Non c’è bisogno di scomodare gli eventi del passato per ipotizzare che anche questa seconda mini scissione del Pd (la prima l’aveva provocata il buon Rutelli) finirà malamente per quanti l’avranno provocata e praticata! Appena si saranno spenti i riflettori sul loro effimero gesto per i vari Speranza, Rossi, Bersani e D’Alema, solo per citare i protagonisti più noti, non resterà altro che il buio della solitudine e la malinconia della tristezza politica!
Nel Pd avrebbero potuto mantenere salda se non altro almeno la guida di una minoranza accasata e attrezzata, mentre altrove neanche questo ruolo sarà loro riconosciuto in considerazione del fatto che l’alone del sospetto aleggerà sempre intorno alle loro azioni, valutate più che per la loro finalità per la loro eticità! Per loro neanche la felicità della ragione, per citare Tolstoj, ove si consideri la lacunosità e la sterilità delle motivazioni addotte a sostegno del grave gesto, clamorosamente smentite non solo dal disimpegno del commensale più avido (Emiliano), quanto dalle loro stesse balbettanti giustificazioni che evito di giudicare per il profondo rispetto personale che nutro nei confronti della loro storia politica! Chiarisco, comunque, che nonostante l’efferatezza del delitto politico, peraltro consumatosi al termine del più emozionante dibattito assembleare degli ultimi tempi (basterebbe in proposito anche il solo straordinario intervento di Walter Veltroni), mi rifiuto di catalogarmi tra quelli che attribuiscono per intero ed esclusivamente le colpe della spaccatura agli stessi infausti, quanto improvvidi, condottieri, non fosse altro che per sentirmi portatore di una cultura politica che assegna al leader non solo l’onere e l’onore del comando di una comunità, quanto anche, se non soprattutto, la capacità e la responsabilità della sua tenuta coesionale!
Detto questo, però, non posso fare a meno di sottolineare quanto sia importante in questo momento che il popolo del Pd non si soffermi più di tanto sulle responsabilità dei singoli (che pure ci sono evidenti in entrambe le parti, ma che andrebbero giudicate per la qualità e non per la quantità ), per dedicare tutto lo sforzo possibile in direzione di un dibattito serrato sulla ripartenza del partito e del suo ruolo nell’epoca dell’involuzione populista che la globalizzazione sta comportando! Non omettendo la dovuta attenzione all’inconsistenza e all’evanescenza delle motivazioni addotte per giustificare l’avvio della diaspora che, se non adeguatamente vanificata, potrebbe dimostrarsi disastrosa non solo per le sorti del partito quanto per il futuro del nostro paese e, forse, della stessa Europa! Posto che ci sia un fondamento di verità (ma non c’è) nel paventare uno spostamento a destra del partito, nell’intravedere il rischio di un solo uomo al comando, nel temere la riduzione degli spazi di contendibilità e nel constatare la mancanza di politiche sociali da parte del governo a guida pd può tutto ciò appagare fino al punto di salvare l’anima dall’evidente macroscopico concorso alla consegna del paese nelle mani degli xenofobi o, ancor peggio, di un manipolo di dilettanti allo sbaraglio? Possibile che non si avverta neanche lontanamente che dietro l’angolo non c’è l’alternativa di sinistra ma lo spettro di un governo con Salvini, Grillo o Brunetta che dir si voglia?
Siamo davvero alla politica dell’horror! I deputati, i senatori, i consiglieri regionali e provinciali, i sindaci, i segretari di circolo e tutti gli iscritti, stavolta forse più che nel passato, dovranno sobbarcarsi, ognuno con il proprio bagaglio di capacità e la propria quota di responsabilità, un surplus di impegno per trasformare la vetrina del dibattito congressuale non in una fiera delle proprie vanità ma nell’esaltazione della supremazia del bene comune!
Lo slogan che dovrà accomunare tutti non potrà che essere «un passo indietro per dare slancio al futuro», avendo coscienza che mai come questa volta il destino di ogni singolo è secondario rispetto alle sorti del partito!
*Dirigente Pd Calabria
x
x