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Ma il golf può far decollare la Calabria

Gentile direttore,in riferimento all’articolo “Soldi, buche e cemento. La legge (azzoppata) sul golf” apparso, qualche giorno fa, sulla vostra testata on line a firma del giornalista Pablo Petrasso…

Pubblicato il: 25/02/2017 – 18:51
Ma il golf può far decollare la Calabria

Gentile direttore,
in riferimento all’articolo “Soldi, buche e cemento. La legge (azzoppata) sul golf” apparso, qualche giorno fa, sulla vostra testata on line a firma del giornalista Pablo Petrasso vorrei, in qualità di capogruppo di “Oliverio Presidente”, fornire alcune precisazioni rispetto alle osservazioni mosse in merito alla proposta di legge sul turismo golfistico.
Partendo dall’attenta analisi di Petrasso che ha sviluppato in più punti l’argomento dimostrando di aver seguito lo svolgimento e il percorso della legge sin dal giorno della presentazione, prendo spunto per sottolineare motivazioni e i reali fini ed obiettivi che, insieme ai colleghi Sergio, D’ Acri, D’ Agostino, Pasqua, mi hanno spinto a presentare la legge, ormai conosciuta come “Calabria Golf Destination”.
Mi preme innanzitutto precisare che non sono né un giocatore di golf né un appassionato conoscitore di questo sport, come credo che non tutti giochino a calcio o a tennis, nonostante la loro diffusione e seguito. Certo è però, che il golf è annoverato tra gli sport più antichi e praticati al mondo e dopo oltre 110 anni è tornato ad essere incluso alle Olimpiadi, il battesimo a Rio 2016, seguirà Tokyo 2020 e poi le Olimpiadi del 2024. A differenza di altri nel mio viaggiare, soprattutto in veste di politico, ho incontrato molte persone che non soltanto giocano a golf ma che intorno ad esso hanno realizzato progetti ed idee di sviluppo economico, investendo in territori molto più piccoli, in difficoltà e con meno potenzialità della Calabria. E tutto questo ha suscitato il mio interesse ed ho iniziato così, se non a praticarlo, a studiarlo attentamente partendo e visitando i luoghi dove il golf è diffuso, ognuno con le caratteristiche tecniche simili ma con modelli di gestione diversi, nel rispetto delle peculiarità di ogni contesto territoriale in cui i campi sono stati realizzati. Anche se non si tratta di semplici “campi da golf” (come la Ryder Cup non è una semplice “partita a golf”), perché a rendere ancora più interessante questo sport è senza dubbio il grande business economico che si muove intorno ma non solo perché c’è molto di più. La base da cui la mia valutazione è partita è stata dalla verifica dei dati recenti sul turismo sportivo, che in barba alla crisi vanta un giro d’affari di 800 miliardi di dollari (il 10% dell’intera spesa turistica mondiale) e il golf con: 70 miliardi di euro all’anno, 35 mila campi, di cui circa 7.000 in Europa, è considerato uno dei maggiori catalizzatori d’investimenti. (I dati sono ufficiali e non ipotetici o immaginari!). E se questa è la realtà invece è necessario sfatare tanti miti e preconcetti che ruotano intorno a questa pratica sportiva, che non è più soltanto appannaggio di classi elitarie o circoscritta a certi ambienti, al contrario è uno dei pochi sport che negli ultimi anni ha visto un trend di crescita esponenziale e sempre più persone, di classi ed età diverse, donne comprese, hanno iniziato a praticarlo (anche questi sono dati reali e facilmente verificabili!). Considerazione a parte meritano invece i dubbi sollevati intorno all’aspetto urbanistico e ambientale che la costruzione degli impianti sportivi (e questo vale in generale), deve necessariamente tener conto.
In tutto il mondo gli impianti sono spesso realizzati ai margini dell’urbanizzato e alcuni addirittura all’interno delle città stesse, dove attraverso pratiche di rigenerazione urbana vengono riqualificate intere aree che si trasformano in parchi cittadini, fruibili quindi a tutti. Sono oltre il 70% della totalità dei campi esistenti che hanno reso il golf uno sport a basso costo e quindi oggi alla portata di tutti, molti sono anche i mini golf per i bambini. È vero che ci sono impianti corredati da strutture ricettive, club house e servizi di alta qualità ma la percentuale di questi si stima a meno del 12%. E in merito alla proposta di Legge 71, rispetto alla prima stesura, sono state apportate le modifiche necessarie ed opportunamente sottolineate dall’assessore all’Urbanistica Rossi, nel rispetto del Piano Urbanistico regionale e ambientale.

