Da più tempo, e a fasi alterne, si ripropone il problema del rilancio dell’azione amministrativa della Regione Calabria senza entrare nel merito di cosa si debba rilanciare. Si fa spesso riferimento al ritorno della politica in giunta perché il tempo dei tecnici sarebbe finito.
La verità è che la capacità e la pratica di governo non sono innate e non si acquistano facendo grandi cose negli altri campi dell’attività umana. L’uomo di governo si fa governando gli uomini, discutendo con gli avversari, cercando di convincerli del loro errore e rimanendo anche persuaso dagli avversari della necessità di mutare parzialmente la propria strada. Pertanto, appare evidente che il problema non è se i tecnici chiamati da Oliverio debbano sloggiare perché tecnici, ma se questa giunta, nel merito delle questioni, abbia inciso o no in questi mesi rispetto alle grandi questioni: a cominciare dalla credibilità!
Invero, appare quanto mai evidente che le quotazioni della Calabria rispetto ai centri decisionali nazionali ed europei siano palesemente accresciute non per solo merito della giunta tecnica – sia chiaro – ma, complessivamente, di giunta e Consiglio con la pressante e decisa regia del governatore, Mario Oliverio.
Rispetto alla vecchia programmazione vi è – nella 2014/2020 – una novità che spesso viene sottaciuta che è rappresentata dalle condizionalità ex ante che la Commissione Europea vincola al trasferimento delle risorse comunitarie. Si tratta di alcuni strumenti fondamentali per l’efficacia dei programmi comunitari: Piano trasporti, Piano rifiuti, Strategia per l’innovazione S3. L’approvazione di questi strumenti ha consentito di rendere operativo il Programma consentendo alle imprese calabresi di rispondere in massa ai bandi sull’innovazione e il rafforzamento della competitività (40 milioni), ai Comuni di partecipare ai bandi sui porti (22 milioni) o sulla raccolta differenziata (34 milioni) o sull’adeguamento sismico nelle scuole (30 milioni) o – da qui a poco – ai bandi sulla Pubblica illuminazione e l’efficientamento energetico (35 milioni). Per non parlare del Piano d’azione occupazione e inclusione presentato nei giorni scorsi che prevede un reddito di inclusione attiva per circa 17 mila calabresi (280 milioni) oltre al piano delle politiche attive destinato ai percettori di ammortizzatori sociali in deroga, per cui la Calabria vanta il primato tra le regioni d’Italia (29 milioni).
Questi sono fatti il cui merito non è ascrivibile solo alla giunta ma, in eguale parte, anche al Consiglio per l’apprezzabile speditezza e, al contempo, la diffusa partecipazione alle decisioni: riunioni, audizioni, commissioni consiliari, consiglio. Un raro esempio di concretezza ed efficienza di cui, però, dobbiamo sentirci protagonisti senza cedere alla superficialità dei giudizi.
La nostra missione, dunque, è quella di non fallire e di dare senso alla nostra permanenza in consiglio regionale senza porci problemi che non ci sono. Perché chi voglia trovare le ragioni del proprio impegno politico può farlo elevando la qualità legislativa di una Regione che ha bisogno di condivisione e non già di cesure che rallentino un processo difficile e ostico ma, al tempo stesso, necessario e non più rinviabile.
Ecco perché – alla luce di questi risultati – trovo dannosa e improduttiva la polemica sui tecnici in giunta. Una giunta, tra l’altro, guidata da chi è cresciuto a pane e politica che con il necessario equilibrio saprà agevolare i rapporti con il Consiglio nel perimetro delle competenze politiche e amministrative di ciascuno.
Il problema vero è che i risultati epocali di questi mesi – che, sia chiaro, non sono sufficienti – non ci hanno consegnato la cifra esatta del nostro impegno perché non riscontriamo l’impatto immediato tra i cittadini.
È l’eterna lotta tra chi pensa alle prossime elezioni e chi invece – senza scomodare De Gasperi – pensa, non dico alla prossima generazione, ma almeno a non trascorrere questo tempo nella massima istituzione calabrese senza lasciare traccia di sé.
*Consigliere regionale Pd
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