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Riordino Province, il caos finisce in Procura

CATANZARO Regione e Province giocano allo scaricabarile sul riordino delle competenze. Il processo di trasformazione determinato dall’entrata in vigore della legge Delrio non è ancora completato e …

Pubblicato il: 10/03/2017 – 11:48
Riordino Province, il caos finisce in Procura

CATANZARO Regione e Province giocano allo scaricabarile sul riordino delle competenze. Il processo di trasformazione determinato dall’entrata in vigore della legge Delrio non è ancora completato e il risultato è quella di una situazione di generale caos.
Le Province si trovano ad affrontare una situazione finanziaria gravissima e, per certi versi, paradossale anche sul piano istituzionale. Pur profondamente riformate dalla legge 56 del 2014, sono state confermate dal legislatore nel ruolo di enti territoriali, riconosciuti di rango costituzionale in seguito al referendum del 4 dicembre scorso, con l’attribuzione di funzioni fondamentali che hanno un impatto decisivo sulla vita e sulla sicurezza dei cittadini, come la costruzione e la gestione delle strade provinciali, la gestione dell’edilizia scolastica per le scuole secondarie superiori, la tutela e la valorizzazione dell’ambiente.
Con l’approvazione della legge 14/2015, poi, la Regione ha ripreso tutte le funzioni a suo tempo trasferite alle Province con la legge 34/2002, compreso il personale, stabilendo il principio dell’invarianza della spesa: il trasferimento del personale è avvenuto nei tempi previsti. Quanto alle deleghe, le Province sono state chiamate a gestire tutte le attività e le funzioni che a seguito della legge Delrio non sono considerate “fondamentali”, come la gestione dei Parchi, delle strutture sportive, dei Musei, dei Centri per l’impiego di competenza regionale.
Si tratta di funzioni che hanno comportato un notevole impegno finanziario giuridicamente vincolante che deve essere garantito dalla Regione Calabria, a pena del rischio di compromettere lo stesso esercizio delle funzioni fondamentali assegnate alla Provincia dalla legge Delrio e di dovere interrompere le attività ed i servizi, con gravi ripercussioni sia d’ordine sociale che ambientale e culturale. La Regione da oltre due anni non riesce a legiferare in materia, lasciando alle Province, a garanzia dei livelli occupazionali e dei servizi essenziali da erogare, il compito di anticipare i costi di gestione e costi di personale non più sostenibili, perché non previsti dalla legge e non imputabili a bilancio, ma di fatto in capo alle Regioni ai sensi dell’articolo 7 comma 9 quinques della 125 del 2015. Se queste somme saranno riconosciute la conseguenza sarà quella di mandare in dissesto gli Enti (solo la Provincia di Catanzaro vanta 4 milioni di euro).
Le carenze di sufficienti risorse finanziarie per le spese incomprimibili determinerà gravi ripercussioni anche nei confronti dei Comuni, con particolare riferimento a quelli di piccole dimensioni, che non potranno più utilizzare la rete di solidarietà istituzionale finora garantita dalle Province, né si potrà dare continuità e garanzia a servizi ai cittadini non più “fondamentali” quali quelli dedicati alla cultura e al tempo libero. Ulteriore criticità è rappresentata dalla situazione dei Centri per l’impiego che, mentre devono garantire l’erogazione di servizi alle migliaia di cittadini disoccupati, sono al collasso per carenza di personale, con i costi del servizio e delle strutture finora anticipate dalle Province, ancora in attesa di ridefinire per l’anno 2017 la convenzione per il mantenimento in “avvalimento” dello stesso personale della Provincia. I notevoli ritardi accumulati nella convocazione l’attivazione dell’Osservatorio regionale – che deve definire le partite economiche tra le singole Province e la Regione Calabria, con particolare riferimento alle funzioni ed alle competenze residuali, quali i parchi, musei, strutture sportive, centri per l’impiego, e le altre funzioni residuali – ha aggravato ulteriormente la situazione economica delle Province. Si tratta dell’esercizio di competenze che le stesse Province hanno finora garantito e che necessitano di accordi formali e di convenzioni utili per la prosecuzione della erogazione di molteplici servizi all’utenza.
Tutte queste questioni sono state inserite all’ordine del giorno, e discusse, nella riunione dell’Upi nazionale del 9 marzo – presente anche il presidente dell’Upi Calabria, Enzo Bruno – che ha attivato un percorso di mobilitazione finalizzato a difendere le prerogative delle Province, a partire da lunedì 13 marzo quando saranno presentati esposti cautelativi in tutte Procure della Repubblica, della Corte dei Conti e delle prefetture d’Italia. Se non ci saranno segnali positivi nella direzione di accogliere le istanze delle Province, mercoledì 22 marzo tutti i presidenti protesteranno ad oltranza davanti al Quirinale.

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