La “cubatura” prevista dalla legge, servirà a garantire gli spazi per i servizi, tanto più che l’indice di realizzabilità è stato mantenuto pari a quello agricolo, (0,03 mc/mq), così come previsto dalla legge nazionale sull’urbanistica. Anzi, le zone d’interesse dei green, hanno un indice basso e il suolo occupato da eventuali cubature sarà meno dell’1%. L’annunciato pericolo di “cementificazione selvaggia” non esiste! Altro dato, messo in discussione dai non conoscitori della materia (eppure basterebbe soltanto una banalissima ricerca su internet e sui siti e riviste di settore) è il numero di giocatori abituali nel mondo: 90 milioni! Giocatori che vanno ad alimentare quei dati sul Turismo sportivo! Questo grande numero di appassionati, infatti, spesso lega la propria esperienza alla possibilità di viaggiare e scegliere come destinazione quelle località che sono organizzate, sviluppate con impianti golfistici. Considerando che ogni campo per morfologia, paesaggio e contesto geografico è diverso, i golfisti sono alla continua ricerca di nuove destinazioni. E’ un po’ ciò che accade in Italia con lo sci. Le località sciistiche della penisola, dalle Alpi agli Appennini, registrano centinaia di migliaia di presenze ogni anno che muovono flussi economici tali da garantire sviluppo e crescita economica di intere regioni e quindi offrire occupazione. E siamo arrivati all’ultima buca (visto che almeno il gergo è stato da molti apprezzato)… il vero motivo del progetto di legge, che non è certo quello della speculazione edilizia o di altro (che nulla hanno a che vedere con un agire politico corretto e motivato dall’esercizio della propria funzione), essendo tra l’altro io depositario di altre leggi che si muovono nella valorizzazione e recupero del nostro patrimonio paesaggistico, storico, culturale.
Lo swing (ancora in tema) è quello di incrementare il Pil della Calabria creando sviluppo e quindi generare nuova occupazione, sfruttando i campi da golf come infrastrutture principali in un sistema economico in grado di valorizzare tutte le straordinarie potenzialità ambientali, paesaggistiche, storiche, climatiche, culturali, enogastronomiche di cui questa regione è ricca. Ho personalmente coinvolto in questo progetto l’architetto Giuseppe Miliè, massimo esperto in Italia sullo sviluppo del Golf che, già nel 2010, a seguito di un importante workshop svoltosi a Roma dove parteciparono i più importanti tecnici, progettisti, tour operator e catene alberghiere al mondo nel settore, organizzò un mini tour in Calabria al fine di attrarre investimenti e generare sviluppo (da lì il Masterplan dettagliato allegato alla proposta di legge dimostrativa di come il golf in Calabria si possa e si debba fare).
Nelle nostre comuni riflessioni, per attrarre investitori di ogni settore e di conseguenza i frequentatori, si evidenziava la necessità di “dotare” la Regione di uno strumento importante di pianificazione territoriale che colmasse il vuoto legislativo sul Golf così da garantire regole chiare comuni. Oggi, dei 25 milioni di golfisti indirizzati verso destinazioni nel Mediterraneo, ben il 32% ha cancellato dal proprio itinerario importanti mete come la Turchia, l’Egitto e la Tunisia, per i noti problemi geopolitici. Se la Calabria fosse stata già pronta, la stima delle presenze ipotizzata sul Masterplan non sarebbe quella “riduttiva” di 300 mila.
Creare degli impianti di golf, non solo funzionerebbe ma potrebbe dare nuove opportunità anche alle strutture ricettive che oggi in Calabria lavorano mediamente 60 giorni all’anno, coinvolgendole e mettendole in sinergia con la necessità di accogliere i turisti golfisti. Destagionalizzare è l’altro elemento cardine di “Calabria Golf Destination”. Realizzare questo progetto di destagionalizzazione e diversificazione del turismo garantirebbe soprattutto nuovi posti di lavoro, l’indotto che vi gira intorno è importante: i green keeper (manutentori de
l verde), caddie master (gestori magazzino attrezzatura), marchal (controllori dei cosiddetti tee time), nonché addetti alle manutenzioni, meccanici, segretari, receptionist, operatori del food & beverage, autisti, ecc. Ogni impianto da 18 buche impiega mediamente 60 dipendenti oltre all’incalcolabile numero di professionalità necessarie a gestire le strutture ricettive annesse, e queste non sono visioni ma certezze!
E tutto questo, in conclusione, a costo zero per la Regione, come si evince dall’art. 6 “Disposizioni in materia finanziaria” della proposta di legge, perché gli oneri finanziari sono interamente sostenuti da investitori privati. Ma anche questo non è bastato a placare le “ire funeste” di alcuni e se non proprio a convincerli sulla bontà della legge almeno ad insinuare il dubbio e la capacità di discernimento sul valore della stessa. Bocciare questa legge significa, carte alla mano, rinunciare non ai numeri e alle cifre sopra esposte ma ad una grande opportunità e che in termini di business significa soprattutto far entrare questa regione nei contesti internazionali con un incremento del turismo estero, tanto agognato ma mai decollato.
Eppure basterebbe poco, includendo ad esempio nei propri viaggi la visita alle non distanti Costa del Sol in Spagna o Algrave in Portogallo, per rendersi conto di cosa si va, per i tanti, “blaterando”!

*Capogruppo “Oliverio Presidente” in consiglio regionale

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