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Giornalismo, a Cosenza il Premio “Alarico” – VIDEO

COSENZA «La Calabria è per noi fonte inesauribile di notizie, e soprattutto mi piace la cucina». Ha parlato da giornalista del Sud e da cronista di razza. E non solo. Lirio Abbate, giornalista dell…

Pubblicato il: 09/03/2017 – 21:03
Giornalismo, a Cosenza il Premio “Alarico” – VIDEO

COSENZA «La Calabria è per noi fonte inesauribile di notizie, e soprattutto mi piace la cucina». Ha parlato da giornalista del Sud e da cronista di razza. E non solo. Lirio Abbate, giornalista dell’Espresso, ha riscaldato la sala di Confindustria Cosenza quando a colleghi, magistrati, forze dell’ordine e pubblico ha raccontato perché ha iniziato a fare il giornalista. E ha esortato ad andare avanti nonostante le difficoltà ai tanti colleghi calabresi e no premiati con lui nella sesta edizione del Premio giornalistico “Re Alarico”. Un momento anche di confronto attorno al delicato tema “Giornalismo: la precarietà del lavoro più bello del mondo”.
Un’occasione che l’associazione culturale “Re Alarico” ha colto per consegnare una serie di premi a giornalisti che si sono contraddistinti per la loro attività. Premi che abbracciano la stampa nazionale e quella locale. A raccontare le loro storie di cronisti anche la redattrice del Corriere della Calabria Mirella Molinaro, assieme a Lirio Abbate (L’Espresso), Michele Albanese (il Quotidiano del Sud), Angela Caponnetto (Rai News 24), Pietro Comito (La C Tv), Giuseppe Legato (La Stampa), Fabio Melia (La Gazzetta del Sud), Attilio Sabato (Ten) e Maria Elena Scandaliato (Rai).
Prima della consegna dei premi si è entrati nel tema del convegno per discutere della precarietà, non soltanto economica, di un lavoro che rimane affascinante e cerca di adeguarsi ai tempi. I lavori sono stati coordinati da Arcangelo Badolati, caposervizio della Gazzetta del Sud.
L’assessore Rosaria Succurro ha portato i saluti del sindaco di Cosenza Mario Occhiuto e ha sottolineato l’importanza dell’associazione Alarico per valorizzare la storia e la cultura di Cosenza. Un concetto spiegato dal presidente dell’associazione “Re Alarico” Cosimo De Tommaso che ha evidenziato come sia fondamentale avere una corretta informazione. Perché nonostante la precarietà questo lavoro va fatto sempre con dignità. Lo hanno ribadito il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Calabria Giuseppe Soluri e Franco Rosito, presidente del Circolo della stampa “Maria Rosaria Sessa” senza dimenticare i colleghi che vivono con pochi euro a pezzo e chi ha dovuto mollare questo lavoro per poter vivere.
Infatti – ha detto Badolati – la storia dei premiati è la storia di giovani che hanno fatto svariati lavori per sopravvivere, una gavetta lunga in cui si sono consumate le suole delle scarpe. Perché è così che si fa questo lavoro. E farlo in Calabria non è semplice. Lo ha spiegato bene il procuratore capo di Cosenza Mario Spagnuolo che ha raccontato le sue precedenti esperienze lavorative in territori come «Vibo e la Piana di Gioia Tauro dove – ha detto – è più facile fare i giornalisti perché è netta la scelta da fare: ovvero da che parte stare. Mentre a Cosenza è più difficile». E poi una chiosa abbastanza diretta: «Questo premio è dedicato a un barbaro. E a Cosenza ci sono barbari che razzolano nei circoli e nei salotti indisturbati». Un messaggio colto al volo da Lirio Abbate al quale poi il procuratore Spagnuolo premiandolo ha detto sorridendo: «Era metaforico». Un rapporto di rispetto e serietà professionale tra giornalisti e magistrati è quello auspicato dal procuratore capo di Castrovillari Eugenio Facciolla. E Badolati si è calato nei suoi panni da cronista facendo riferimento al caso Bergamini sul quale da anni sono puntati i fari anche della stampa nazionale. Su questo Facciolla si è limitato a dire che c’è una richiesta di riapertura delle indagini e si attende la decisione del gip. Diversi i rappresentanti delle forze dell’ordine e del mondo delle istituzioni della cultura come il rettore dell’Unical Gino Mirocle Crisci. Un crogiolo di storie tra giornalismo locale e nazionale, tutte unite dalla passione per un lavoro difficile, delicato, spesso piegato e vessato dalla precarietà economica e anche da altre precarietà, così come dalla pressione di una mentalità mafiosa e non solo dalla arroganza delle cosche. Ma la Calabria è molto altro: è una terra piena di positività che affascina i cronisti nazionali perché è intensa anche nel mostrare le sue luci e non solo le ombre.