COSENZA Da venti mesi nel limbo. È la condizione che si ritrovano a vivere dieci dipendenti del settore Demanio della Provincia di Cosenza. Con l’approvazione della legge Delrio sarebbero dovuti transitare, così come successo per centinaia di altri loro colleghi, alle dipendenze Regione Calabria. E invece si ritrovano come “color che son sospesi”, in attesa di una svolta che tarda ad arrivare.
A giugno dello scorso anno sembrava fatta con la firma su quel decreto tanto atteso. Oggetto: il via libera al trasferimento, da Cosenza a Catanzaro, di quelle dieci unità che operano in un settore tanto nevralgico quanto decisivo per le casse pubbliche. Già, perché è il settore demanio a rilasciare o concedere autorizzazioni per importanti attività. L’impasse rischia di creare non pochi problemi: migliaia di pratiche inevase, mancati introiti e una funzione amministrativa che non viene esercitata.
E pensare che il “pass” al trasferimento è arrivato dopo mille peripezie. Una vicenda paradossale, la loro. Condita da un doppio dietrofront della dirigenza della Provincia di Cosenza: prima danno il sì al trasferimento, poi lo ritirano («perché non si individua personale dipendente che abbia esercitato in maniera prevalente funzioni di cui alla legge regionale 34/2002»), salvo poi ridare – non prima di una formale diffida avanzata dai legali dei dipendenti – l’autorizzazione al salto dalla Provincia alla Regione. Il guaio (per i diretti interessati) è che dalla Cittadella finora non si è fatto sentire nessuno. Buone intenzioni, sì. Ma nessun provvedimento concreto. Perdura l’impasse, insomma.
I dipendenti del settore demanio, in ogni caso, sono in buona compagnia. Sì, perché nella stessa situazione di poca chiarezza ci sono pure i circa venti lavoratori – spalmati tra le Province di Cosenza, Crotone, Catanzaro e Vibo Valentia – del servizio Autorizzazioni paesaggistiche. La competenza di questo settore è infatti rimasta in capo agli enti intermedi. Motivo per cui nessuno di loro è stato trasferito alla Regione. Restano in servizio alle Province. In attesa di capire meglio il loro destino.
Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it
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