REGGIO CALABRIA I sistemi di controllo per proteggere i Bronzi di Riace? Mai entrati in funzione. Il tutto sotto gli occhi – scrive oggi Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera – di un direttore del museo e di sei (sei!) soprintendenti ruotati in due anni come una giostra impazzita. A denunciare la cosa è stato nei giorni scorsi Silvia Mazza su Il Giornale dell’arte di Umberto Allemandi.
Nel corso di questi anni, all’interno delle statue dei due guerrieri, sono stati inseriti alcuni chip «sotto pelle» per controllare la «salute» delle statue con la massima precisione per individuare ogni minimo problema. Le apparecchiature hi-tech all’interno dei corpi cavi dei Bronzi andranno ad affiancarsi a una complessa strumentazione che accompagnerà ovunque le statue (eventuali tournée incluse): una serie di sonde saranno posizionate nella sala di esposizione e negli ambienti attigui per controllare il microclima».
Ma le statue che alla più piccola variazione avrebbero dovuto subito segnalare il minimo dettaglio agli scienziati non scrivono, non telefonano, non mandano sms. Perché tutto il sistema di monitoraggio dei Bronzi, scrive Silvia Mazza, «sarebbe disattivato addirittura da oltre tre anni». Come mai? «Quali dati sono stati raccolti anche in relazione agli ultimi eventi sismici registrati in Italia? E, in generale, quali dati sono stati raccolti in riferimento alla condizione microclimatica interna alle statue e alla loro situazione meccanica?». Macché, girate al direttore del Museo Carmelo Malacrino, le domande sono «rimaste, inspiegabilmente, senza risposta».
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