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Omicidio di Spadola, Lacaria colpito alla testa con un corpo contundente

VIBO VALENTIA Si è protratto per quasi sei ore l’esame autoptico sul corpo di Bruno Lacaria, commercialista 52enne che era scomparso l’8 febbraio scorso da Spadola, nelle Serre vibonesi, e che è st…

Pubblicato il: 01/03/2017 – 19:40
Omicidio di Spadola, Lacaria colpito alla testa con un corpo contundente

VIBO VALENTIA Si è protratto per quasi sei ore l’esame autoptico sul corpo di Bruno Lacaria, commercialista 52enne che era scomparso l’8 febbraio scorso da Spadola, nelle Serre vibonesi, e che è stato ritrovato cadavere lunedì pomeriggio in un’area boschiva in località “Lacina”, al confine tra il Vibonese e il Catanzarese. A indicare il luogo ai carabinieri della compagnia di Serra San Bruno è stato Giuseppe Zangari, commerciante 46enne che ha confessato di aver ucciso Lacaria, suo amico e “compare d’anello”, e che è stato sottoposto a fermo da parte della Procura di Vibo con le accuse di omicidio volontario e false dichiarazioni rese al pm.
Non trapela molto dall’autopsia effettuata dal medico legale Katiuscia Bisogni, incaricata dal sostituto procuratore Filomena Aliberti, e a cui hanno preso parte anche i periti della famiglia Lacaria (Maurizio Caglioti e Gisella Magro), assistita dall’avvocato Raffaele Barbara. Il 52enne di Spadola sarebbe morto a causa di un colpo inflitto alla testa con un corpo contundente, circostanza che potrebbe confermare la versione fornita da Zangari, che ha raccontato agli inquirenti di aver colpito Lacaria con un bastone, che però non è stato ritrovato. Sul corpo di Lacaria, infatti, sarebbe stato riscontrato un ematoma che ha causato l’emorragia cerebrale che gli è stata fatale, mentre non è stato rilevato sulla salma nessun segno di ferita da arma da taglio o da fuoco.
Intanto, mentre è attesa per domani la decisione del gip Lorenzo Barracco sulla convalida del fermo, le indagini proseguono a tutto campo e, come specificato martedì in conferenza stampa dal procuratore Michele Sirgiovanni, il caso è tutt’altro che chiuso: oltre a verificare ogni punto del racconto di Zangari (assistito dall’avvocato Enzo Galeota), che ha dichiarato che sarebbe stato lo stesso Lacaria a chiedergli di raggiungere quel posto isolato dove sarebbe avvenuto l’omicidio, gli inquirenti puntano ad accertare se il movente possa essere legato a una pista economica – si parla di un prestito della vittima all’amico – e se qualche complice possa aver aiutato il 46enne che ha confessato l’omicidio.

Sergio Pelaia
s.pelaia@corrierecal.it

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