REGGIO CALABRIA Finisce sotto sequestro il patrimonio di Giuseppe Stefano Tito Liuzzo, imprenditore del clan Rosmini, finito al centro dell’indagine Araba Fenice, che ha svelato la spartizione mafiosa degli appalti nell’edilizia privata. Per ordine del Tribunale, su richiesta della sezione Misure di prevenzione sotto sigilli sono finiti una ditta individuale, 6 immobili, 3 autovetture e numerosi rapporti finanziari riconducibili a Liuzzo e al suo nucleo familiare, per un valore di 2,5 milioni di euro.Emerso dalle indagini, anche grazie alle dichiarazioni dei collaboratori come referente economico del clan Rosmini nel settore dell’edilizia privata, Liuzzo era non solo titolare di beni e società, ma anche dominus di ditte intestate a terzi, come la compagna Serena Assumma e il cognato, Natale Assumma, anche lui arrestato in Araba Fenice. L’odierno provvedimento di sequestro rappresenta l’epilogo delle ulteriori indagini condotte in materia di misure di prevenzione dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria di Reggio Calabria, che hanno permesso di ricostruire l’intero patrimonio riconducibile, direttamente o indirettamente, all’imprenditore. Accertata anche una gigantesca sproporzione tra tale patrimonio e i redditi dichiarati nelle corrispondenti dichiarazioni dei redditi presentate, quanto meno dal 2005. Le investigazioni, in particolare, hanno permesso di cristallizzare l’aspetto statico della ricchezza attualmente posseduta da Liuzzo e dalla sua famiglia, e quello dinamico delle fonti attraverso le quali detta ricchezza è stata prodotta e si è evoluta nel tempo, sino alla sua attuale consistenza.Sotto il profilo della disponibilità dei beni, i Finanzieri non solo hanno individuato quelli di cui Liuzzo è risultato titolare, ma hanno anche raccolto dati oggettivi in relazione ad altri beni e utilità di fatto a lui riconducibili, quale effettivo dominus, a prescindere dalla loro formale intestazione.
a.c.
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