REGGIO CALABRIA Ha un valore di 50 milioni di euro il Copam, il consorzio costituito da oltre 40 aziende e cooperative agricole operanti nella Piana di Gioia Tauro, in Sicilia e nel basso Lazio sequestrato dai carabinieri del Ros nell’ambito dell’operazione “Provvidenza 2” contro la cosca Piromalli della ‘ndrangheta. Dall’indagine, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, sono emerse le dinamiche associative e gli assetti mafiosi della cosca Piromalli, evidenziando il ruolo apicale svolto dai fratelli Giuseppe, di 62 anni, detto “Facciazza”, attualmente detenuto nel carcere de L’Aquila, e Antonio Piromalli, di 78 anni, detto “‘u Catanisi”, in grado di orientare gli equilibri criminali dell’intero mandamento tirrenico e di condizionare il locale tessuto economico-imprenditoriale, con particolare riferimento ai settori agro-alimentare e turistico-ricettivo, grazie alla complicità di imprenditori contigui alla cosca. Dall’indagine è emerso, in particolare, che Giuseppe Piromalli, malgrado sia da anni in carcere sottoposto a regime detentivo speciale, fosse in grado, attraverso i periodici colloqui con i familiari e contando su un’efficiente filiera comunicativa, di inviare all’esterno ordini e messaggi funzionali alla direzione degli affari della cosca, controllati attraverso il figlio Antonio, già fermato in occasione dell’operazione del 26 gennaio scorso. Sul piano più generale, le indagini del Ros hanno fatto emergere anche le infiltrazioni dell’organizzazione criminale sia nel settore agroalimentare, documentando le interrelazioni transnazionali strumentali allo sviluppo di importanti traffici commerciali, che nel campo turistico-ricettivo, attraverso ingenti investimenti di denaro di provenienza illecita nell’acquisto di strutture alberghiere in zone costiere ad elevata vocazione turistica. Nel comparto oleario, in particolare, sono emerse le figure degli imprenditori Domenico e Gioacchino Careri, di 55 e 26 anni, legati a Giuseppe ed Antonio Piromalli, per conto dei quali avevano avviato un’attività di esportazione di olio negli Stati Uniti, con la prospettiva di rilevanti introiti derivanti dalla commercializzazione del prodotto nella rete degli ipermercati americani, potendo contare, tra l’altro, sull’articolato circuito di relazioni gestito da Rosario Vizzari, prestanome della cosca stabilitosi da anni nel New Jersey. Un meccanismo che ha consentito ai Piromalli di penetrare nel mercato americano, con prospettive di guadagno e riciclaggio di denaro. I Careri, dal canto loro, avrebbero assunto una posizione rilevante nel settore oleario, vendendo il proprio prodotto ad un prezzo decisamente vantaggioso e dissimulando, dietro l’etichettatura di olio extravergine, la vendita di olio di sansa, in alcuni casi persino avariato. Le ipotesi di frode in commercio e contraffazione alimentare sono attualmente al vaglio delle autorità americane, con specifici approfondimenti da parte dell’Fbi. Tra le persone arrestate ci sono anche Cinzia Ferro, di 44 anni, e Teresa Cordì, di 43, che, per conto della cosca, fungevano da prestanome nella gestione di imprese inserite nei servizi di pulizia e catering di alcune strutture turistiche riconducibili ad importanti società di settore, oltre che nel ramo dell’abbigliamento, con punti vendita in alcuni centri commerciali delle province di Milano e di Udine.
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