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«Io, condannato da un pentito millantatore»

Egregio direttore,leggo un verbale di interrogatorio reso da Franco Pino. Nell’interrogatorio emergono fatti e circostanze ampiamente affrontate e discusse durante il processo che mi vide coin…

Pubblicato il: 07/03/2017 – 14:21
«Io, condannato da un pentito millantatore»

Egregio direttore,
leggo un verbale di interrogatorio reso da Franco Pino. Nell’interrogatorio emergono fatti e circostanze ampiamente affrontate e discusse durante il processo che mi vide coinvolto, che durò oltre 15 anni e che interessò 160 persone tutte assolte e prosciolte tranne il sottoscritto, unico condannato. Tra le persone assolte figurano perfino i pentiti e in modo particolare Franco Pino, nei confronti del quale il Pm chiese una condanna superiore a due anni, ma la Corte lo assolse per «non aver commesso il fatto» e il pm non avanzò neanche richiesta di appello. La storia di quel processo è nota ai più: dopo essere stato condannato in primo grado, sono stato assolto in appello «perché il fatto non sussiste». A seguito del ricorso del pm Grisolia, la Cassazione, nonostante il procuratore generale chiese la conferma dell’assoluzione avuta in appello, decise di chiedere un nuovo esame, che mi vide poi condannato in via definitiva.
Ho pagato la mia ingiusta condanna, assolvendo, come da procedure di legge, alla misura detentiva e alle restrizioni del caso per tutta la durata della pena, interamente espiata. Sono stato condannato, ma non smetterò mai di ripetere che ho pagato da uomo onesto senza essermi macchiato di alcun reato che non fosse quello di non aver accusato il leader socialista Giacomo Mancini, vero bersaglio di quel processo.
Le dinamiche processuali controverse che mi hanno riguardato trovano dimostrazione soprattutto nelle modalità con le quali sono stato scarcerato il 16 febbraio 1996 dal gip Nicola Durante su proposta del sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Giancarlo Bianchi.
Oggi con stupore prendo atto delle dichiarazioni di Franco Pino che, qualora fossero confermate, risulterebbero assai diverse da quelle rese nel maggio 1995 al pm Tocci sia nel merito che nelle date a cui si fa riferimento. Deve sapere, caro direttore, che durante il mio processo i miei difensori si sono affannati a dimostrare che Franco Pino avesse prodotto un’estorsione in piena regola nei confronti dell’allora ditta Sar che vinse e gestì la mensa ospedaliera dell’ospedale Annunziata di Cosenza senza interruzione di sorta. La domanda nasce spontanea: come mai non si volle prendere in considerazione l’estorsione messa in atto da Pino oggi così palesemente affermata dallo stesso? Ricordo a lei e ai suoi lettori che Pino fu assolto in primo grado e che nei suoi confronti non fu neanche fatto ricorso in appello!
Mi auguro che Giuseppe Lombardo prima di sentire Franco Pino nel febbraio scorso abbia accuratamente letto ed esaminato i verbali resi dal maggio 1995 in poi, contenenti le dichiarazioni di Pino alle autorità giudiziarie di allora, e mi auguro abbia letto anche le relazioni di servizio del comandante provinciale dei carabinieri, Giurgola, da cui si evince, tra l’altro, che lo stesso Pino veniva accompagnato dai carabinieri e portato in giro a incontrare persone a lui vicine per chiedere informazioni su persone e fatti per trarre elementi utili al fine di irrobustire la sua posizione e poter rendere credibili le sue affermazioni ancor prima di essere verbalizzate, con lo scopo ultimo di poter accusare Mancini e la politica socialista.
La realtà dei fatti è totalmente diversa da come viene raccontata da Pino. La gara per il servizio mensa dell’ospedale Annunziata di Cosenza fu fatta nel luglio 1989. In un famoso verbale datato maggio 1995, Franco Pino, interrogato dal pm Tocci, dichiarò di aver preso dalla ditta vincitrice della gara 100 milioni nel settembre 1989, consegnati a lui da Valentino Bozzo, e che aveva saputo dal proprietario della ditta che sino a quella data non erano stati dati soldi alla politica e quindi al sottoscritto, che allora rivestiva il ruolo di amministratore dell’Azienda sanitaria.
Oggi Franco Pino dà una nuova versione dei fatti, che contraddice quella resa nel processo. Nel febbraio scorso dichiara, infatti, di aver ricevuto 400 milioni di lire per quella gara, non si capisce bene se dal sottoscritto o dalla ditta. Ennesime dichiarazioni false di Pino! Tanto più in contrasto con quanto affermato in passato, quando fu condotta una specifica indagine e ci fu un dibattimento in cui i fatti sono stati ben approfonditi. E come mai nel processo che durò 15 anni l’accusa non chiamò mai a testimoniare l’avvocato Caruso, Paolo Romeo e/o Pino Gentile, nomi tirati in causa da Franco Pino anche nella dichiarazione resa nel febbraio scorso?
La vicenda della mensa e delle assunzioni fatte (per le quali sono stato prosciolto in istruttoria) è ben diverse da come viene raccontata oggi da Franco Pino.
Quello che rimane, come costante, nonostante gli anni che passano, è che la storia ripercorsa da Pino, densa di vaneggi e di falsità, è figlia di un pentitismo di comodo che ancora oggi produce i suoi effetti nefasti, alimentatosi di dichiarazioni false che, a distanza di 28 anni dai fatti evocati, difettano di quegli errori di memoria che solo i bugiardi commettono. La verità è verità anche a distanza di 28 anni. Quando invece si raccontano bugie può capitare di dichiarare nel 1995 di aver ricevuto 100 milioni (senza per questo essere accusato e condannato per estorsione) e nel 2017 quei 100 milioni diventano 400 milioni. Rimane la costante dell’estorsione, ancora oggi palesemente affermata da Pino, che tuttavia resta impunita.
Nella culla del diritto, quale dovrebbe essere il nostro Paese, capita ancora che le parole di criminali comprovati siano più forti delle prove sulle quali dovrebbe basarsi un processo, che nel mio caso si è interamente consumato sulle parole di un pentito, senza che nessuno possa affermare che sussista alcuna prova certa della mia colpevolezza.
Quello che sta accadendo da qualche tempo e che mi interessa personalmente non può che considerarsi un tentativo di intimidazione gratuita da parte di taluni personaggi, basato sulla rievocazione di fatti e circostanze già ampiamente dibattute nelle sedi naturali del diritto e per le quali è stato celebrato già un processo.

*Ex deputato Psdi

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