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Omicidio Lacaria, resta in carcere l’amico reo confesso

VIBO VALENTIA Per adesso resterà in carcere Giuseppe Zangari, il commerciante 46enne di Spadola che ha confessato di aver ucciso l’amico Bruno Lacaria a colpi di bastone. Il gip di Vibo Lorenzo Bar…

Pubblicato il: 02/03/2017 – 12:10
Omicidio Lacaria, resta in carcere l’amico reo confesso

VIBO VALENTIA Per adesso resterà in carcere Giuseppe Zangari, il commerciante 46enne di Spadola che ha confessato di aver ucciso l’amico Bruno Lacaria a colpi di bastone. Il gip di Vibo Lorenzo Barracco non ha convalidato il fermo emesso lunedì notte dalla Procura di Vibo per assenza del pericolo di fuga, ma ha contestualmente emanato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del reo confesso, che è accusato di omicidio volontario e false dichiarazioni rese al pm.
Il giudice ha sciolto oggi le riserve dopo l’interrogatorio, tenutosi martedì pomeriggio, in cui l’uomo ha confermato quanto aveva confessato il giorno precedente ai carabinieri di Serra San Bruno e alla pm Filomena Aliberti. Zangari, amico e compare d’anello di Lacaria, ha detto che sarebbe stata proprio la vittima a chiedergli, la mattina dell’8 febbraio scorso, di raggiungere un luogo isolato nei boschi del monte Lacina, ai confini tra Vibonese e Catanzarese, dove venti giorni dopo lui stesso avrebbe fatto ritrovare il corpo del commercialista 52enne di cui si era persa ogni traccia. Il commerciante ha confessato di aver ucciso l’amico con un bastone al culmine di una lite e, sebbene l'”arma” del delitto non sia stata ancora ritrovata, l’autopsia effettuata mercoledì dal medico legale Katiuscia Bisogni ha confermato che a causare la morte di Lacaria è stato un colpo inflitto alla testa con un corpo contundente. Il giorno dopo la scomparsa del 52enne Zangari era stato soccorso in un magazzino di sua proprietà per un avvelenamento e ha inizialmente raccontato agli inquirenti di essere stato costretto a bere pesticida da due uomini armati e a volto coperto. Secondo gli investigatori, però, si è trattato di una «messinscena», ma resta ancora tutto da chiarire il movente del delitto, che potrebbe essere legato a un prestito della vittima all’amico, e la presenza di eventuali complici.

s. pel.

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