REGGIO CALABRIA Non è un collaboratore di giustizia. Il suo status rimane quello di imputato del procedimento Gotha e per questo è detenuto in regime di isolamento. Ma Alberto Sarra, un tempo sottosegretario della giunta regionale e fedelissimo dell’ex governatore Giuseppe Scopelliti, sta parlando. E con cognizione. Lui del sistema di potere – massonico, mafioso e criminale, secondo la Dda – che per anni ha governato la città e la Regione ha fatto parte da protagonista. Mal tollerato, ha sempre detto fin dal suo primo interrogatorio. E fin da allora ha iniziato a spiegare ruolo e pesi di chi ne faceva parte. Alcuni stralci delle sue dichiarazioni – rilasciate sotto interrogatorio nel settembre 2016 e nel febbraio 2017 – sono state depositate ieri in udienza preliminare dal pm Giuseppe Lombardo, che insieme ai colleghi Stefano Musolino, Giulia Pantano, Roberto Di Palma, Luca Miceli e Walter Ignazitto, rappresenta l’accusa. E sono destinate a fare rumore. Anche fuori dall’aula bunker. L’ex sottosegretario infatti non solo «conferma – si legge nel verbale riassuntivo di settembre – che senza il Romeo le carriere politiche di Giuseppe Valentino, Giuseppe Scopelliti, Pietro Fuda, Antonio Caridi e Umberto Pirilli, non si sarebbero sviluppate o non si sarebbero sviluppate allo stesso modo» ma parla – in maniera approfondita – «della rete relazionale di Paolo Romeo». E per Sarra, è ben più ampia di quanto fin ora emerso.
NUOVE BANDIERE, NUOVE FORTUNE «Il primo nome che le segnalo – dice al pm Lombardo che lo interroga – è quello di Eduardo Lamberti Castronuovo, molto vicino politicamente all’onorevole Belcastro, assessore provinciale nella giunta presieduta da Giuseppe Raffa». Due nomi noti, in città e nella provincia tirrenica. Ex candidato sindaco del centrosinistra contro Scopelliti, Lamberti deve la sua notorietà non solo alle variegate attività imprenditoriali – è proprietario di un noto istituto clinico e di una rete televisiva – ma anche ad alla folgorante carriera politica. Divenuto assessore dopo il passaggio al centrodestra, pochi anni dopo si è laureato anche sindaco di San Procopio. Un incarico che alla morte della Provincia gli ha permesso di aspirare all’ingresso in Consiglio metropolitano. Cosa puntualmente avvenuta. Sarra lo conosce bene. E conosce bene anche le trattative che hanno portato al suo ingresso nella giunta provinciale di centrodestra guidata da Peppe Raffa.
L’INGRESSO IN GIUNTA «Prima della sua designazione – ricorda – incontrai Lamberti Castronuovo in Cannitello, presso il ristorante Chiringuito. Per tali ragioni parlai anche con Raffa. Le modalità della designazione provocarono alcune mie lamentele rivolte a Raffa, che portarono ad una riunione nella sede della Provincia». Sebbene Lamberti fosse entrato in giunta in quota Grande Sud, quella nomina a Sarra e ai suoi non era piaciuta. Ma, a detta dell’ex sottosegretario, a volerla era stato qualcuno ben più potente di lui. «Rappresentai in quella sede che quale movimento Grande Sud non ci erano piaciute le modalità di nomina, in quanto non ero stato informato che il prescelto era Lamberti Castronuovo. Noi preferivamo infatti il D’Agostino». Per capire come mai fosse stato scelto, spiega Sarra, ci è voluto un po’, ma il quadro poi si è chiarito. «Formalmente indicato dall’onorevole Belcastro», all’epoca sottosegretario all’Ambiente del governo Berlusconi e testa di ponte romana di Grande Sud, la nomina di Lamberti – spiega Sarra – «era in realtà voluta dal Paolo Romeo e dal suo gruppo. Non sono in grado di dire in che modo si possa ipotizzare la consapevolezza del Raffa o la sua adesione alla scelta».
