CATANZARO Un’organizzazione numerosa e tenace nei suoi intenti, una banda organizzata che continuava imperterrita a compiere furti d’auto nonostante l’intervento tempestivo dei carabinieri nel recuperare la refurtiva e restituirla ai proprietari prima che venisse messo in atto il cosiddetto cavallo di ritorno. Venti persone sono state arrestate, con l’accusa di associazione per delinquere e furto aggravato, nell’operazione “Safety car”, condotta dai militari del comando provinciale di Catanzaro, della compagnia di Soverato e della stazione di Gasperina, coordinati dal procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri e dal sostituto Graziella Viscomi. «Il tipo di reato sul quale siamo intervenuti – ha detto il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri – è odioso perché tocca la collettività e la sua sicurezza». Decine le auto rubate, da settembre 2015 a oggi, ha ricordato il procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri. Quarantaquattro furti, 38 macchine rubate e restituite prima che si mettesse in atto il ricatto del cavallo di ritorno, ossia la restituzione del mezzo dietro la corresponsione di una somma di denaro. Un lavoro certosino quello degli inquirenti, che hanno lavorato sulle immagini riprese dalle telecamere seguendo il percorso organizzato dalla banda. Un’organizzazione tenace, formata da persone di etnia rom, in grado di operare al proprio interno uno scambio di ruoli, velocissime nel mettere a segno i colpi, e che – ha sottolineato il colonnello Alceo Greco comandante del reparto operativo – non demordeva nonostante la costante presenza delle forze dell’ordine pronta a rispondere colpo su colpo ad ogni furto.
«Il ciclo delle dinamiche di questi furti è pericoloso – ha spiegato il colonnello Marco Pecci che guida il comando provinciale – perché spesso i proventi dei cavalli di ritorno vengono investiti nell’acquisto di sostanze stupefacenti, comprate dalle organizzazioni ‘ndranghetiste».
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it
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