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L'autogol del commissario Scura

La Calabria sanitaria passerà, di certo, alla storia per il brutto rapporto della tutela della salute dei calabresi con i precetti della Costituzione. Prioritariamente, con quelli che sanciscono la…

Pubblicato il: 04/03/2017 – 12:03
L'autogol del commissario Scura

La Calabria sanitaria passerà, di certo, alla storia per il brutto rapporto della tutela della salute dei calabresi con i precetti della Costituzione. Prioritariamente, con quelli che sanciscono la competenza legislativa – atteso la reiterata violazione della gerarchia delle fonti di diritto – e la leale collaborazione. Sarà ricordata come l’esempio negativo per antonomasia. Quasi l’uomo nero del quale avere paura, del tipo «se fai il cattivo ti faccio curare in Calabria!».  
Insomma, la Calabria come regione simbolo dell’anarchia praticata dai decisori pubblici e della soppressione violenta dei diritti sociali.
È quanto si rileva dalla semplice constatazione degli eventi che hanno caratterizzato la Calabria degli ultimi sette anni, quella commissariata per manifesta incapacità degli organi ordinari a gestire la propria organizzazione sanitaria. Una sanità regionale a due velocità, quella facilitata per chi aveva santi in paradiso e quella della vita impossibile per i soliti diseredati.
Dal commissariamento in poi la catastrofe delle regole e, con essa, l’ulteriore degrado, aggravato dai costi del potere politico «manutentivo» – fatto di terne commissariali accompagnate da advisor inservibili & C. funzionale a rapinare alla Calabria di quel poco che le rimane – e da una regolazione dei relativi piani di rientro strumentali a recuperare sostenibilità di bilanci a discapito dell’esigibilità dei Lea. Quei livelli essenziali di assistenza che si fa davvero fatica a rintracciare.
Al di là della disciplina da rivedere, che sta creando drammi alle regioni del sud e oltre, in Calabria la situazione si aggrava a causa del più recente commissario ad acta, specializzato in cancellazione progressiva del diritto alla salute. Il tutto, peggiorato dal vulnus che entrambi i soggetti istituzionali coinvolti, Regione e Commissariato, sono diventati campioni di sleale collaborazione. L’esatto contrario di ciò che prescrive l’art. 120 della Costituzione che impone a enti territoriali commissariati e commissari di lavorare sinergicamente, all’insegna – per l’appunto – della leale collaborazione, quella cui ovunque si ricorre tranne che in Calabria.

LA CONFESSIONE SPONTANEA DI SCURA Troppo forte la lettera aperta di Scura, pubblicata di recente su uno quotidiano regionale. Un autodenuncia con i fiocchi, nel tentativo di rappresentare goffamente un j’accuse al governatore e al suo entourage. Una sorta di «ti faccio vedere io» che ha l’effetto di un boomerang sui denti.  Al primo turista di passaggio dalle Calabrie, toccando con mano l’erogazione delle prestazioni sanitarie ivi garantite (si fa per dire!), verrebbe da chiedersi cosa ha fatto in tutto questo tempo il Nostro e tutti gli omologhi che lo hanno preceduto, con al seguito quegli advisor che costano tanti milioni di euro all’anno, più di quanto pesano annualmente otto farmacie medie, in termini di spesa farmaceutica, ovvero 41 medici di famiglia o una Uoc ospedaliera. Una conclusione, quella di ritenere inutile tutta «l’armata», che la si ricava dalle stesse ammissioni che il buon Scura tenta di propinare a «suocera» (alias, il governatore) perché «nuora» (alias, la collettività oppressa!) ascolti.  Nel suo scrivere si autoaccusa a ripetizione. 
Ammette l’inammissibile, se è vero come è vero che confessa persino che la situazione contabile dell’Asp di Reggio Calabria è rimasta quella di sempre. Quella che avemmo occasione di rilevare formalmente, io e Spaziante, nella relazione finale dell’inventario del debito pregresso inviata al presidente della Regione del tempo, Agazio Loiero, nel dicembre 2008, che ne aveva preteso correttamente la redazione, e all’allora Premier Berlusconi nel gennaio successivo (2009). 
E i commissari che si sono avvicendati cosa hanno fatto per risolvere il problema di loro stretta competenza? Meglio come hanno fatto ad affermare che i conti andavano e vanno bene senza conoscere i saldi di un gran pezzo della sanità calabrese (quella reggina, comprese le già asl di Locri e Palmi) che allora rendicontava un buco di ben oltre mezzo miliardo di euro? E i revisori aziendali cosa hanno verificato? E la Regione nel chiudere il proprio bilancio al lordo della sanità? E il Tavolo Adduce nel dire gli ok che si vantano, a questo punto indebitamente?
Ma questo è solo un esempio di come diventa davvero difficile non biasimare l’operato Scura. Non si riesce bene a capire cosa abbia fatto di buono. Così come non si comprendono le offese alle collettività e le banalità seriali somministrate, rispettivamente con i suoi improvvisati «comizi» e con le sue lezioncine propinate davanti ad un qualsiasi obiettivo che gli si pone di fronte. 
 E cosa dire delle sue ammissioni formali dei deficit organizzativi gravissimi degli ospedali aperti che non funzionano? E delle strutture che operano senza i requisiti minimali per esercitare? Delle transazioni perfezionate di recente dal medesimo, unitamente al suo sub-commissario, di recente poste a quasi a totale carico delle Asp di Catanzaro e Cosenza, che le hanno subite passivamente per decine milioni di euro sottratti all’erogazione dei Lea?  
Ma di cosa parla Scura? Delle sue indiscutibili responsabilità!  
Che poi ci siano delle grossolane carenze a livello regionale, è tutt’altra cosa!

*Docente Unical

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