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Il femminicidio non sia usato come uno slogan

Un delitto pare particolarmente efferato quello di cui è stata purtroppo vittima la signora Antonella Lettieri a Cirò marina. Ma dare indicazioni dettagliate sulla possibile dinamica, sugli oggetti…

Pubblicato il: 09/03/2017 – 15:58

Un delitto pare particolarmente efferato quello di cui è stata purtroppo vittima la signora Antonella Lettieri a Cirò marina. Ma dare indicazioni dettagliate sulla possibile dinamica, sugli oggetti utilizzati, sull’ora della morte e sul movente, a poche ore dalla scoperta del fatto, mi pare quanto meno azzardato.
Attenzione poi all’abuso ed alla strumentalizzazione del termine femminicidio. Soprattutto in questi casi e soprattutto a poche ore dal delitto. Non è uno slogan, ma un termine che ha una definizione ben precisa che va rispettata.
È il prodotto della violazione dei diritti umani della donna in ambito pubblico e privato, attraverso varie condotte misogine giustificate dalla società stessa e che comportano l’impunità delle azioni che, mettendo la donna in una posizione indifesa e di rischio, possono culminare con l’uccisione o il tentativo di uccisione della donna stessa.
Non si parla pertanto solo di uccisione, ma anche di altre forme di violenza come suicidi indotti, incidenti o sofferenze psichiche procurate dall’insicurezza, dal disinteresse delle istituzioni, dall’esclusione della partecipazione alla vita pubblica in quelle realtà che privano la donna della libertà e ne annullano l’identità.
Il tutto nel totale disinteresse da parte dello Stato.
Il femminicidio si ha, dunque, quando l’eliminazione fisica rappresenta l’annullamento ultimo di ogni possibilità per la donna di godere delle libertà invece concesse ai consociati maschi.
Pertanto, nell’impossibilità oggettiva di dare oggi una valutazione concreta di quanto tragicamente avvenuto a Cirò, se proprio si vuole far riferimento ad una categoria criminologica che possa definire la maggior parte di queste azioni violente, è più corretto parlare di uxoricidio, perché la motivazione sottesa all’eliminazione fisica della compagna è più facilmente riconducibile a problemi di gelosia, difficoltà di accettare l’abbandono ed altre dinamiche di coppia chiaramente distorte.
In ogni caso è indispensabile ribadire per l’ennesima volta che il nostro codice penale, in caso di uccisione di un essere umano, contempla un unico reato: l’omicidio con le relative aggravanti.
Questo perché le nostre norme non possono e non devono essere assolutamente improntate in un’ottica di genere, proprio nel rispetto e nella tutela dell’inviolabile principio di uguaglianza del quale si pretende, correttamente, l’effettiva applicazione.

*Avvocato, criminologa

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