Colpisce il fatto che davanti ad un’affermazione come quella fatta dal procuratore Gratteri («La ‘ndrangheta è il primo partito in Calabria»), per molti versi sconvolgente, la reazione della politica calabrese sia stata di assoluto e tombale silenzio.
Non parlo degli altri partiti (quali? dove?), ma parlo del mio partito, il Pd, che avrebbe dovuto sentire il bisogno di fare un’analisi di quanto affermato dal procuratore Gratteri. Ragionare sul come e sul perché sia accaduto questo (ammesso che siano confermate le affermazioni del procuratore Gratteri, che a Catanzaro sta facendo un grandissimo lavoro)
E se un’analisi è troppo, e forse non siamo nemmeno più attrezzati a fare analisi dei fenomeni, il Pd calabrese avrebbe potuto organizzare almeno uno scambio di idee, una chiacchierata fra amici e compagni (non scissionisti). Ma che dico? Almeno un caffè, anche solo un caffè a quel bar sotto la sede regionale del Pd a Lamezia. E tra un macchiato al vetro e un ristretto, tentare un approccio al gravissimo dato che Gratteri ha lanciato, non tanto per il piacere di guadagnare un titolo in prima pagina. Sicuramente per lanciare un segnale. Un segnale di pericolo!
Ma non è successo niente di niente. Ormai sulla politica calabrese puoi rovesciare tutto e di più, tanto ogni cosa scivola senza lasciare traccia.
Eppure i politici onesti e trasparenti sono la maggioranza, anche in Calabria. E questo lo dirò sempre e con forza. Ma siamo tutti colpiti dalla sindrome del silenzio.
E se è vero quello che diceva Pitagora: «L’inizio della saggezza è il silenzio», c’è però da dire che in politica il silenzio equivale al nulla. E talvolta è sinonimo di complicità. E di paura.
*Ex deputato Pd
x
x