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Antimafia, ok al sequestro degli elenchi dei massoni calabresi

ROMA Nell’ambito dell’inchiesta sui rapporti tra mafie e massoneria, la Commissione parlamentare Antimafia, nella seduta odierna, ha deliberato all’unanimità il sequestro degli elenchi degli iscrit…

Pubblicato il: 01/03/2017 – 15:08
Antimafia, ok al sequestro degli elenchi dei massoni calabresi

ROMA Nell’ambito dell’inchiesta sui rapporti tra mafie e massoneria, la Commissione parlamentare Antimafia, nella seduta odierna, ha deliberato all’unanimità il sequestro degli elenchi degli iscritti, dal 1990 a oggi, alle logge di Calabria e Sicilia delle associazioni massoniche: Grande Oriente d’Italia; Gran Loggia Regolare d’Italia; Serenissima Gran Loggia d’Italia; Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori. Il provvedimento è stato assunto in seguito alla mancata consegna degli elenchi più volte richiesti dalla Commissione. Al fine di acquisire la documentazione necessaria, la Commissione ha delegato lo Scico della Guardia di Finanza di Roma a procedere alle perquisizioni delle sedi nazionali delle quattro associazioni.
Il provvedimento è stato assunto in seguito alla mancata consegna degli elenchi più volte richiesti dalla Commissione. Il sequestro degli elenchi – da quanto si è appreso – starebbe avvenendo in queste ore. La Commissione, guidata dalla presidente Rosy Bindi, ha chiesto più volte alle obbedienze massoniche – chiamate in audizione – la consegna degli elenchi, consegna che però non è mai avvenuta. Da tempo l’Antimafia ha acceso un faro sui rapporti tra mafie e massoneria sia in seguito agli sviluppi di alcune inchieste della Dda di Reggio Calabria, sia dopo l’audizione della procuratrice aggiunta di Palermo, Teresa Principato, che ha raccontato della rete di protezione di cui gode il boss latitante Matteo Messina Denaro.

GIARRUSSO: «PARTORITO UN TOPOLINO» «Abbiamo partorito il topolino: restringere l’ambito di sequestro degli elenchi a due regioni quando il raggio d’azione delle mafie è nazionale, con soggetti operanti stabilmente a Roma, è una limitazione che renderà monca l’indagine». A dirlo è il senatore Mario Michele Giarrusso (M5S), commentando la decisione assunta oggi dall’Antimafia di chiedere alla Finanza il sequestro degli elenchi degli iscritti alla massoneria in Calabria e in Sicilia. «Si è evitato di prendere gli elenchi della Toscana – prosegue ironicamente Giarrusso – non sia mai si trovasse qualche nome molto conosciuto. È questa una scelta incomprensibile alla luce delle evidenze investigative in cui si trova traccia di rapporti tra massoneria e mafie che ha riguardato da tempo, per esempio, il traffico dei rifiuti in Toscana. La verità è che chiedendo il sequestro di tutti i nomi, si sarebbe aperto un vaso di Pandora che qualcuno vuole tenere chiuso, non sia mai possa esplodere». 

LA COMMISSIONE: ECCO I MOTIVI DEL SEQUESTRO «Nel corso di missioni in Calabria e Sicilia, di documentazione acquisita ed audizioni finora svolte, sono emersi preoccupanti elementi sul rischio di infiltrazione da parte di Cosa nostra e della ‘ndrangheta di settori della massoneria». Sono queste le motivazioni con la quali la Commissione parlamentare antimafia spiega l’avvio di una inchiesta, avvenuta tempo fa, sui rapporti tra mafie e massoneria e l’invio oggi della Guardia di Finanza nelle sedi di quattro obbedienze massoniche per sequestrare gli elenchi degli iscritti in Sicilia e in Calabria. «Si è anche evidenziata la ricerca di relazioni e convergenze tra uomini delle cosche ed esponenti delle classi dirigenti e imprenditoriali appartenenti a logge massoniche finalizzati al perseguimento di comuni interessi illeciti», spiega l’Antimafia. L’inchiesta nasce sia in prosecuzione di attività svolte da altre Commissioni di inchiesta di precedenti legislature, sia in relazione a fatti di cronaca e procedimenti giudiziari recenti avviati dalle Procure della Repubblica siciliane e calabresi per accertare l’esistenza del fenomeno, così attualizzando fatti simili del passato. Per questa ragione sono state svolte dalla Commissione una serie di attività, comprese audizioni a testimonianza di alcuni Gran Maestri o, comunque, di soggetti appartenenti alla massoneria, audizioni di magistrati di diversi distretti giudiziari e si è acquisita molta documentazione. «Ritenendo che le stesse logge massoniche, a rischio di strumentalizzazioni mafiose, avessero interesse ad accertare eventuali devianze, è stato chiesto ai rispettivi Gran Maestri in uno spirito di collaborazione – spiega in una nota la Commissione Antimafia – di trasmettere gli elenchi dei loro aderenti alle logge della Sicilia e della Calabria, regioni interessate dalle indagini e con un numero elevato di aderenti alla massoneria». Questi elenchi sono necessari per verificare la presenza, tra gli iscritti, di soggetti riconducibili a vario titolo alle organizzazioni mafiose o in rapporto con le stesse. La Commissione ricorda di aver più volte reiterato l’invito «ricevendo, tuttavia, risposte del tutto negative o dilatorie,in nome del diritto alla privacy o, addirittura, contestando la stessa legittimazione dell’organo parlamentare all’acquisizione». «Tali obiezioni appaiono assolutamente pretestuose», scrive l’Antimafia. «In un Paese democratico, non esiste associazione di sorta le cui esigenze interne possano prevalere sulle esigenze di tutela della collettività», rileva la Commissione, presieduta dall’on Rosy Bindi. «D’altra parte – si rileva – le inchieste parlamentari sono un aspetto dell’esercizio della funzione legislativa, finalizzate a svolgere un’attività conoscitiva per poi formulare proposte di carattere normativo». Alla luce del rifiuto da parte dei Gran maestri auditi di consegnare i documenti di interesse dell’inchiesta parlamentare, avvalendosi dei poteri attribuiti dall’art. 82 della Costituzione e dalla Legge istitutiva, del 19 luglio 2013,la Commissione ha oggi deliberato all’unanimità di procedere al sequestro degli elenchi delle logge calabresi e siciliane, delegando lo Scico della Gdf di Roma a procedere alle perquisizioni delle sedi nazionali delle quattro obbedienze massoni. La Commissione, «nonostante non sia opponibile in questo caso il diritto alla privacy», ha stabilito che gli elenchi saranno assoggettati al regime di segretezza e quindi non soggetti alla divulgazione.

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