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L’adunata massonica e l’adesione della politica (e non solo)

REGGIO CALABRIA Cosa ci fanno docenti, politici e magistrati, onorari e no, a un’adunata di massoni in rivolta contro le iniziative della commissione parlamentare antimafia? Spiegarlo toccherebbe a…

Pubblicato il: 13/03/2017 – 15:53
L’adunata massonica e l’adesione della politica (e non solo)

REGGIO CALABRIA Cosa ci fanno docenti, politici e magistrati, onorari e no, a un’adunata di massoni in rivolta contro le iniziative della commissione parlamentare antimafia? Spiegarlo toccherebbe all’esercito di più o meno alti papaveri delle istituzioni che sabato scorso ha risposto alla chiamata del Goi calabrese, «ferito – si legge in una nota – nell’orgoglio dell’appartenenza dopo il sequestro degli elenchi disposto dalla Commissione Parlamentare Antimafia nei giorni scorsi».

SOLIDARIETÀ DI OGNI COLORE Una risposta trasversale e bipartisan cui – informa un orgoglioso Gran Maestro Stefano Bisi – hanno risposto il deputato Daniele Capezzone, un tempo radicale, poi nel Pdl, oggi in Direzione Italia, Ferdinando Aiello, ex Sel transitato nel Pd, il segretario questore del consiglio regionale Giuseppe Graziano, il presidente della provincia di Cosenza, Francesco Iacucci e l’ex senatore Giancarlo Pittelli. Tutti quanti si sono radunati ad Aiello Calabro – Comune di scarse duemila anime del cosentino – per esprimere – informa Bisi con una sua nota – «piena e convinta solidarietà al Goi, ma in generale al diritto di associazionismo e di libero pensiero».

NODO MAGISTRATI Insieme a loro c’erano il professore dell’Università della Calabria, Giancarlo Costabile, per altro intervenuto per sottolineare che «la massoneria è la pedagogia del terzo millennio» e il giudice Romano De Grazia, Presidente onorario aggiunto della Corte suprema di Cassazione. Provocazione o scivolone?

LA PISTA DELLA COMMISSIONE Di certo, l’adunata è destinata a non passare inosservata agli occhi di senatori e deputati della Commissione antimafia, che da tempo ha messo i grembiuli nel mirino. Forte dei poteri ispettivi che gli sono propri, l’organo parlamentare nelle scorse settimane ha sequestrato le liste di tutti gli appartenenti calabresi e siciliani alle varie obbedienze conosciute. Un’iniziativa più o meno duramente criticata da muratori e confratelli, ma che per il Goi è «l’inquisizione del Terzo Millennio». Peccato che ad animare i parlamentari, bollati come novelli Torquemada, non siano state oscure ortodossie, ma gli innumerevoli spunti che la cronaca giudiziaria ha fornito sulle commistioni fra mafie e massonerie.

PERICOLO MAFIE Un tasto dolente per il Goi fin dai primi anni Novanta, a detta dell’ex Gran Maestro Giuliano Di Bernardo, andato via sbattendo la porta proprio a causa delle infiltrazioni mafiose, e tuttora non sanato, assicura un altro ex, Amerigo Minnicelli, sbattuto fuori dopo aver denunciato l’inspiegabile crescita dei massoni calabresi proprio in periodo di elezioni. Fandonie, bugie ed esagerazioni, tuona da tempo il Gran Maestro Bisi in ogni sede possibile. Il problema – si affannano a dire lui ed altri venerabili – non riguarda le obbedienze ufficiali, ma quelle non riconosciute. Nella migliore delle ipotesi, una mezza verità per la magistratura.

IL MONDO DIETRO AI GREMBIULI In realtà, i pm che da tempo esplorano i terreni di confine fra ‘ndrangheta e massoneria, hanno un’altra idea. Per identificare quel mondo di potere in cui ‘ndrine e logge si incontrano bisogna andare al di là delle obbedienze, senza necessariamente prescinderne. Dietro ai grembiuli, tutti, si nasconde infatti mondo stratificato, strutturalmente segreto anche a parte dei suoi adepti, che al pari dei piccotti di ‘ndrangheta solo quando salgono di grado possono conoscere cariche, ruoli e strategie.

LA TERRA DI MEZZO Un mondo che all’esercito dei massoni visibili, affianca pochi reparti di uomini selezionati per essere riservati, per diventare adepti «delle massonerie interne alle massonerie stesse». Un po’ come la ‘ndrangheta fa nel selezionare i propri invisibili, nascosti e sconosciuti agli eserciti che rendono la ‘ndrangheta stessa visibile sul territorio e rilevante in quello che più di un pentito definisce “ambito massonico”. Un mondo fatto di potere puro di cui il pentito Cosimo Virgiglio ha fatto parte. E in cui ha imparato a riconoscere la presenza e il determinante peso dei selezionatissimi vertici strategici e segreti di tutte le ‘ndrine, che proprio in questi ambienti occulti si confrontano da pari a pari con i rappresentanti del potere politico, economico, finanziario, giudiziario, religioso.

LA CHIAVE Di quegli ambienti Virgiglio ha aperto le porte ai magistrati e probabilmente non solo di Reggio Calabria. Perché – dice la loggia e suggeriscono diverse inchieste – per pesare la rete di potere deve essere necessariamente nazionale, se non internazionale, per contare deve permettere a domande (diverse) ed offerte (diverse) di incontrarsi ben oltre gli stretti confini di Calabria e Sicilia. «Gli accordi fra i vari poteri che in quest’ambito riservato stiamo verificando sono sempre di natura commerciale – suggerisce un investigatore – nessuno da niente per niente, nessuno fa niente per mera ideologia». Un universo basato sulla regola del do ut des, che potrebbe essere la chiave per spiegare misteri di Stato, grandi appalti, alleanze politiche, avventure economiche e imprenditoriali. Una chiave che i magistrati stanno cercando.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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