Ultimo aggiornamento alle 11:39
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 4 minuti
Cambia colore:
 

Piromalli sotto scacco, altri 12 arresti – IL VIDEO

REGGIO CALABRIA Nuovo colpo contro il clan Piromalli. A meno di un mese dall’operazione che permesso di individuare la gigantesca holding internazionale messa in piedi dallo storico casato maf…

Pubblicato il: 21/02/2017 – 6:09
Piromalli sotto scacco, altri 12 arresti – IL VIDEO

REGGIO CALABRIA Nuovo colpo contro il clan Piromalli. A meno di un mese dall’operazione che permesso di individuare la gigantesca holding internazionale messa in piedi dallo storico casato mafioso per infettare con i propri prodotti il settore agroalimentare in Italia e all’estero, nuovi arresti colpiscono il clan che ha scritto di proprio pugno la storia della ‘ndrangheta nella Piana di Goia Tauro.

ARRESTI E NUOVE ACCUSE Su richiesta della procura e per ordine del gip, ai domiciliari è finito l’anziano boss Antonio Piromalli “U Catanisi” e nuove accuse sono state contestate al fratello, Pino “Facciazza”, da tempo in carcere ma comunque in grado di dettare le linee strategiche al resto del clan. Insieme a loro i carabinieri del Ros e del comando provinciale hanno arrestato altre 5 persone, 3 sono finite ai domiciliari, una è stata destinataria di obbligo di dimora, mentre nuove contestazioni sono state mosse a Giuseppe Trimboli, già dietro le sbarre. Per tutti, le accuse sono a vario titolo di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, truffa ed altri reati aggravati dalle finalità mafiose. Fra i soggetti finiti in carcere, ci sono i noti imprenditori del settore oleario Domenico e Gioacchino Careri, come pure Nicola Comerci, già in passato emerso dalle indagini come uomo al servizio del clan per le più diverse esigenze, dalla gestione dei latitanti, agli investimenti nel settore immobiliare, all’inserimento di ditte di riferimento del sodalizio nelle forniture alberghiere. Un rapporto ombelicale e di dipendenza assoluta, non a caso – ricordano gli inquirenti – è al clan e non agli investigatori che Comerci si è rivolto nel giugno 2015 per individuare gli autori del tentato omicidio del figlio Andrea. Ma tra i destinatari del provvedimento eseguito oggi ci sono anche le prestanome dei clan, Cinzia Ferro e Teresa Cordì, grazie alle quali i Piromalli gestivano sia l’infiltrazione nel settore turistico alberghiero, sia nel ramo dell’abbigliamento a Milano e Udine.

SIGILLI AL PATRIMONIO DEL CLAN Per ordine del gip, sotto sequestro preventivo come imprese di ‘ndrangheta sono finite la società S.g.f. Fratelli careri srl, con sede legale  a Milano e stabilimento a San Ferdinando, attiva nella produzione e nel commercio dell’olio di oliva, e il consorzio Copam di Varapodio, costituito da oltre 40 soci, aziende e cooperative agricole, colosso della distribuzione di prodotti ortofrutticoli dal fatturato di oltre 20 milioni di euro l’anno, con ramificazioni e interessi nella Piana di Gioia Tauro, nella Sicilia orientale e nel basso Lazio.

L’INCHIESTA Gli arresti e i sequestri eseguiti oggi dal Ros si inscrivono nel filone investigativo curato dai pm Roberto Di Palma, Matteo Centini, Luca Miceli e Giulia Pantano, che circa un mese fa ha portato al fermo di 33 persone, affiliate o vicine ai Piromalli. Storico casato mafioso, il clan si è dimostrato in grado di evolvere come un Giano bifronte, capace di costruire una holding dagli interessi diversi in campo nazionale e internazionale, ma che a Gioia Tauro continua ad usare le armi per difendere interessi e territorio.

IL RE DI GIOIA TAURO Qui, a governare le strategie del clan – hanno scoperto gli inquirenti – era l’ultrasettantenne Antonio Piromalli, responsabile non solo della gestione di territorio e affiliati, ma anche dell’operazione di pacificazione con gli antichi alleati del clan Molè. Un rapporto che si è rotto nel 2008 con l’omicidio del boss Rocco Molè, ma che Antonio Piromalli ha tentato progressivamente di ricucire, coinvolgendo il ramo della famiglia capeggiato da Michele Molè nella ripartizione dei proventi derivanti dagli affari criminali legati alla gestione del porto di Gioia Tauro.

I MILLE TENTACOLI DEI PIROMALLI Le spericolate avventure commerciali del clan, per gli inquirenti erano invece affidate ad Antonio Piromalli jr, 44enne figlio del boss Pino Facciazza, trasferitosi a Milano per ordine del padre con l’obiettivo di allontanarsi strategicamente dal radar degli inquirenti e degli altri clan. Seguendo pedissequamente le direttive del genitore, tuttora operativo nonostante sia da tempo detenuto, il rampollo dei Piromalli ha costruito un impero finanziario che si estendeva a Est fino a Timisoara ed Oarja, lungo le rotte commerciali degli agrumi, e ad Ovest fino agli scaffali statunitensi dei Walmart, la più grande rete della distribuzione alimentare al dettaglio, e dei Costco, il gigante dell’ingrosso a stelle e strisce. Grazie ad una galassia di società – intestate a prestanome, ma che di fatto governava – Antonio Piromalli gestiva un impero in grado di investire nei più diversi settori commerciali. Quarantaquattro anni, faccia pulita e anonima, una cravatta all’occorrenza e la consapevolezza di amministrare un impero, il rampollo dei Piromalli aveva messo le mani sul mercato ortofrutticolo, sull’edilizia, sulla distribuzione alimentare, sul turismo, sui grandi centri commerciali, sull’abbigliamento. Interessi diversi che il rampollo dei Piromalli, insieme al cognato e luogotenente Francesco Cordì, ha saputo distribuire fra cognati e fedelissimi. 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it