IL PROGETTO Per gli inquirenti, quelle che arrivano da Sarra sono conferme. Agli atti, ben documentate da numerose intercettazioni, ci sono innumerevoli conversazioni fra Romeo e Lamberti, registrate proprio nel periodo di formazione della giunta Raffa. Un processo in cui Paolo Romeo avrebbe avuto un peso, se è vero, come sostiene Sarra, che «anche in questo caso la nomina di Lamberti quale assessore con delega alla Cultura e alla Legalità va inquadrata a mio avviso nell’interesse di Romeo di inserirsi in tali ambiti». Ma questo non è l’unico incarico – continua il sottosegretario – per il quale Lamberti abbia potuto contare sull’endorsement di Romeo. «La successiva candidatura a sindaco di San Procopio dello stesso Lamberti è da leggersi in una più ampia strategia diretta a collocarlo nel consiglio della città metropolitana». Un obiettivo antico per Romeo, che anche pubblicamente – tramite il forum Reggio 2020 – ha sempre predicato la necessità di costruire quella città-Stato metropolitana, che strizza l’occhio ai progetti secessionisti della ‘ndrangheta reggina degli anni Novanta. Ma quelle dell’ex deputato Psdi non erano solo parole. Per mettere le mani sul nuovo ente e soprattutto sulla pioggia di denari arrivati per agevolarne la nascita, Romeo ha costruito una ragnatela fitta di contatti, destinati a collocarsi in posti chiave. Fra loro – spiega Sarra – c’era anche Lamberti Castronuovo. Non più tardi di qualche mese fa entrato nel Consiglio metropolitano di Reggio Calabria.
CASACCHE QUATTRO STAGIONI Per Romeo – è emerso tanto dalle precedenti dichiarazioni di Sarra, come da diversi atti di indagine – Grande Sud non era che uno degli strumenti partitici a sua disposizione. Del resto, nel corso della sua storia personale, l’ex deputato del Psdi ha cambiato diverse casacche e secondo diversi collaboratori ne ha anche vestite diverse contemporaneamente. Uomo di destra, per po’ gravita attorno all’Msi, mentre briga con i fascisti di Ordine Nuovo e Avanguardia nazionale, ma in Parlamento Romeo ci entra sotto le bandiere del Psdi.
GLI STRUMENTI Quando la condanna definitiva per associazione mafiosa, derubricata dalla Cassazione in concorso esterno, lo obbliga a lasciare la politica attiva, sono diversi i canali attraverso cui fa pesare la propria influenza. Al riguardo, afferma Sarra, «voglio sottolineare che Paolo Romeo negli incontri con me esprimeva la volontà politica di An, non un suo punto di vista. Questo avveniva alla presenza di Peppe Valentino, come dimostrano le intercettazioni in vostro possesso». Ma nello stesso periodo è sempre lui a sponsorizzare il poliziotto Seby Vecchio.
TRASVERSALISMI «Per capire le ragioni di tale nomina è significativo valutare il fatto che lo Scopelliti non chiami direttamente Vecchio per comunicargli la sua nomina ad assessore, ma a mio parere questo avvenne per celare il suo rapporto con questi, in quanto legato a persone di altri schieramenti politici che Scopelliti non poteva rendere pubblici». All’epoca, Vecchio era infatti uno dei recordman di preferenze di Forza Italia. Nel 2011 invece, quando viene nominato presidente del Consiglio comunale, è uno degli uomini di punta del Pdl. Per Sarra, anche tale nomina è strumentale ad una strategia di Romeo. «Mi pare seguire – afferma Sarra – la medesima strategia che il Romeo aveva utilizzato per la designazione dell’avvocato Chizzoniti nel 2001. Propendo però per una causale che inquadra il Vecchio in una logica di politica trasversale».
IL MIO AMICO GIUDICE Ma nella rete di Romeo, aggiunge Sarra, non c’erano solo politici. Anche il giudice Giuseppe Tuccio ne faceva parte. Ed era sempre ben informato sulle mosse delle amministrazioni legate a Scopelliti. A riprova di ciò, l’ex sottosegretario ricorda un episodio di cui è stato direttamente protagonista. «Siamo nel periodo in cui il Sole 24 Ore dava notizia di un mio imminente arresto. Il quel periodo, il dott. Boemi firmo una serie di protocolli di intesa con il sindaco Scopelliti». Ex capo della Dda reggina, all’epoca Boemi era a capo della Suap. Qualche anno dopo, al termine del
suo mandato, tocca proprio a Scopelliti, nel frattempo diventato governatore, decidere se confermarlo o meno. «In quel periodo – ricorda l’ex sottosegretario – venni chiamato da Tuccio, il quale mi disse che era molto interessato a tale incarico. In quella sede mi disse che aveva saputo che Scopelliti avrebbe confermato Boemi. Mi disse anche che la conferma del Boemi era incompatibile con l’incarico dato a me, per le pregresse vicende giudiziarie che mi avevano riguardato nel 2008. Rimasi infastidito e non parlai di tale incontro a Scopelliti». A nome di chi il giudice Tuccio avrebbe neanche troppo sottilmente consigliato a Sarra di farsi da parte? Non è dato sapere. Allo stato, vistosi omissis coprono le dichiarazioni dell’ex sottosegretario, che spiega solo «chiesi poi a Giuseppe Scopelliti il motivo per cui avrebbe confermato Boemi. Mi spiegò che era stato il Boemi a chiederlo per ragioni strettamente pensionistiche».
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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