CATANZARO Una nuova entusiasmante scoperta, appena accettata per la pubblicazione sulla rinomata rivista “Scientific Reports” del gruppo Nature, è stata realizzata dal gruppo guidato da Rosario Amato e dal professore Nicola Perrotti, del laboratorio di Oncologia molecolare III e Genetica medica dell’Università di Catanzaro. La scoperta, che vede come primo autore Vincenzo Dattilo, giovane assegnista di ricerca del gruppo di Amato, è tutta realizzata presso i laboratori del Campus catanzarese e segna un punto chiave nella comprensione dei meccanismi di signalling intracellulare tra nucleo e citoplasma, aprendo una nuova visione dei fenomeni e degli eventi che portano all’interazione genotipo-ambiente. La pubblicazione, SGK1 affects RAN/RANBP1/RANGAP1 via SP1 to play a critical role in pre-miRNA nuclear export: a new route of epigenomic regulation, definisce e ricapitola un quadro chiarificatore di quei meccanismi che portano la cellula a produrre micro-RNA come strumento di adattamento e di diversificazione epigenomica in risposta agli stimoli. La chinasi SGK1, le cui pubblicazioni negli anni 90 da parte del professore Perrotti furono tra le prime su scala globale ad affrontare e definire i significati di questa proteina, ha diverse funzioni nell’omeostasi cellulare e quando de-regolata nello sviluppo dei tumori umani. Fu poi il dottor Amato nei primi anni 2000 a chiarirne diverse e fondamentali implicazioni nello sviluppo dei tumori umani, come quelli del colon ed epatici. Oggi il gruppo di ricerca catanzarese dimostra che questa chinasi, regolando il trasporto e indirettamente la maturazione dei pre-miRNA da nucleo a citoplasma in diversi modelli cellulari normali e neoplastici, raffigura un punto chiave nella risposta epigenomica. Non solo SGK1 sembrerebbe regolare alcune funzioni essenziali nel trasporto nucleare ma, attraverso gli stessi meccanismi, la stabilità genomica della cellula mitotica, come dimostrato da un’altra prestigiosa pubblicazione del gruppo sulla rivista Oncogene (anch’essa gruppo Nature). «Questo lavoro – dichiara il dottor Amato – dimostra senza dubbio che l’università di Catanzaro è in grado di generare ricerca competitiva e che la Calabria possa avere nella ricerca e nello sviluppo scientifico e tecnologico la propria personale chiave di volta per una rinascita guidata dai suoi giovani. È ora da chiedersi quanto le istituzioni pubbliche e universitarie sapranno credere e investire in un giovane gruppo di ricerca composto da ragazzi e ragazze calabresi che hanno saputo imporsi all’attenzione della comunità scientifica mondiale».
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