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Bova: «Pronto a lasciare la commissione se serve a unire»

CATANZARO Catanzaro, Calabria, Italia: un filo, neanche tanto sottile, lega gli affari politici sui Tre Colli a quelli della regione e a quanto sta avvenendo a Roma, il tutto in seno al Partito dem…

Pubblicato il: 28/02/2017 – 18:29
Bova: «Pronto a lasciare la commissione se serve a unire»

CATANZARO Catanzaro, Calabria, Italia: un filo, neanche tanto sottile, lega gli affari politici sui Tre Colli a quelli della regione e a quanto sta avvenendo a Roma, il tutto in seno al Partito democratico. Sarà stato anche un caso che il partito fondato da D’Alema e Bersani si chiami esattamente come il gruppo nato in Consiglio regionale nel 2014, Democratici progressisti, così com’è un caso che anche a Palazzo Campanella, il Pd veda come degli estranei i componenti di Dp.
Arturo Bova, presidente della commissione regionale contro la ‘ndrangheta e consigliere eletto in quota Dp, è stato il primo a rendere pubblica la distanza nei rapporti tra quelli che di fatto sarebbero colleghi di partito. Un’insofferenza che nasce da porte sbattute in faccia prima di riunioni del Pd, ma anche dall’assenza di una collaborazione, salvo poi richiedere, da parte del Pd, il sostegno per la proposta di legge sui vitalizi.

I rapporti tra Pd e Dp sono ai ferri corti?
«Diciamo che eravamo partiti con il piede giusto. Poi qualcosa si è perso per strada e di certo non per colpa nostra. Non parlerei di ferri corti però, anche perché il veto nei confronti dei consiglieri Dp, per quel che mi risulta, è stato posto solo da due consiglieri del Pd. Anche se è altrettanto vero che alcune occasioni avrebbero potuto essere gestite diversamente. Ricordo a me stesso che, sebbene in Consiglio regionale operiamo sotto la sigla Dp, noi siamo parte integrante e qualificante della maggioranza, ma soprattutto siamo uomini del Pd e lo rappresentiamo sui territori».

Nomine, ruoli in Consiglio e polemiche: è sempre una questione di potere?

«Per quanto mi riguarda non lo è mai, anzi tutt’altro. Come ho già avuto modo di dire pubblicamente, se mi dicessero che devo dimettermi dalla presidenza della Commissione anti ‘ndrangheta per favorire l’equilibrio politico, o abbattere gli alibi altrui, non avrei problemi a farlo immediatamente. Anzi di questo ne parlerò personalmente in questa settimana con il mio presidente Nicola Irto che ha sempre dimostrato stima, disponibilità e considerazione nei miei confronti. Per come la vedo io, l’unità del gruppo e del partito è la base su cui costruire quel cambiamento di cui la Calabria ha bisogno e che finora non è propriamente decollato».

A proposito di riunioni a porte chiuse, in quella di ieri, alcuni consiglieri Pd hanno ribadito di non gradire la giunta dei tecnici.
«Il lavoro che soprattutto alcuni assessori stanno svolgendo è encomiabile e sono convinto che di questo sia pienamente consapevole anche il presidente Oliverio. Per di più gli assessori tecnici hanno dimostrato di essere molto disponibili al dialogo e all’incontro. Non ho mai contestato il primato della politica. Ma la scelta della giunta tecnica è stata dettata dalla necessità di mandare un messaggio inequivocabile in un momento in cui il populismo dilagante navigava avendo in poppa il vento della nota vicenda giudiziaria “Rimborsopoli”. Preciso, sin d’ora, che nulla è cambiato nello scenario politico che ha determinato quella scelta. Semmai qualcosa o qualche posizione è peggiorata. Dunque, è bene che si sappia che, in caso di ritorno alla politica, il riferimento certamente non può essere a chi ha dovuto lasciare, ma semmai alle tante energie che ci sono in Consiglio e che aspettano solo di essere valorizzate».

È possibile quindi che si profili una collaborazione in consiglio tra il gruppo Dp e quello di Oliverio Presidente?
«I gruppi collaborano a prescindere da particolari schieramenti. Voglio, tuttavia, sgombrare il campo da possibili equivoci o strumentalizzazioni. Io lavoro solo ed esclusivamente per la Calabria e non per singoli schieramenti o posizioni personali o di bottega. Il giorno in cui facessi un solo passo che possa danneggiare Mario Oliverio, toglierei il disturbo per dignità e onestà intellettuale, prima ancora che morale. Semmai, è quantomai necessario e non più procrastinabile uno scatto di reni che renda concreto il discorso pronunciato dal presidente Oliverio in occasione della presentazione del report sui due anni di governo regionale. Quel discorso, che personalmente avevo interpretato come una dichiarazione inequivocabile di discontinuità nell’azione di governo regionale, necessita di azioni, fatti e atti concreti che lo riempiano di contenuti e lo caratterizzino per credibilità innanzitutto. Le critiche che ci provengono da diversi settori importanti della Calabria, non possono essere liquidate come mere avversioni. La Calabria vuole crescere e noi dobbiamo saper dare risposte a questa domanda di progresso».

