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Il capo della "cupola" rompe il silenzio

REGGIO CALABRIA Trentuno indagati all’abbreviato, quaranta decisi a sottoporsi alla decisione del gup. Dopo il rigetto di tutte le eccezioni preliminari presentate dalle difese nel corso delle…

Pubblicato il: 06/03/2017 – 21:22
Il capo della "cupola" rompe il silenzio

REGGIO CALABRIA Trentuno indagati all’abbreviato, quaranta decisi a sottoporsi alla decisione del gup. Dopo il rigetto di tutte le eccezioni preliminari presentate dalle difese nel corso delle prime due udienze, è partita la giostra della richiesta di rito al processo Gotha, scaturito dalla riunificazione delle inchieste dei pm  Giuseppe Lombardo, Stefano Musolino, Roberto Di Palma, Walter Ignazitto, Giulia Pantano e Luca Miceli che hanno iniziato a svelare il volto della direzione strategica della ‘ndrangheta reggina.

TRENTUNO ALL’ABBREVIATO Quasi la metà degli indagati ha anticipato di voler optare per il processo con rito premiale, che impedisce ad accusa e difesa di introdurre nuove prove – il giudice decide allo stato degli atti –  “in cambio” dello sconto di un terzo di pena. Così hanno deciso di fare l’ex vicepresidente di Fincalabra, Nuccio Idone, l’ex sindaco di Villa San Giovanni, Antonio Messina, gli imprenditori Emilio Angelo Frascati e Gaetano Tortorella, il commercialista Natale Saraceno, l’avvocato Paola Colombini, il pentito Roberto Moio, insieme a Antonio Araniti, Giovanni Cacciola, Angela Chirico, Domenico Chirico, Francesco Chirico, Bruno Nicolazzo, Antonio Nicolò, Lorena Franco, Roberto Franco, Pasquale Massimo Gira, Domenico Marcianò, Maria Rosa Martino, Giovanni Sebastiano Modafferi, Alessandro Nicolò, Carmelo Salvatore Nucera, Giovanni Pellicano, Giuseppe Rechichi, Saveria Saccà, Michele Serra, Giuseppe Smeriglio, Domenico Stillitano e Mario Vincenzo Stillitano.

«INTERROGATECI» In otto, fra cui molti dei principali imputati, si sono riservati di decidere se optare o meno per l’abbreviato, condizionando la scelta del rito, al loro esame in aula o alla requisitoria del pm. Per questo molti di loro oggi hanno chiesto di essere ascoltati dai pm. Il primo a sottoporsi ad esame e controesame è stato Giovanni Pontari, funzionario della Regione Calabria e segretario regionale Ugl, indagato per violazione della legge Anselmi aggravata dall’articolo sette. Pontari avrebbe tentato di sconfessare quanto assicurato in una serie di conversazioni intercettate, assicurando allo stesso tempo di essere – a suo dire – assolutamente inconsapevole della rete tessuta da Romeo.
 
DICHIARAZIONI SPONTANEE DI AMODEO Stessa “canzone” – riferiscono – cantata dal noto cardiologo Enzo Amodeo, per anni nel Pd quindi candidato del Centro democratico alle primarie del centrosinistra per le amministrative, che dopo Pontari ha chiesto e ottenuto di rendere dichiarazioni spontanee. Il politico ha tentato di chiarire una delle conversazioni intercettate, assicurando di essere sempre stato indipendente e poco controllabile, dunque estraneo alle accuse contestate.
 
L’EX SINDACO IN DIFFICOLTA’ Chiamato in causa per lo stranamente spedito iter autorizzativo che ha permesso alla Perla dello Stretto di aprire, l’ex sindaco di Villa San Giovanni, Antonio Messina ha tentato di scaricare tutte le responsabilità sulla conferenza dei servizi. A suo dire, quella di concedere al maxicentro commerciale tutti i documenti del caso, anche in assenza di certificati fondamentali, come quello di agibilità è stata una decisione collettiva. Tuttavia – dice chi ha assistito all’udienza – molto in difficoltà è sembrato l’ex politico di fronte alle precise contestazioni fatte dai pm anche a partire dalle dichiarazioni del neopentito Vincenzo Cristiano.
 
QUATTRO ORE DI INTERROGATORIO PER GIORGIO DE STEFANO Per ultimo, il “cliente” più complicato per i pm. Dopo mesi di silenzio, l’avvocato Giorgio De Stefano, considerato a capo della cupola mafiosa che governa Reggio e non solo, ha deciso di parlare. Da legale – dice chi ha assistito all’udienza –  ha mostrato di sapere quale contegno sia meglio tenere in aula e come farsi ascoltare. Per questo, per nulla intimorito si è sottoposto all’esame dei pm Lombardo e Ignazitto, senza farsi intimorire e persino lasciando cadere fra una risposta e l’altra ambigue battute – dice chi c’era – tutte da decifrare. È partito da lontano, dal 1992 l’avvocato De Stefano per affermare che – a suo dire –  nessuna delle accuse contestate risponderebbe al vero, così come pure millanterie sarebbero le dichiarazioni dei collaboratori. Allo stesso modo, buffonate sarebbero le intercettazioni che lo riguardano e assolutamente casuali le circostanze in cui è stato fotografato in compagnia di Paolo Romeo. Tutti punti su cui De Stefano è stato escusso a lungo dai pm, ma che non esauriscono il tour de force dell’udienza preliminare. La prossima è fissata per domani, perché l’orologio della scadenza termini continua a correre. 
 
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

 

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