” di Saraco, al quale partecipano Antonio Ranieri, Giuseppe Aquino, Antonio Saraco e Francesco Saraco e «nel corso del quale venivano disciplinate le strategie per la conseguente acquisizione della struttura portuale, e l’affidamento del porto, anche in conseguenza della determinazione del fallimento della società del Grossi».

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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