Voltiamo pagina e guardiamo a Catanzaro. Poco più di novanta giorni e si voterà: il Pd sembra aver trovato la quadra sul nome di Enzo Ciconte, con l’appoggio di Ncd e del resto della coalizione. Più di centro che di sinistra. Lei ha sin da subito, invece, sposato l’opzione Nicola Fiorita: conferma la scelta?
«Oggi sono più convinto di ieri che l’elezione di Nicola Fiorita a sindaco della città capoluogo di regione, sia un tassello fondamentale per l’implementazione delle politiche regionali. Anzi, già la candidatura di Nicola Fiorita, espressione del mondo universitario, dell’associazionismo e del volontariato, doveva essere accolta e interpretata come una assunzione di responsabilità e consapevolezza di quel mondo che negli ultimi anni ha girato le spalle ad una politica troppo spesso autoreferenziale, chiusa su sé stessa e sempre più distante dalla domanda di partecipazione. Avrebbe dovuto essere accolta come la panacea per guarire i mali dell’astensionismo. E invece, di fatto, è stata osteggiata da chi ha ben capito che Nicola Fiorita sarebbe, per antonomasia, il paladino del nuovo corso catanzarese e calabrese. Per di più, non è un mistero che per tradizione politica e formazione, sia sempre stato scettico e perplesso, anzi contrario, sull’utilità di una coalizione tra Pd e Ncd, cioè tra il centrosinistra e il nuovo centrodestra. Mi pare una cosa innaturale, soprattutto oggi che c’è bisogno di rispondere al disagio, alla povertà, agli squilibri sociali. Proprio in quest’ottica, quindi, sin da subito ho scelto di sostenere il professor Fiorita. Ha qualità umane e professionali che lo rendono un candidato ideale per chiunque si riconosca davvero nel centrosinistra. Per me non c’è mai stata un’altra opzione. Ieri, di fatto, il mio partito ha lanciato la candidatura di Enzo Ciconte. Si è detto che con Enzo Ciconte si vince sicuro. Conosco le notevoli potenzialità elettorali di Enzo Ciconte, ma il punto è un altro: mai come oggi il risultato deve passare in secondo piano per far posto alla qualità dell’offerta elettorale».

E poi c’è il particolare non trascurabile dell’inchiesta “Rimborsopoli”…
«A prescindere della permanenza dei motivi che avevano indotto proprio lo stesso Ciconte al gesto nobilissimo di lasciare la vice presidenza della giunta e l’assessorato al bilancio, a prescindere dalla circostanza che l’udienza preliminare si celebrerà prossimamente e, dunque, in caso di rinvio a giudizio, ci troveremmo a dover sostenere un candidato a sindaco rinviato a giudizio. Se ciò avvenisse, a prescindere dal regalo su un piatto d’argento che faremmo in questo modo al populismo e alla destra catanzarese, la scelta di Ciconte apparirebbe come una chiusura di porta in faccia a quel mondo cui facevo riferimento prima. Spesso chiamiamo la società civile in soccorso. Quando risponde con maturità e convinzione, è nostro preciso compito convogliarla sui binari di un sano e convinto impegno per la causa comune. Spero che chi di competenza, ad iniziare dai vertici di partito, si mettano una mano sulla coscienza e capiscano che non è più tempo di caminetti, scelte elitarie e prove di forza con truppe cammellate. Catanzaro ha bisogno di un governo cittadino forte, qualificato, sganciato da vecchie logiche di malapolitica e che sappia proiettare la città capo
luogo di regione nel ruolo che le compete tanto nello scacchiere regionale, quanto in quello nazionale. E poi, lasciatemelo dire, c’è bisogno di sano entusiasmo. Solo chi non ha visto o fa finta di non aver visto quello che è successo la sera della presentazione di Nicola Fiorita alla Casa delle Culture della Provincia di Catanzaro, può ignorare questa mia considerazione. Sono sicuro che sapremo trovare la quadra e che a Catanzaro ci siano ancora i margini per riportare l’interesse della città al centro dell’agenda politica».

Invita Ciconte ad abbandonare la contesa interna?
Sono convinto che Enzo Ciconte saprà farsi interprete dell’interesse superiore della città e continuerà a fare il consigliere regionale per poi prepararsi alla avventura parlamentare una volta che sarà prosciolto da ogni accusa. Il suo contegno in questa fase, potrebbe essere veramente la chiave di volta anche per una sua migliore valorizzazione politica. Spero che parleremo nei prossimi giorni di tutto questo e alla fine ridaremo a Catanzaro una nuova primavera, sicuramente “fiorita”».

an. ri.

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